Chambre 212: recensione del film di Christophe Honoré – #Cannes72

Chambre 212

Presentato all’interno della sezione Un Certain Regard, durante il Festival di Cannes 2019, Chambre 212 è il nuovo film del regista francese Christophe Honoré. Celebre anche per il suo lavoro in teatro, Honoré da vita ad una storia che rispetta le unità di tempo e luogo, caratterizzando così il film con una chiara impostazione teatrale. Si dimostra abile nel fondere i due linguaggi, ma alcune libertà di sceneggiatura portano il film a vivere con forti contraddizioni al suo interno.

 

La storia è quella di Maria (Chiara Mastroianni), il cui marito scopre intenta in ripetuti tradimenti coniugali. Dopo un duro litigio, Maria decide di lasciare il loro appartamento e prendere una stanza, la 212, nell’albergo situato proprio dall’altra parte della strada. La finestra della stanza affaccia proprio su quelle dell’appartamento dove il marito è rimasto. Mentre Maria passa la notte ad osservarlo, si ritroverà coinvolta in un via vai di presenze del passato, la quale la aiuteranno a prendere una decisione in merito al suo matrimonio.

È sempre affascinante osservare come un regista decida di risolvere le autoimposte limitazioni spaziali e temporali. In questo caso Honoré dà prova di grande abilità nell’immaginare una messa in scena attraente, fatta di continui incroci tra passato e presente, tra movimenti di macchina che consentono di avere un quadro completo di quanto accade e con la giusta attenzione riservata ai personaggi e al loro spazio.

All’interno di questa confezione si ritrova la storia di una crisi di coppia, argomento trattato innumerevoli volte e che qui riesce a trovare una propria originalità attraverso alcuni brillanti scambi di battute. Questi risultano più riusciti dal momento in cui Honoré sceglie di non prendere le parti di uno dei due coniugi ma cercando di consegnare un ritratto intimo di entrambi, con il loro passato, i loro amori e i loro sbagli.

Ciò che tuttavia spezza l’atmosfera del film è una sceneggiatura che sconfina oltre i limiti consentiti del racconto fantastico. Accade infatti che la protagonista riceva la visita di alcuni “fantasmi” del suo passato, e il problema sorge nel momento in cui questi entrano in contatto anche con altri personaggi oltre a lei, cosa che tuttavia non dovrebbe essere possibile, dato il punto di vista proposto inizialmente. La situazione sembra così sfuggire di mano, perpetrando una realtà che tuttavia non trova giustificazione narrativa, né da parte della protagonista né da parte di Honoré stesso.

Chambre 212 è una commedia che diverte, certo, ma che si prende eccessive libertà, rischiando così di far dubitare della sua natura. Sconfinare oltre le regole prestabilite, senza che questo sia stato giustificato, porta ad un disincanto che tende a rompere il patto tra l’autore e lo spettatore. Fortunatamente Honoré sa rifarsi con soluzioni visive attraenti, e se affrontato senza troppe pretese il film riesce generare momenti di spensierato divertimento.

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RASSEGNA PANORAMICA
Gianmaria Cataldo
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Gianmaria Cataldo
Laureato in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è un giornalista pubblicista iscritto all'albo dal 2018. Da quello stesso anno è critico cinematografico per Cinefilos.it, frequentando i principali festival cinematografici nazionali e internazionali. Parallelamente al lavoro per il giornale, scrive saggi critici e approfondimenti sul cinema.
chambre-212-di-christophe-honoreChambre 212 è una commedia che diverte, certo, ma che si prende eccessive libertà, rischiando così di far dubitare della sua natura. Sconfinare oltre le regole prestabilite, senza che questo sia stato giustificato, porta ad un disincanto che tende a rompere il patto tra l’autore e lo spettatore. Fortunatamente Honoré sa rifarsi con soluzioni visive attraenti, e se affrontato senza troppe pretese il film riesce generare momenti di spensierato divertimento.