Ruby Gillman, la ragazza con i tentacoli recensione

La DreamWorks Animation sforna un nuovo film d’animazione dal titolo Ruby Gillman, la ragazza con i tentacoli, in cui la protagonista è un’adolescente che scopre di essere un mostro marino dalla potentissima genealogia familiare.

 
 

Per la regia di Kirk DeMicco, che aveva già collaborato con lo studio di animazione per I Croods, e co-diretto da Faryn Pearl, Ruby Gillman è stato scritto dallo stesso DeMicco, Elliott DiGuiseppi e Pam Brady, nota per aver lavorato alla stesura di South Park alla fine degli anni ’90, e prodotto da Kelly Conney che aveva partecipato al secondo e terzo capitolo della splendida saga di Shrek e a I pinguini di Madagascar: Il film.

Come ben noto rispetto alla DreamWorks, non c’è uno stile di animazione proprio della casa, e agli ideatori è dunque possibile dare libero sfogo a ispirazione e libertà per la creazione dell’estetica dei personaggi, peculiarità condensate nella giovane e pimpante kraken Ruby Gillman, per la quale i disegnatori hanno tratto ispirazione dai polpi, per rendere l’idea dell’aspetto vischioso, ma senza che sembrasse in alcun modo spiacevole o – per meglio dire – minacciosa. Infatti, l’elemento più inconsueto e, senza dubbio, inaspettato de La ragazza con i tentacoli, è la scelta di una protagonista che attingesse dal mondo dei mostri più inquietanti e spaventosi della letteratura del secolo scorso. E il ribaltamento della tradizione non finisce qui.

Ruby Gillman, la ragazza con i tentacoli, la trama

Ruby vive con la sua famiglia a Oceanside, una località posta sulla costa del mare. La sua mamma è molto ansiosa e premurosa (in lingua originale doppiata da Toni Collette), il papà è sorridente e pacioso e poi ci sono il suo fratellino Sam e il piccolo e geniale animaletto domestico Nessie. La loro pelle è di colore blu, ragion per cui, se mai qualcuno lo dovesse chiedere, direbbero di venire dal Canada, risposta che a Oceanside è evidentemente più che esaustiva.

L’ambiente in cui si svolge gran parte della vita di Ruby, e che viene subito presentato, è la tipica high school statunitense, e lei ha il suo stretto gruppetto di amici composto da elementi – cosiddetti – impopolari e che sventolano fieri la bandiera della ribellione al sistema che vuole tutti gli studenti in fibrillazione per il famoso ballo di fine anno. La base della struttura della storia guarda, per l’appunto, alle commedie adolescenziali in cui ad essere le antagoniste sono le ragazze più famose della scuola: come Mean Girls di Mark Waters del 2004, Lady Bird del 2017 di Greta Gerwig o anche Booksmart del 2019 diretto da Olivia Wilde. Già, perché nella routinaria ma tesa vita di Ruby succedono due cose improvvise e pazzesche, e non potrebbe certo essere altrimenti nella vita di una sedicenne: scopre di potersi trasformare in un kraken gigantesco, mentre a scuola arriva una ragazza nuova e bellissima che scatena la curiosità di tutti.

Ed è questo il punto di maggior forza del nuovo film d’animazione della DreamWorks: la trasformazione di un’adolescente in un mostro, sì, come ognuno si sente a quell’età, che trova però nelle origini di quella sua mutazione fisica la sua bellezza e identità, che fino a quel momento erano rimaste soffocate.

DreamWorks gioca sul sicuro

C’è da ammettere che non si tratta di nulla che sia sconvolgente o innovativo, ma questo non è mai un problema in nessun momento dello svolgimento del film. L’animazione è sempre all’altezza del racconto che porta avanti, non risultando mai ovvia, anche quando confortevole nei suoi passaggi. Anche i disegni esilaranti con la loro fluidità, nella ricchezza delle immagini regalano colori e un ritmo sempre coinvolgenti.

Ruby Gillman, la ragazza con i tentacoli è insomma un rito di passaggio dall’adolescenza alla maturità, dove viene raccontato che la prima integrazione è sempre verso se stessi, completamente, e solo dopo può avvenire nei confronti di un altro. Con una caratteristica ormai consolidata nei film d’animazione, dunque, l’intrattenimento per i bimbi è solo un primo strato: sotto al quale ogni adulto può ricordare dove risiedono le basi della propria unicità.