Colette, recensione del film con Keira Knightley

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Da Wash Westmoreland, regista di Still Alice, film che ha fatto vincere a Julianne Moore un premio Oscar ben più meritato per quasi tutte le altre performance della sua illustre carriera, arriva Colette, biografia di una donna fuori dagli schemi.

 
 

Chi non conosce bene la letteratura francese potrebbe rimanere spaesato e sorpreso dall’esistenza di Sidonie-Gabrielle Colette, che in patria è stata artista, scrittrice, attivista, critico cinematografico e teatrale, un vero e proprio orgoglio nazionale, prima donna nella storia della Francia ad avere funerali di Stato. A chi ne ignora la vita e le gesta (è proprio il caso di dirlo), il film di Westmoreland con protagonista una brava Keira Knightley sembrerà un racconto educato e contenuto di una donna che dalla campagna, arriva in città e, senza mai tradire la sua natura passionale, ne raccoglie gli stimoli e li fa propri, intraprendendo un cammino di liberazione dal giogo del ruolo di moglie tradizionale, per rompere le barriere.

Un ritratto quanto mai attuale, dunque, tutto misurato ed elegante, contenuto nella compostezza che si addice ai salotti per bene dell’epoca, con la Knightley che splende nella sua naturale propensione ai corsetti. Al suo fianco Dominic West, nei panni del marito Willy, imprenditore letterario e grande appassionato dell’arte della seduzione. Fino a questo punto, quindi, il film di Westmoreland si presenta bene e potrebbe anche essere un gradevole intrattenimento nonostante la durata considerevole, per chi non conosce la figura storica di Colette. La donna è in realtà stata una bizzarra anarchica che è sfuggita a tutti i canoni e le classificazioni, ha intessuto relazioni con uomini e donne, ha avuto tre mariti e si è affermata con una forza quasi violenta, cominciando a vivere davvero dopo il processo di appropriazione degli scritti che erano stati pubblicati in primo luogo sotto il nome di Willy (romanzi firmati da una donna a tema “piccante” non avrebbero mai venduto).

Da questo importante punto di svolta della sua vita nasce il vero personaggio di Colette, che però il film comincia a raccontare da molto prima, per morstrarne retroscena e formazione, nonché l’impatto con la città e con la vita diversa con cui la donna deve inizialmente scendere a patti, prima di crearsi una vita tutta sua. Nel tentativo di edulcorare i toni della vera battaglia di Colette per l’emancipazione, il film con Keira Knightley trova il suo punto debole, che si associa a una debolezza nel racconto nella seconda parte del film, quella che invece sarebbe dovuta essere la “riscossa” della protagonista.

Il trailer di Colette

Sommario

Nel tentativo di edulcorare i toni della vera battaglia di Colette per l’emancipazione, il film con Keira Knightley trova il suo punto debole
Chiara Guida
Chiara Guida
Laureata in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è una gionalista e si occupa di critica cinematografica. Co-fondatrice di Cinefilos.it, lavora come direttore della testata da quando è stata fondata, nel 2010. Dal 2017, data di pubblicazione del suo primo libro, è autrice di saggi critici sul cinema, attività che coniuga al lavoro al giornale.

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