Amori Elementari: recensione del film di Sergio Basso

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Sergio Basso esordisce al cinema con quest’opera prima dal titolo emblematico (per i suoi contenuti): Amori Elementari, in uscita nelle sale italiane a partire dal 20 Febbraio con una distribuzione di 50-70 copie.

 

Ne Amori Elementari dopo una formazione nell’ambito del documentario, Basso imbraccia la MdP e realizza- con il sostegno di “entità” come il Coni, Il Centro Sperimentale di Cinematografia e Rai Cinema- un film sull’infanzia e sui primi legami che si creano in quella tenera età, sospesi tra amori e amicizia che si rincorrono come in un valzer. Matilde, Tobia, Katerina e Aleksej sono amici: vivono nel paesino di Alleghe, perso tra le montagne impervie delle Dolomiti e condividono insieme la vita a scuola e lo sport. I due ragazzi giocano ad hockey sul ghiaccio mentre le ragazze sono delle pattinatrici. Ma gli elementi in comune non si fermano qui: Aleksej e Katerina sono russi, il primo figlio dell’allenatore della squadra, Ivan, l’altra adottata anni prima da una famigli italiana.

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Amori Elementari, il film

Katerina ha un debole per Aleksej, Matilde per Tobia: ma l’arrivo di Agata, trasferitasi da poco in città, travolgerà gli equilibri del gruppo, innescando una serie di situazioni nelle quali saranno coinvolti- loro malgrado- gli adulti come Sara (Cristiana Capotondi), allenatrice della pattinatrici, e Ivan (Andrey Chernyshov) insieme a sua moglie Vera, russa come lui, che attraversano un periodo di crisi apparentemente inconciliabile. Le varie situazioni innescate raggiungeranno il loro picco massimo con un viaggio a Mosca per conquistare un ambito dischetto in una finale di hockey sul ghiaccio senza esclusione di colpi.

L’opera di Basso è un film “furbetto”, che strizza l’occhio ad un pubblico giovanissimo e- forse- a tutti quegli adulti che vogliono evadere dalla solita routine quotidiana ritrovando uno sguardo naif sul mondo; ma nonostante le intenzioni dell’autore/ regista la pellicola perde completamente di vista le dinamiche più adulte, che vengono solo abbozzate e lasciate sullo sfondo. Gli adulti sono dei comprimari dei bambini, che rubano loro la scena: i giovanissimi protagonisti stanno al gioco e si calano, “anima e cuore”, con completo trasporto, nelle situazioni che il copione dispone per loro, ricreando così una “fiaba” moderna a ritmo di rock e sport, intrisa di valori positivi e buoni sentimenti.

Il paesaggio russo che fa da cornice alla seconda parte- ideale- del film conferisce un fascino magico, metropolitano e selvaggio alle avventure dei protagonisti, accrescendo quel gusto fiabesco che connota l’intera storia fin dall’inizio anche a livello registico: Basso utilizza un registro “da fumetto” contaminando le inquadrature e valicando i confini tra reale e immaginario, proprio come accade nella mente iperattiva e creativa di un bambino delle scuole elementari.

Ludovica Ottaviani
Ludovica Ottaviani
Ex bambina prodigio come Shirley Temple, col tempo si è guastata con la crescita e ha perso i boccoli biondi, sostituiti dall'immancabile pixie/ bob alternativo castano rossiccio. Ventiquattro anni, di cui una decina abbondanti passati a scrivere e ad imbrattare sudate carte. Collabora felicemente con Cinefilos.it dal 2011, facendo ciò che ama di più: parlare di cinema e assistere ai buffet delle anteprime. Passa senza sosta dal cinema, al teatro, alla narrativa. Logorroica, cinica ed ironica, continuerà a fare danni, almeno finché non si ritirerà su uno sperduto atollo della Florida a pescare aragoste, bere rum e fumare sigari come Hemingway, magari in compagnia di Michael Fassbender e Jake Gyllenhaal.

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