Marina Occhionero: tra Studio Battaglia e Ridley Scott, l’importanza di “prendersi cura dei luoghi”

L'attrice è Viola nella serie in onda su Raiuno dal 15 marzo, insieme a Lunetta Savino e Barbora Bobulova, per la regia di Simone Spada.

marina Occhionero
Foto di Luca Reggiani

Si chiama Marina Occhionero, l’abbiamo vista al cinema e in tv tantissime volte, e adesso, ogni martedì, per quattro martedì, farà compagnia al pubblico di Raiuno con Studio Battaglia, la fiction RAI diretta da Simone Spada e scritta da Lisa Nur Sultan, con Barbora Bobulova, Lunetta Savino e Miriam Dalmazio.

 

In Studio Battaglia si seguono le vicende di una famiglia di avvocatesse, madre e due figlie, mentre l’unica del gruppo a non aver seguito la carriera forense ha il volto di Marina Occhionero: chi è questa giovane donna che si chiama Viola?

“È un contraltare rispetto alla madre e alle sorelle, l’ha descritta così anche il regista, quando ho fatto il provino, come un punto di luce che lei porta, la freschezza che ha nel suo modo di approcciarsi alla vita. All’inizio può sembrare più ingenua ma poi i suoi dubbi, questo suo modo confusionario di affrontare le cose nascondono una profondità ma anche una serenità insospettati.”

Viene anche da pensare che Occhionero abbia messo del suo nel personaggio, dal momento che proprio come Viola viene da una famiglia di avvocati e ha scelto una strada diversa, quella dell’arte e della recitazione: “È stata la prima cosa che ho pensato quando ho letto la sceneggiatura.” Commenta l’attrice, in riferimento al parallelismo con il suo ruolo.

Studio Battaglia è una storia che ha per protagoniste delle donne ed è anche scritto da una donna. Com’è lavorare in un contesto in cui la voce femminile è preponderante?

“Simone Spada è un regista molto intelligente, il fatto che il femminile sia protagonista nella serie, non l’ha trattato come un’eccezionalità, ma come se fosse semplicemente una storia di persone in cui le vicende toccano le donne, ma non solo. Secondo me c’è stata una bella collaborazione tra tutte le parti chiamate in causa, dalla produzione alla sceneggiatura fino alla recitazione, e il fatto che fosse una storia di donne è passato in secondo piano. Come è giusto che sia, ormai. Dovrebbe essere la regola che venissero scritti personaggi così tridimensionali per le donne.”

Intervista a Marina Occhionero, Viola di Studio Battaglia

Marina Occhionero è un volto familiare, riconosciuto e riconoscibile grazie alla corposa mole di ruolo che ha interpretato, tra cinema e tv, oltre al fatto che continua a fare teatro. Ma nessuno tra questi tre mondi, al momento, esclude l’altro o ha un posto preponderante nella sua carriera.

“Sono fortunata perché mi sento a casa in tutti e tre i posti e non credo che potrei fare a meno di uno dei tre, soprattutto perché mi sento in un momento che è ancora di formazione e quindi è importante sperimentare tanti ruoli diversi. Questo passare da una cosa all’altra mi costringe a rimanere viva e attiva, e a continuare a ricercare. Ogni nuovo ambiente stimola l’adattamento e questo è quello che mi interessa di più in questo momento. Scelgo i progetti non tanto in base al genere, ma soprattutto in base alle persone che incontro. Loro sono la scuola più grande.”

Nel curriculum di Occhionero c’è anche una piccola collaborazione con Ridely Scott, per House of Gucci.

“(Lavorare per Scott è stato) Molto emozionante, soprattutto quando ho fatto la prova costume! C’era una disponibilità incredibile di abiti d’epoca, vedere questa macchina in moto è emozionante. Poi la mia scena è stata tagliata, ma tutto è stato emozionante, vedere lavorare Lady Gaga e attori di quel calibro lì, vedere girare le scene in una maniera diversa, il fatto che ci fossero più telecamere a girare contemporaneamente… non ci potevo credere. A parte la recitazione, per esempio, Lady Gaga riempie lo spazio in una maniera incredibile, vedere lei e gli altri attori, vedere l’attitudine che hanno è stato molto interessante.”

Come quasi tutti i personaggi pubblico, Marina Occhionero ha dei profili social personali, nei quali si racconta non solo come interprete ma anche come persona, condividendo alcune cose del suo privato.

“Credo che quando qualcuno comincia ad esporsi, facendo il nostro lavoro, è inevitabile che ci sia una responsabilità legata all’immagine che dà di sé e ai contenuti che condivide, se scegli di condividerli. Nel mio caso i miei social corrispondono anche al mio lavoro, e il mio lavoro è fatto anche di scelte di vita, per esempio, non vivere a Roma. Per poter essere in grado di lavorare bene, io ho bisogno di altre cose oltre al lavoro, altre esperienze che poi mi permettono di avere contatti umani, che a loro volta mi rendono essere un’attrice migliore.”

Quando si parla di sogni e progetti per il prossimo futuro, Marina Occhionero è molto sicura della risposta, mettendo forse da parte il sogno di bambina di studiare giurisprudenza e lavorare all’ONU, Occhionero ha adesso un sogno molto più concreto:

“Diciamo che i miei sogni sono cambiati abbastanza, per fortuna i desideri cambiano. Ma di cose che voglio fare ci sarebbe quello di trovare un posto mio, in campagna, un luogo da curare. Io credo molto nelle persone che prendono custodia dei posti e che li curano, e mi piacerebbe avere un posto mio. Credo che questo desiderio dipenda anche dal fatto che facendo l’attrice sono sempre in giro. Credo però che è una cosa che accadrà, perché credo molto negli esseri umani che hanno cura dei posti e mi piacerebbe dedicare una parte della mia vita a questo. Penso che in fondo abbia molto a che fare con il mio lavoro anche se apparentemente non sembra.”

- Pubblicità -