AUTOPSY

Arrivato in sala l’8 marzo. Autopsy, film a basso costo e poco seguito, se non dagli amanti del genere, si rivela essere – ad un occhio più attento – una buona opera. Continua la graduale rinascita del cinema horror iniziata dal maestro James Wan con The Conjuring – L’Evocazione, principale ispirazione anche di Autopsy, per ammissione dello stesso regista André Øvredal.

 

La storia si svolge praticamente in tempo reale, e racconta di due anatomopatologi – padre e figlio (Brian Cox ed Emile Hirsch) – che si ritrovano a dover sezionare il cadavere di una giovane donna, la cui causa del decesso risulta incomprensibile. Man mano che l’indagine sul corpo della donna prosegue, si paleseranno eventi fuori dal normale, che metteranno fortemente a rischio le vite dei due medici. I due protagonisti assolvo appieno il loro ruolo di scienziati dapprima increduli di fronte alle avvisaglie di avvenimenti inspiegabili, poi sempre più coinvolti e provati.

D’altro canto Brian Cox (azzeccato sostituto di un Martin Sheen impossibilitato a partecipare al film per motivi contrattuali) non è nuovo al genere horror/mistery: fu sua infatti la primissima interpretazione del dottor Hannibal Leckter in Manhunter – Frammenti di un omicidio (1986). Tuttavia il plauso maggiore va, eccezionalmente, all’attrice che ricopre il ruolo di Jane Doe, il cadavere dalla sconosciuta che scatenerà gli eventi paranormali fulcro della storia. La brava e poco conosciuta Olwen Catherine Kelly per “interpretare” un corpo senza vita (?) ha dovuto avvalersi degli insegnamenti yoga per regolare il respiro e ridurre al minimo i movimenti del corpo.

Il regista Øvredal, già autore dell’ottimo mockumentary Trollhunter, si conferma un buon direttore della suspense, anche se non brilla certo per originalità. Gli echi di classici di genere come La Casa (e l’ottimo corrispettivo televisivo Ash vs Evil Dead) o The Blair Witch, si fanno sentire e sembra sempre che il film stia per spiccare un volo che poi – di fatto – non avviene. Nonostante tutto è però encomiabile il tentativo del regista norvegese, in quanto collabora nel porre le premesse per il ritorno di un cinema horror di un certo livello.

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