Nello squallido dominio del ventre criminale di Miami, un sicario esperto si lancia all’inseguimento implacabile del suo prossimo obiettivo. Girato interamente con lenti termiche, AGGRO DR1FT naviga in un mondo contorto dove la violenza e la follia regnano sovrane. Le tensioni si sciolgono, portando a un viaggio psichedelico che confonde i confini tra predatore e preda. Se l’obiettivo di Harmony Korine era lasciare il segno in questa Venezia 80 allora il risultato è assicurato. Tra i Fuori Concorso di questa Mostra del Cinema, il film del regista di Spring Breakers torna al Lido. Un film che racconta in maniera cruda uno spaccato di realtà americana e lo fa in una modalità visiva disturbante.
AGGRO DR1FT, la trama
È chiara nella pellicola di Korine l’intenzione di non tracciare una linea retta per AGGRO DR1FT il che deve essere stata una vera e prossima sfida. Se a questo aggiungiamo gli effetti visivi del film appare ancora più chiaro che il film è un’esperienza, quasi come se fosse un videogioco. Lo stesso regista ha specificato che questa storia andava raccontata in modo sensoriale – grazie all’uso delle lenti termiche – concimando immagini e suoni per creare un’esperienza a 360°. Le immagini vanno odi pari passo con i rumori e con i suoi che la colonna sonora riesce a calibrare così come vengono calibrati i colori della lente distorta. La musica ha un ruolo preponderante e rende l’atmosfera ancora più disturbante. Le voci dei protagonisti sono distorte e questo aspetto descrive il mondo criminale che viene rappresentato nella pellicola.
Nel film la trama è semplice e allo stesso tempo lo spettatore è impossibilitato a empatizzare con i personaggi è solo, per l’appunto, lo spettatore esterno della vicenda. E, infatti, quello che più si apprezza del film è la resa delle immagini che lo stesso regista chiama narrazione liquida e come tale assume la forma del contenitore che la contiene. È mutevole così come lo sono le immagini che si alternano a momenti di banalità delle stesse quando vogliono rappresentare ancora di più la realtà.
Tra visione ed esperienza
Dove inizia però la visione e dove parte l’esperienza questa è la lettura chiave di AGGRO DR1FT. Korine fa di tutto per abbandonare i classici dettami della psicologia, delle emozioni semplicemente si è prefissato di creare una visione a tutto tondo delle tecniche cinematografiche, esplorarle e giocare con esse. Non mancano i riferimenti più moderni al nuovo cinema digitale ai visori VR. In aiuto al regista per la gestione delle immagini il direttore della fotografia, Arnaud Potier, che ha sperimentato con le immagini termiche creando scene ipnotiche e fluide, che lasciando i personaggi nudi, come se fossero sotto una radiografia. Sicuramente un film dove Korine ha azzardato e si è lasciato spingere oltre la macchina da presa sperimentando un nuovo tipo di immagini.
Una visione che ha portato sul grande schermo immagini oniriche e reali giocando molto su questo contrasto tra finzione e realtà. Come se la realtà descritta, quel ventre criminale di Miami nascondesse molto di più: dei mostri, dei demoni che controllano gli uomini. Così la lotta tra le parti diventa non solo reale ma anche fittizia quando compaiono sullo schermo le proiezioni mitiche. Anche l’ambientazione di Miami non è del tutto casuale e si mescola alla parte narrativa del film. Miami ha un posto speciale nel cuore del regista – è la città dove vive – ed ha contribuito alla realizzazione del racconto. È una città in continuo cambiamento, la sua storia è fatta di reinvenzione.