Animali Fantastici: I Segreti di Silente, recensione del film con Jude Law

Dal 13 aprile si torna nel mondo magico di JK Rowling, per il terzo capitolo della saga prequel di Harry Potter.

Animali Fantastici- I Segreti di Silente recensione

I segreti di Silente sono sempre stata una costante nel corso della saga di Harry Potter. Segreti che lui ha affidato a pochissime persone nel corso della sua lunga vita, segreti a volte terribili, a volte fondamentali per sconfiggere il male, altre volte semplicemente emozioni troppo delicate da elaborare, sentimenti troppo spaventosi, rimorsi, rimpianti.

 

È così che il giovane Silente di Jude Law vive il suo passato e il suo amore per Gellert Grindelwald (Mads Mikkelsen) in Animali Fantastici: I Segreti di Silente. Una storia giovanile e proprio per questo purissima e appassionata ma anche turbolenta e cieca; Albus si distacca dal perseguimento del “bene superiore” che promuoveva con Gellert, accorgendosi troppo tardi, e a prezzo della vita di Ariana, sua sorella Obscuriale, della vera natura delle intenzioni del suo amato. 

La premessa a I Segreti di Silente

Per approcciarsi a Animali Fantastici: I Segreti di Silente è importante una premessa del genere, che dia il quadro di quello che può essere il tormento di Albus, ma soprattutto per capire meglio le sue motivazioni. E il film mira principalmente a questo, mettendo definitivamente da parte quello Newt Scamander protagonista assoluto del primo film della saga, e innalzando a protagonista proprio Silente, come vero e proprio marionettista delle vicende: lo scopo ultimo è fermare la scalata al potere di Grindelwald che, con i suoi alleati, cerca di guadagnare il consenso del mondo magico legalmente, servendosi della politica. Il film vede infatti il mago oscuro candidato a Capo Supremo della confederazione internazionale dei Maghi, mentre Silente e i suoi tentano di sventarne la possibilità. 

Bizzarra la scelta della squadra di cui Silente si serve per sgominare il piano di Grindelwald: il primo reclutato è ovviamente Newt, poi suo fratello Theseus già conosciuto in I crimini di Grindelwald, la professoressa di incantesimi della scuola di magia americana di Ilvermorny, Eulalie “Lally” Hicks, il mago franco-senegalese Yusuf Kama, l’assistente magizoologa di Newt, Bunty Broadacre e il babbano americano Jacob Kowalski, che viene dotato addirittura di una bacchetta “scarica” (senza magia). 

Il ritorno a Hogwarts

Il compito di Animali Fantastici: I Segreti di Silente è arduo perché deve mettere ordine nei fili intrecciati e lasciati sospesi dal film precedente, e in una certa misura ci riesce, risolvendo alcuni nodi narrativi e semplificando alcune trame secondarie che erano apparse come insormontabili complicazioni in I crimini di Grindelwald. Non solo, in Animali Fantastici: I Segreti di Silente si torna finalmente a Hogwarts, si assapora di nuovo il senso di magia e di familiarità, si assiste di nuovo a duelli in punta di bacchetto, a incantesimi grandiosi e a fughe rocambolesche, con una trama più lineare e più facile da seguire, nonostante spesso l’azione si svolga su fronti differenti. 

Non solo, tornano protagonisti (anche se accessori) gli animali fantastici del titolo: dal preziosissimo Qilin alle pericolose Manticore, passando lo Snaso e il Bastoncello domestici di Newt. Ogni creatura magica trova un posto e diventa strumento narrativo, contribuendo anche a costruire un immaginario, un’ambientazione, una atmosfera che forse nel secondo film, più ambientato nel mondo degli uomini, era mancato. 

Impossibile non immaginare come sarebbero andate le cose con Jhonny Depp ancora nel ruolo di Gellert, ma è innegabile che Mads Mikkelsen riesce con grande stile ed eleganza a portare a casa il ruolo e soprattutto a fornire la giusta controparte carismatica a un Jude Law sempre più barbuto e in parte, mentre scompare sempre più Eddie Redmayne, il cui personaggio è ormai delegato ad ammaestratore di animali (quale in effetti è) ed estromesso dagli aspetti più importanti dell’azione.

Un franchise partito stanco

Quello che però si avverte in Animali Fantastici: I Segreti di Silente è la stanchezza di una storia annacquata e condita di molteplici elementi accessori per avere spessore. Sono tante le scene completamente accessorie alla trama principale, momenti di innegabile spettacolo che però rivelano quanto sia debole la trama principale, tanto che ha bisogno di mille orpelli per rimanere in piedi. A questo si riduce anche l’utilizzo degli animali fantastici del titolo; è vero che sono presenti e attivi, ma sono chiaramente poco integrati nel racconto oppure sono utilizzati in maniera confusa e con dinamiche poco chiare. Stesso discorso si può applicare ad alcuni dei personaggi secondari del film, che vengono introdotti senza nessun approfondimento, sfoderati soltanto in guisa di deus ex machina, senza costruirne l’intervento. 

Per quanto Animali Fantastici: I Segreti di Silente abbia effettivamente degli elementi di interesse, e riesca a riportare al cinema un po’ della magia di Harry Potter, sembra comunque frutto di mille compromessi e di una confusione in fase di scrittura che non si era mai vista nel franchise. Persino I crimini di Grindelwald, per quanto confusamente, sembrava tenere meglio il filo del racconto. Probabilmente il film è anche vittima di un montaggio che ha dovuto rientrare in un certo screentime, sacrificando forse qualche passaggio di troppo, tuttavia il risultato non è soddisfacente, e senza bisogno di scomodare scelte che contraddicono il canone, il quale può essere sempre modificato, ci mancherebbe. 

Animali Fantastici: I Segreti di Silente, al cinema dal 13 aprile, ha dovuto far fronte a tante aspettative e a tanto malcontento, è riuscito in parte ad accontentare i fan riportando la magia in primo piano, ma è probabile che i meno addentro al Wizarding World usciranno dalla sala con più di una perplessità.

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Chiara Guida
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Chiara Guida
Laureata in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è una gionalista e si occupa di critica cinematografica. Co-fondatrice di Cinefilos.it, lavora come direttore della testata da quando è stata fondata, nel 2010. Dal 2017, data di pubblicazione del suo primo libro, è autrice di saggi critici sul cinema, attività che coniuga al lavoro al giornale.
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