Con gli occhi dell’assassino: recensione del film

Con gli occhi dell'assassino

Il genio creativo di Guillermo Del Toro continua a sfornare interessantissimi autori ispanici dall’impressionante talento visivo e registico. Dopo averci regalato il promettente Bayona, (talentuoso regista di The Orphanage), ecco ora far arrivare la seconda opera di Guillem Morales, neanche fosse la bottega rinascimentale del Verrocchio. Con gli occhi dell’assassino è un buon film che di certo conferma il grande fiuto di Del Toro, oltre che ovviamente il talento registico di Morales.

 

Con gli occhi dell’assassino racconta la storia di Julia, affetta da una malattia che le causa una perdita progressiva della vista, che viene a sapere che la sorella gemella si è tolta la vita. Con il passare del tempo si convince che il suicidio sia legato ad un terribile segreto di famiglia e che c’è un assassino in giro pronto a colpire ancora. Mentre la vista di Julia si affievolisce, il tempo a disposizione scorre troppo velocemente.

Con gli occhi dell’assassino, il film

Sin dall’inizio Con gli occhi dell’assassino mostra il cuore del film, un’attenta e meticolosa costruzione di sequenze atte a far addentrare lo spettatore nell’universo di sensazione ed emozioni prima di Sara e poi di Julia con una capacità impressionante, mantenendo per la gran parte della prima ora un notevole margine di interesse, dovuto alla buona capacità registica di mantenere un discreto equilibro nell’evoluzione della storia. Il merito va dato senz’altro anche alla messinscena, impreziosita da una bella fotografia fredda e da interessanti spunti di montaggio. Morales si rivela così un talentuoso raccontatore di storie, con grandi margini di miglioramenti, ma pecca un po’ di inesperienza. Oltre ai moltissimi spunti interessanti e agli ottimi presupposti iniziali c’è da fare i conti con l’eccessiva lunghezza del film che ne dilata l’evoluzione rendendolo un po’ troppo ridondante. Senza contare che per quanto agile, il racconto prende alcune pieghe decisamente prevedibili, minando quella che è una sacrosanta componente di un thriller che si rispetti: la sorpresa.

Nella seconda parte de Con gli occhi dell’assassino, la brillantezza di racconto inizia a calare, portando la storia su registri troppo melodrammatici, non giustificati da un racconto iniziale incentrato sulla suspance e sul mistero, per poi perdersi definitivamente in una componente sanguinolenta esasperata, che fa vacillare l’opera destabilizzandone l’equilibrio. In soccorso a questa carenza c’è però l’ottima performance della protagonista Belén Rueda, già vista nelle vesti di madre in The Orphanage, e ormai a suo agio in ambienti cupi e misteriosi. E’ grazie alla sua convincente interpretazione che il film non frana del tutto e mantiene quanto meno le aspettative iniziali. La bella attrice spagnola conferma il talento mostrato in Mare Dentro di Amenábar.

In definitiva, Con gli occhi dell’assassino farà di certo la gioia degli amanti del genere, anche di quelli più avvezzi al sangue. Sicuramente pone prepotentemente il cinema di genere Spagnolo ad un livello che ormai ha superato quello del nostro amato paese.

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