Alice in Wonderland: recensione del film di Tim Burton

Alice in Wonderland recensione

Alice in Wonderland è indubbiamente uno dei film più attesi del 2010, avendo suscitato l’entusiasmo generale a partire dalla pre-produzione. Ma le enormi aspettative dei fan di Tim Burton, della storia tratta dai romanzi di Lewis Carroll, o della versione Disney degli anni cinquanta non vengono soddisfatte del tutto.

 

Alice in Wonderland è infatti un film che presenta diversi aspetti negativi, a partire dalla sceneggiatura: dopo quindici minuti dall’inizio apprendiamo immediatamente che Alice è destinata a riportare la pace nel Sottomondo sconfiggendo, nel giorno Gioiglorioso, il Ciciarampa, restituendo così la corona alla Regina Bianca e liberando il regno dalla dispotica Regina Rossa. Il tutto è scritto sull’Oraculum, il che evidenzia che il ruolo di Alice, attesa da anni dagli abitanti del Sottomondo, è soggetto a un destino al quale lei dovrà attenersi: dunque ben poco spazio è lasciato al libero arbitrio. In tal modo lo spettatore è già consapevole di come si concluderà il film, eliminando ogni potenziale colpo di scena.

Alice dovrà realizzare che ciò che sta vivendo non è un sogno, ma il compimento del proprio destino nel “Paese delle Meraviglie”, dove si intravede il nonsense, anche se non risulta dominante: l’assurdo e la follia si palesano nel personaggio del Leprotto Bisestile, nel martellante indovinello (no, non si tratta della domanda “Perché i tramonti son pupazzi da legare?”, bensì del quesito: “Perché un corvo somiglia a una scrivania?”) e nello straordinario Cappellaio Matto.

Alice in Wonderland, il film

Alice in Wonderland: recensione

Uno degli aspetti che rende godibile il film è proprio il cast, a partire dal trasformista Johnny Depp, che ci regala l’ennesima interpretazione indimenticabile: il suo personaggio potrebbe apparentemente sembrare un mix tra Jack Sparrow e Willy Wonka, ma in realtà è originalissimo nella mimica, nell’atteggiamento, oltre che nell’aspetto variopinto, e la caratteristica più interessante è la facilità con cui cambia d’umore, passando da battute divertenti e risate ai suoi tratti più oscuri ed inquietanti, rivelati nel cambiamento di colore delle iridi e nelle ombre violacee sotto gli occhi.

Oltre Depp spicca l’interpretazione della signora Burton: la Regina Rossa di Helena Bonham Carter conquista il pubblico e suscita simpatia molto più della sorella Regina Bianca, una Anne Hathaway a tratti ridicola che, con la sua esagerata leggiadria dei modi, sembra prendere in giro le principesse Disney. Se la cava bene la giovane Mia Wasikowska nei panni della protagonista, bionda e diafana al punto giusto, anche se la sua performance è talvolta sottolineata da un doppiaggio non all’altezza, che fa desiderare di vedere il film in lingua originale, anche per sentire le voci di Alan Rickman, Stephen Fry e Michael Sheen, rispettivamente nei panni del Brucaliffo, dello Stregatto e del Bianconiglio (i primi due sono personaggi riusciti alla perfezione).

Rovina un po’ la performance del Fante di Cuori (Crispin Glover) la sua camminata legnosa, che rende palese, anche a chi non ne fosse a conoscenza, che l’attore ha dovuto costantemente misurarsi con i trampoli per riprodurre l’imponente altezza del personaggio. In effetti le sproporzioni sono altri aspetti che caratterizzano altri soggetti, dalla testa ingigantita della Regina Rossa agli occhi ingranditi del Cappellaio.

Alice in Wonderland film

Gli aspetti migliori del film sono di natura tecnica: le sontuose scenografie e gli ottimi effetti speciali, gli splendidi costumi e la strepitosa colonna sonora di Danny Elfman. Quanto al 3D, esso risulta efficace in alcune scene (come la caduta di Alice nel buco e le evaporazioni dello Stregatto), talvolta fastidioso (creando immagini doppie) e in altri casi del tutto assente; di certo è impossibile paragonarlo al 3D di Avatar, anche perché Alice è stato rimasterizzato in stereoscopia soltanto in post-produzione.

E la regia? Ecco l’altro aspetto dolente. La visionarietà di Tim Burton risulta frenata, limitata, non molto riconoscibile (forse per volere della Disney), e Alice in Wonderland non è certamente il suo capolavoro: nel finale ci sono alcuni momenti imbarazzanti, in altri casi è chiaro che il film vuole conquistare innanzitutto il target infantile, e infatti piacerà sicuramente ai bambini. Noialtri possiamo limitarci a trascorrere due ore d’intrattenimento, con l’amarezza di non essere stati completamente catturati da un mondo che speravamo fosse più onirico di quanto sia in realtà.

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Raffaella Lippolis
Traduttrice freelance dall'inglese e dal francese all'italiano, specializzata in servizi linguistici per il marketing, il turismo, la moda e l'audiovisivo. Cinefila e lettrice appassionata, adora Camus, Mozart, il caffè e il profumo dei libri.
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