Babbo Natale non viene da Nord: recensione del film di Maurizio Casagrande

Babbo Natale non viene da Nord

Babbo Natale non viene da Nord è la nuova fiaba natalizia- come si può desumere dal titolo- realizzata da Maurizio Casagrande, attore che il pubblico ha imparato a conoscere e ad apprezzare accanto a Vincenzo Salemme, Carlo Buccirosso e Nando Paone nelle celebri commedie del teatrante napoletano, opere che si collocano nel solco della tradizione campana sospesa tra farsa dialettale e raffinato teatro di situazioni e maschere fisse; in questa veste abbastanza inedita- perché calato nel triplice ruolo di sceneggiatore/attore e regista- Casagrande cerca di dare un nuovo taglio al suo bagaglio comico, adattandolo al nuovo mercato della commedia italiana.

 

Il risultato è un prodotto zoppicante, gradevole ma privo di una trama/ struttura incisiva in grado di sostenere le vicende di Marcello Perfetti, un “prestidigitatore”, abile mago con le carte ma superficiale e bugiardo con la figlia India (interpretata dalla giovanissima stella della musica nostrana Annalisa, qui alla sua prima prova come attrice)), cantante di talento ma troppo somigliante alla cantante Annalisa, per la quale viene spesso scambiata. Quando la ragazza decide di passare il Natale con il padre e l’uomo si vede costretto a partire per Salerno, dove dovrà consegnare dei pacchi dono vestito da Babbo Natale, la vita riserverà loro delle improbabili sorprese: Marcello cade, batte la testa e perde la memoria. Viene così soccorso da Padre Tommaso (Giampaolo Morelli) e dai bambini che vivono con lui.

Babbo Natale non viene da Nord3

Non ricorda nulla e, vestito com’è, lo chiamano Babbo Natale. Tra mille equivoci e situazioni divertenti, padre e figlia ritroveranno molto più che loro stessi, tra sorprese poco gradite, crudeli “streghe” dal cuore di pietra e interessate solo ai soldi, amori ritrovati e affetti recuperati. L’idea di partenza di Casagrande è interessante: raccontare una fiaba moderna, adattata ai nostri tempi, e restituire anche uno spaccato di “verosimiglianza” con quella che è la realtà del sud Italia; ma le buone intenzioni vengono soppiantate dalla monotonia della narrazione, con l’appiattimento brutale a dei cliché tipici della fiaba che appesantiscono le situazioni che si susseguono sullo schermo.

Il personaggio del protagonista copre, durante la pellicola, un arco narrativo di trasformazione interessante che viene però banalizzato dalle battute fiacche e scontate, da errori grossolani compiuti sui tempi comici che- invece di essere affilati e brillanti come lame di rasoio- sono caotici e ripetitivi, prevedibili e scontati, fortunatamente salvati in corner dalla freschezza e dal colore portati dal dialetto napoletano che risolleva le dinamiche che intercorrono tra personaggi bidimensionali, pupazzi di cartapesta nel teatrino dei burattini orchestrato da Casagrande. Uno spettacolo di “puppi”, ecco cosa ricorda a primo impatto allo spettatore: più che ad una commedia di Frank Capra come La vita è meravigliosa, una fiaba incantata e rassicurante, Babbo Natale non viene da Nord si configura come una stanca variazione sul tema del Natale buonista, dove tutto può accadere, miracoli improbabili inclusi.

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Ludovica Ottaviani
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Ludovica Ottaviani
Ex bambina prodigio come Shirley Temple, col tempo si è guastata con la crescita e ha perso i boccoli biondi, sostituiti dall'immancabile pixie/ bob alternativo castano rossiccio. Ventiquattro anni, di cui una decina abbondanti passati a scrivere e ad imbrattare sudate carte. Collabora felicemente con Cinefilos.it dal 2011, facendo ciò che ama di più: parlare di cinema e assistere ai buffet delle anteprime. Passa senza sosta dal cinema, al teatro, alla narrativa. Logorroica, cinica ed ironica, continuerà a fare danni, almeno finché non si ritirerà su uno sperduto atollo della Florida a pescare aragoste, bere rum e fumare sigari come Hemingway, magari in compagnia di Michael Fassbender e Jake Gyllenhaal.
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