Copia Originale, recensione del film con Melissa McCarthy

copia originale

Alla sua seconda prova da regista, Marielle Heller si cimenta con il biopic, e dopo aver raccontato l’adolescenza con Diario di una teenager, con Copia Originale (titolo italiano di Can you ever forgive me?) prova a portare in scena un argomento altrettanto complesso e sfaccettato: la paura dello scrittore di talento di uscire allo scoperto e di mettere la faccia e il nome su quello che scrive.

 

Lo spunto nasce dall’autobiografia di Lee Israel, scrittrice newyorkese che negli anni ’80 ebbe discreto successo come autrice di biografie di personaggi famosi e che all’inizio degli anni ’90 attraversò un periodo buio e difficile, emotivamente ed economicamente, che la spinse a commettere un crimine molto particolare. Forte del suo talento e della sua conoscenza delle vite delle dive del passato, Lee cominciò a falsificare lettere private di star, rivendendole come originali. Non arrivò mai ad arricchirsi, ma riuscì per un periodo a pagarsi l’affitto e, scoperta, scontò la sua pena. Alla fine, decise finalmente di metterci la faccia, scrivendo la sua stessa storia e liberando finalmente il suo talento.

Copia Originale racconta di un’outsider che non è mai stata interessata a piacere agli altri, cinica e respingente, una donna che vive in un mondo che sta scomparendo, una New York immersa in una luce calda che sembra costantemente volgere al tramonto, un personaggio che non si limita mai, con le parole e con i bicchieri, tanto che saranno queste le cause principali della sua “rovina”.

Questo personaggio così anti-glamour non solo è in contrasto con l’immagine vincente e accattivante di molte delle protagoniste di commedie e film di rivincita/rinascita, ma si distingue anche da tutta una serie di personaggi “negativi” e misantropi. Lo fa grazie alla delicatezza dell’interpretazione di Melissa McCarthy. L’indimenticata Sookie di Una mamma per amica riesce a tirare fuori dalla sua Lee Israel delle vene di malinconia, una simpatia intima, nel senso lessicale di connessione, con lo spettatore che non si indentifica certo con lei, ma che sente il suo disagio, il suo fastidio, il suo sentirsi inadeguata, ma anche la sua voglia feroce di far capire al mondo che è davvero brava.

Spogliandosi finalmente della maschera comica sopra le righe con cui ha trovato la fortuna negli ultimi anni, la McCarthy offre ai suoi fan la sua migliore performance in carriera e fa, innegabilmente, la fortuna del film, che pure si avvale di una fine sceneggiatura firmata da Nicole Holofcener.

Al suo fianco, un altrettanto delicato e malinconico Richard E. Grant aggiunge un personaggio davvero interessante e complesso al panorama di caratteri che l’attore stesso ha interpretato nel corso della sua carriera: un omosessuale indeciso tra l’esibizionismo sfacciato e la pudica discrezione, un’altra anima dolce, malinconica e sofferente, l’unico personaggio abbastanza “sgradevole” da riuscire a stare vicino alla Lee della McCarthy.

I due protagonisti e la scrittura, più di qualsiasi altra cosa, rendono Copia Originale una storia a suo modo romantica, ma anche eroica, sul coraggio di spogliarsi dagli schermi e dagli schemi e di far sentire la propria voce e scrivere le proprie parole.

Il trailer di Copia Originale

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RASSEGNA PANORAMICA
Chiara Guida
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Chiara Guida
Laureata in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è una gionalista e si occupa di critica cinematografica. Co-fondatrice di Cinefilos.it, lavora come direttore della testata da quando è stata fondata, nel 2010. Dal 2017, data di pubblicazione del suo primo libro, è autrice di saggi critici sul cinema, attività che coniuga al lavoro al giornale.
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