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Alice Attraverso lo Specchio: recensione del film

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Alice Attraverso lo Specchio: recensione del film

Alice Attraverso lo Specchio è l’atteso sequel del primo film (Alice in Wonderland) che ha segnato, dopo anni, una “riappacificazione” tra il genio visionario di Tim Burton e le atmosfere più rassicuranti di casa Disney. In questo secondo capitolo non c’è più Burton al timone di regia ma James Bobin (mentre il primo figura solo tra i produttori del film) nonostante il cast principale sia rimasto pressoché inalterato (Johnny Depp, Helena Bonham Carter, Mia Wasikowska, Anne Hathaway) insieme alla new entry Sacha Baron Cohen nei panni del Tempo in persona.

Segnato da una svolta nella trama più dark e matura, Alice Attraverso lo Specchio è l’adattamento del secondo capitolo letterario delle avventure della piccola Alice (Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò) scritto dal suo “papà” di carta Lewis Carroll, un romanzo poco rappresentato e mai portato sul grande schermo prima di quest’adattamento voluto dalla casa di un altro celebre “papà”, quello di Topolino.

Alice Attraverso lo Specchio

Alice Attraverso lo Specchio, il film

Alice, anni dopo l’avventura nel Paese delle Meraviglie salvato dalla perfida Regina Rossa e consegnato nelle mani della saggia Regina Bianca Mirana, è alle prese con gli impegni (adulti) della realtà: portare avanti l’attività marittima di suo padre, ormai scomparso, e ampliare i rapporti commerciali con l’Oriente. Ma proprio quanto il nuovo Lord Ascot (suo pretendente rifiutato in pubblico) la ricatta, costringendola ad accettare un futuro impiegatizio e a vendere l’imbarcazione paterna, pena la perdita della propria casa, la ragazza si ritrova di nuovo catapultata nelle psichedeliche avventure dei suoi vecchi compagni di viaggio, tutti coinvolti nella ricerca della famiglia del Cappellaio Matto, sopravvissuta al massacro del Ciciarampa. Ma, per aiutare il suo caro amico, la fanciulla dovrà rubare la cronosfera che si trova nel palazzo del Tempo e provare a cambiare il passato, pur correndo il rischio di distruggere tutto per un semplice errore tecnico.

“Psichedelico” è proprio l’aggettivo che meglio si adatta alle suggestive visioni di Carroll: un mondo dove il concetto di impossibile è completamente abolito e dove tutto è plausibile (conigli parlanti che indossano panciotti, il Tempo innamorato della Regina Rossa dall’enorme testa; segugi parlanti e Cappellai completamente usciti di senno) ha da sempre suggestionato – ed ispirato – le coscienze ampliate e i voli pindarici della fantasia creativa di numerosi artisti, e in questo caso il cast tecnico al lavoro non sembra esserne immune: visivamente ineccepibile, rappresenta una vera e propria immersione in una dimensione “alternativa” dove concetti irreali (il tempo e il suo corso) acquistano una dimensione “carnale” e concreta e dove realmente, per la durata dei 108 minuti del film, lo spettatore è persuaso che l’irreale possa diventare realtà; il prodotto filmico risente però del marchio Disney e dell’assenza del genio dark e visionario di Burton, perdendo quei tocchi gotici (sia nella trama che nell’estetica) che aveva, invece, il primo capitolo (succube comunque del confronto con il ben più famoso cartoon della casa di Topolino).

Il tocco più “adult” di Tim Burton avrebbe giovato ad una storia dalle tematiche potenzialmente più forti e mature (lo scorrere del tempo, il suo ruolo, la possibilità di cambiare alcuni eventi del passato o di fare tesoro di alcune esperienze per “illuminare” il futuro etc.) che invece si trasforma, semplicemente, in un interessante ed impeccabile divertissement  per intrattenere un pubblico più ampio e variegato.

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Ex bambina prodigio come Shirley Temple, col tempo si è guastata con la crescita e ha perso i boccoli biondi, sostituiti dall'immancabile pixie/ bob alternativo castano rossiccio. Ventiquattro anni, di cui una decina abbondanti passati a scrivere e ad imbrattare sudate carte. Collabora felicemente con Cinefilos.it dal 2011, facendo ciò che ama di più: parlare di cinema e assistere ai buffet delle anteprime. Passa senza sosta dal cinema, al teatro, alla narrativa. Logorroica, cinica ed ironica, continuerà a fare danni, almeno finché non si ritirerà su uno sperduto atollo della Florida a pescare aragoste, bere rum e fumare sigari come Hemingway, magari in compagnia di Michael Fassbender e Jake Gyllenhaal.