Crudelia, la recensione del film con Emma Stone

La origin story della cattiva spigolosa e crudele che ha spaventato generazioni e generazioni di Dalmata...

crudelia recensione

Arriva il 26 maggio su Disney+ e al cinema, con sfacciataggine, prepotenza e un’infinita dose di stile Crudelia, il nuovo live action Walt Disney che racconta l’origine story della spigolosa villain de La carica dei 101. Già interpretata con successo da Glenn Close, il personaggio prende ora le sembianze di Emma Stone che ne racconta la giovinezza e l’ascesa nella Londra degli anni ’70.

 

Estella è una bambina ribelle, sin dalla più tenera dimostra di non voler affatto uniformarsi ai coetanei e alla società che le ruota intorno, sia questa la casa, con le sue regole, sia questa la scuola, dove Estella proprio non riesce a integrarsi, tanto che con sua madre cominciano a dare un nome a quella parte di lei che si agita e si muove sempre sopra le righe: Crudelia (in inglese la contrapposizione tra Estella e Cruella è molto più efficace, ma ormai il personaggio Disney ha una posizione così radicata nel cuore dei fan che sarebbe sciocco ripristinare l’originale per una frivola assonanza). Alla luce dell’incompatibilità della bambina con l’ambiente in cui sta studiando, la madre di Estella decide di partire per Londra, facendo prima tappa in un antico maniero all’interno del quale si sta svolgendo una festa. Qui, la ricca padrona di casa potrebbe aiutare madre e figlia con un piccolo sostegno economico, anche se Estella non sa per quale ragione questo possa mai accadere. Tuttavia, una improvvisa svolta tragica spingono la bambina a fuggire e a rifugiarsi a Londra, in un riparo di fortuna, dove conosce Orazio e Gaspare, due orfani come lei, che diventeranno la sua famiglia. 

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La Londra degli anni ’70 fa da sfondo a Crudelia

Siamo catapultati così in una Londra buia e operosa, ricca di vita, di stimoli, di novità, in cui la giovane e brillante Estella decide di mettere a frutto le sue capacità di stilista, in maniera… creativa. Ma dovrà fare lo sforzo di integrarsi e di lasciare nascosta quella personalità anarchica che è dentro di lei, la sua parte cattiva.

Craig Gillespie è stato chiamato da Disney a compiette l’impresa impossibile: realizzare un film di origini su un villain e non tradire quella natura cattiva che caratterizza il personaggio. Ci avevano provato anche con Malefica, ma in quel caso si era ceduto ad una goffa redenzione del personaggio, trasformando la malefica (appunto!) Fata de La Bella Addormentata nel Bosco, in una madre putativa amorevole e iper-protettiva. In questo caso Crudelia è effettivamente crudele, nata cattiva e brillante, e va bene così. 

Attenzione però, il personaggio interpretato da Emma Stone non è certo aspirazionale, può senza dubbio far sentire a casa quelle persone che fanno fatica a integrarsi in schemi e regole precostituite, ma il film non glorifica la sua cattiveria, alla quale c’è costantemente da contraltare la cautela di Gaspare e Orazio, ma la racconta dal punto di vista dell’affermazione personale. Nell’abbandonare la buona Estella, abbracciando la furia creativa di Crudelia, la protagonista impara anche ad accettare la sua vera natura che racchiude anche la forza e la determinazione per affermare il suo talento, puro e cristallino e assolutamente selvaggio nell’espressione di sé, a partire dalla seconda parte del film in poi. 

Born brilliant, born bad – Nata brillante, nata cattiva

Crudelia fugge alla standardizzazione dei live action Disney mostrando chiaramente l’impronta del suo regista, Gillespie si sente nel ritmo, nei tempi della storia, nella scelta di inquadrature, e tutto questo non fa che arricchire una storia che più che nella drammaturgia, ripone nella rappresentazione il suo punto di forza. La colonna sonora del film costituita dalle hit degli anni ’70, il trucco e soprattutto i costumi di Jenny Beaven rendono Crudelia sfarzoso, frenetico, opulento, rock, un lavoro di artigianato inedito e sontuoso. 

Ovviamente il cuore del film è Emma Stone, i suoi occhi grandi, messi in risalto da kajal e volto di porcellana, l’iconica acconciatura bicolore, la disinvoltura con cui sui molteplici red carpet nel film sfoggia stili e abiti, opere d’arte potremmo dire, sempre diversi e più arditi, contribuiscono a rafforzare un’interpretazione chiaramente divertita e non per questo meno attenta alle sfumature emotive di cui è ricco il personaggio. Di fronte a lei si staglia la Baronessa di Emma Thompson: tanto rigida, strutturata, classica e impeccabile quanto fluida, libera, selvaggia e moderna è Crudelia. Le due donne si completano e si arricchiscono, constatando che la stima e l’ammirazione dell’esordiente verso l’affermata è intimamente ricambiata, nonostante la paura feroce che la Baronessa ha di essere spodestata dal tetto della moda londinese.

Emma contro Emma, Baronessa contro Crudelia, già solo i duetti tra le attrici valgono il prezzo del biglietto, perché sì, nonostante un il film arrivi in piattaforma (dal 28 maggio su Disney+ con accesso VIP), Crudelia arriva al cinema il 26 maggio, in sala per farsi godere di tutto lo splendore rock della sua messa in scena. 

Drammaturgicamente rassicurante, Crudelia può essere considerato non l’esaltazione di un cattivo, nonostante sia fedele alla cattiveria della protagonista, ma un invito ad abbracciare la propria natura e a valorizzare i propri talenti, in un mondo che ha sempre più paura di lasciare spazio alle novità.

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Chiara Guida
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Chiara Guida
Laureata in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è una gionalista e si occupa di critica cinematografica. Co-fondatrice di Cinefilos.it, lavora come direttore della testata da quando è stata fondata, nel 2010. Dal 2017, data di pubblicazione del suo primo libro, è autrice di saggi critici sul cinema, attività che coniuga al lavoro al giornale.
crudelia-emma-stoneCrudelia può essere considerato non l’esaltazione di un cattivo, nonostante sia fedele alla cattiveria della protagonista, ma un invito ad abbracciare la propria natura e a valorizzare i propri talenti, in un mondo che ha sempre più paura di lasciare spazio alle novità.