Uomini duri e incapaci di guardarsi dentro, raccontati dal punto di vista di una delle loro donne, mentre sullo sfondo si srotola il più grande mito americano erede diretto del western: le gang di bikers che attraversano strade e stati per la sola voglia di stare a cavallo di una due ruote, inseguendo l’effimero mito della libertà.
The Bikeriders è il nuovo film di Jeff Nichols (Loving, Take Shelter) che arriva a Roma per presentare il progetto, in occasione dell’uscita in sala, in compagnia del suo co-protagonista, Austin Butler, che insieme a Jodie Comer e Tom Hardy forma un tridente d’oro intorno al quale si sviluppa tutta la non-storia del film. Ma come mai un film così maschile è raccontato dal punto di vista dell’unico personaggio femminile importante nella storia?
Per Nichols c’è una risposta ovvia e una più profonda: la prima deriva dal fatto che il film è basato su un foto-libro di Danny Lyon che raccoglie anche una serie di interviste le più interessanti delle quali sono proprio al personaggio su cui è basata la Kathy di Comer: “Il personaggio ha uno sguardo acuto e perspicace, le sue testimonianze sono le più interessanti all’interno del libro” ha spiegato il regista. Ma non solo.
“Questi uomini appartenevano alla classe operaia e non erano capaci né ad esprimersi né a riconoscere le loro emozioni – ha detto il regista – Se la storia fosse stata raccontata dai personaggi maschili, tutto sarebbe diventato pesante, molto diverso. Per arrivare a raccontare la verità delle cose, c’era bisogno di filtrare il racconto attraverso la lente di una donna”.
Il mito del biker fa parte della mitologia degli Stati Uniti e della cinematografia americana dagli anni ’60. Tuttavia, per il suo The Bikeriders il modello non è stato quello di film che raccontano propriamente quel mondo. Per Jeff Nichols: “I film di motociclisti sono stati un sottogenere, spesso erano film fatti molto male (…) il mio modello è sempre stato un altro, e forse la dice lunga sul tipo di film che avevo in mente di realizzare: sto parlando di Quei bravi ragazzi. In quel film, Scorsese stava rappresentando una sottocultura. Conosceva quel mondo nei dettagli. E non ha fatto altro che portare al cinema quella sottocultura, raccontandola al pubblico in maniera quasi romantica. O meglio, nella prima parte la narrazione ci porta a voler essere il protagonista, nella seconda parte ci allontana da lui e più ti addentri nella storia, più ti allontani da lui.”
Nichols ha adottato questo stesso approccio a The Bikeriders: “Dal punto di vista narrativo, questa è la stessa struttura che ho applicato al mio film. La prima parte è romanticizzata; ma nella seconda i personaggi iniziano a pagare le conseguenze delle loro scelte e, soprattutto, dell’essere parte di questo mondo. La differenza è che Scorsese conosce in prima persona il mondo che ha raccontato. Io ho dovuto studiare i dettagli dal libro di Lyon”.
Accanto a Tom Hardy e Jodie Comer, Austin Butler fa bella mostra di sé nel film, nei panni di Benny, un bello e dannato: un uomo che agogna la libertà e che la vive senza troppe remore. Butler riesce ancora una volta a tratteggiare un personaggio convincente, complice anche quell’aura à la James Dean che ormai lo precede. Ma gli piace questo paragone?
“Il paragone è significativo per me, perché James Dean era uno dei miei miti da ragazzo. Quando ho visto i suoi film per la prima volta, mi sono sembrati la cosa più grande che potessi vedere. Aveva un senso animale, ma anche una spontaneità e una vulnerabilità uniche. Una volta le figure maschili nel cinema si dividevano tra Marlon Brando che urlava ‘vaffanculo’ e Montgomery Clift che implorava ‘aiutami’. James Dean era nel mezzo. Tuttavia, non so come reagire quando qualcuno mi mette a confronto, anche perché non credo di essermi mai ispirato a lui consapevolmente: è una somiglianza che vedono gli altri”.
Giovane eppure già sul tetto di Hollywood, Austin Butler ha collezionato già collaborazioni di altissimo profilo e soprattutto una nomination agli Oscar. Cosa lo guida nelle sue scelte?
“I registi per me sono la cosa più importante”, ammette quasi di getto. “A volte mi capita di cogliere dei legami o dei riferimenti tra i film che ho fatto a cui non avevo pensato prima, ma i registi coinvolti nei progetti sono davvero quello che mi spinge ad accettare un determinato film. E Jeff Nichols era sicuramente uno dei registi dei miei sogni”.
The Bikeriders è al cinema in Italia dal 19 giugno, distribuito da Universal Pictures.