A Thousand And One, la recensione del film premiato al Sundance

Il film di A. V. Rockwell racconta una New York diversa, protagonista di una storia nella storia

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Subito dopo la presentazione al Teatro Antico, dal Taormina Film Fest 2023 arriva nei cinema A Thousand And One, opera prima della statunitense A. V. Rockwell, già vincitrice del Gran Premio della Giuria al Sundance Film Festival 2023 e che Lucky Red e Universal Pictures International Italy distribuiscono nei nostri cinema a partire dal 29 giugno. Ad accompagnare una vicenda che attraversa la storia di New York, mostrando una faccia diversa della cosiddetta Grande Mela, complementare a quella più folcloristica o turistica che molti si accontentano di vedere.

Inez e Terry, americani di serie B

la storia di Inez, una donna determinata e impetuosa interpretata dalla cantante Teyana Taylor, uno spirito libero costretto a vivere ai margini della società e insieme una madre ferocemente decisa a garantire un futuro al figlio Terry, di 6 anni (sullo schermo Aaron Kingsley Adetola, con Aven Courtney e Josiah Cross a prenderne il posto nelle successive fasi della crescita), a ogni costo. Anche a costo di rapirlo, sottraendolo al sistema di affidamento dello Stato e nascondendosi dietro una nuova identità. Qualcosa che sembra essere precluso a quelli come lei – come la possibilità di una casa e di una stabilità – soprattutto in una città in così grande cambiamento, ma nella quale non è facile poter avere tutti gli stessi diritti. Tanto più se hai la pelle nera.

A Thousand And One, le tante Americhe nascoste

Una delle peggiori abitudini dei tempi e dei luoghi che viviamo è quella di identificare con il termine ‘Americano‘ tutto ciò che riguarda gli Stati Uniti e i suoi abitanti, ignorando tanto i canadesi quanto intere nazioni del centro e del Sud del continente, che generalmente tengono a volersi distinguere dagli statunitensi, appunto. Termine che già in sé nasconde non poche complessità e conflitti al suo interno, come si vede anche nella storia raccontata dalla  Rockwell.

Dove Harlem è diversa da quella del Gospel e della 125th st che normalmente attirano i viaggiatori, dalla retorica dell’Apollo e dell’orgoglio di una comunità che ancora oggi fatica a veder riconosciuti i propri diritti o a non essere discriminata (purtroppo, come altre). E dove la rappresentazione segue la trasformazione del quartiere senza risparmiare nulla allo spettatore nel suo attraversare diverse epoche, dagli anni ’90 di Rudy Giuliani al nuovo millennio di Michael Bloomberg.

A THOUSAND AND ONE
Teyana Taylor stars as “Inez de la Paz” in writer/director A.V. Rockwell’s A THOUSAND AND ONE, released by Focus Features. Credit: Courtesy of Aaron Ricketts/Focus Features

Harlem come la Sicilia letteraria: un luogo di ‘vinti’

Ma soprattutto restituendo – anche visivamente, grazie a scelte intelligenti di luci e fotografia – con grande onestà la verità di una vita difficile, costantemente fuori dai radar delle istituzioni (spesso dimentiche del loro ruolo, al servizio del cittadino) e ostinatamente contro. Non a caso quella di Inez, non è più solo lotta per la sopravvivenza, ma un bisogno di riconoscimento che va al di là dei documenti e di risarcimento, dopo una vita di sopraffazione.

Non c’è pace per questi personaggi, dei ‘Vinti’ – pur dalla parte opposta dell’Oceano e lontani dal Mediterraneo – in cerca di rivalsa, schiavi del proprio rancore e vittime pressoché impotenti di ogni sopruso. Una realtà che la protagonista combatte fino alla fine, nel tentativo di realizzare una catarsi forse illusoria, a differenza del più solido Lucky, personaggio maschile ben reso da William Catlett (The Devil You Know, Gli ultimi giorni di Tolomeo Grey, Black Lightning, Lovecraft Country) e protagonista di una evoluzione più evidente seppur con meno ombre.

Sono molti i non detti lasciati alla sensibilità del pubblico, quelli nei quali si nasconde la vera forza di questo A Thousand And One, che sin dal titolo suggerisce simboli da decifrare. Nello specifico, di una location nella quale all’unità di luogo si sovrappone una solo apparente staticità temporale e insieme la conferma di un destino ineluttabile che condanna alla sconfitta di ogni aspirazione, persino quelle più elementari, di un letto, un tetto, un padre, una madre.

Sommario

Nello specifico, di una location nella quale all'unità di luogo si sovrappone una solo apparente staticità temporale e insieme la conferma di un destino ineluttabile che condanna alla sconfitta di ogni aspirazione, persino quelle più elementari, di un letto, un tetto, un padre, una madre.
Mattia Pasquini
Mattia Pasquini
Nato sullo scioglimento dei Beatles e la sconfitta messicana nella finale di Coppa del Mondo, ha fortunosamente trovato uno sfogo intellettuale e creativo al trauma tenendosi in equilibrio tra scienza e umanismo. Appassionato di matematica, dopo gli studi in Letterature Comparate finisce a parlare di cinema per professione e a girare le sale di mezzo mondo. Direttore della prima rivista di cinema online in Italia, autore televisivo, giornalista On Air e sul web sin dal 1996 con scritti, discettazioni e cortometraggi animati (anche in concorso al Festival di Cannes), dopo aver vissuto a New York e a Madrid oggi vive a Roma. Almeno fino a che la sua passione per la streetart, la subacquea, animali, natura e ogni manifestazione dell'ingegno umano non lo trascinerà altrove.

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Nello specifico, di una location nella quale all'unità di luogo si sovrappone una solo apparente staticità temporale e insieme la conferma di un destino ineluttabile che condanna alla sconfitta di ogni aspirazione, persino quelle più elementari, di un letto, un tetto, un padre, una madre.A Thousand And One, la recensione del film premiato al Sundance