Doppio passo: recensione del film di Lorenzo Borghini

Il film sarà distribuito in sala da Garden Film dal 12 ottobre.

Doppio passo film recensione

Una favola moderna contemporanea quella che Lorenzo Borghini racconta in Doppio passo, la sua opera prima. L’eroe di questa favola è Claudio Russo (interpretato da Giulio Beranek) capitano della Carrerese calcio, neo promossa in serie B. Claudio è un trascinatore è come capitano non si perde mai d’animo. Vive la vita con spensieratezza, come un bambino con quella voglia di tirare ancora calci a un pallone. La sua vita prende una piega inaspettata quando, con l’aiuto della moglie Gloria (interpreta da Valeria Bilello) dovrà cercare di uscire da una situazione di impasse della sua vita. Il film sarà in sala da 12 ottobre distribuito da Garden Film.

 

Doppio passo, la trama

Claudio è lo storico capitano della Carrarese Calcio, un trascinatore, sia nella vita calcistica che in quella familiare. Tutto sembra andare per il meglio: la squadra raggiunge la promozione in serie B e, insieme alla moglie, apre finalmente il ristorante che ha sempre desiderato per stabilizzare il futuro economico della famiglia. La tanto agognata serie B però si rivela una condanna: a Claudio non viene rinnovato il contratto per la sua età. Sarà l’inizio della caduta, come atleta e come uomo. Claudio sarà trascinato in un vortice di eventi che metterà in crisi le sue certezze e il suo stesso rigore morale.

Quello che vive Claudio è una favola al contrario, una sorta di crescita che passa purtroppo da un evento catastrofico destinato a cambiargli la vita. Come un eroe di una favola moderna Claudio vive l’impatto con l’età adulta in malo modo. Come se non accettasse di crescere e volesse restare l’eterno bambino con il pallone attaccato ai piedi, il personaggio di Giulio Beranek a 36 anni viene fatto fuori dalla sua stessa squadra e da quelle persone che lo hanno portato sempre in alto, persone che considerava amici fidati. Ma Doppio passo ci insegna a non fidarci di nessuno e che nel mondo del calcio, una bolla per chi guarda dall’esterno, essere considerati un “disutile” da un giorno all’altro è il rischio che ciascun giocatore corre.

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Sei un “disutile”

Un uomo e un pallone per una vita intera. Poi però la favola finisce, e Claudio con il suo investimento nel ristorante e parallelamente senza un lavoro si ritrova senza più un reddito fisso. Cosa fare quando a 36 anni il mondo del calcio ti chiude la porte in faccia perché sei un disutile? Non sei più utile, non servi allo scopo, non sei più parte del progetto. Claudio vede così sfumare il suo investimento pian piano. Lui non può più fare nulla è solo al centro di un altro progetto che non ha calcolato lo avrebbero travolto. Il Doppio passo, per definizione, è un dribbling calcistico, una finta che il calciatore esegue simulando il contatto con il pallone. Questa finta nel film avviene: Claudio stesso ne è vittima e “carnefice”.

Ne è vittima in campo, ma ancora di più nella vita nella vita quando decide sì di fare l’investimento ma anche di combattere il suo ormai nemico Sandro Costa (interpretato da Giordano De Plano). Lo stesso che è vittima di un padre troppo severo che ha sempre chiesto di più da un figlio i cui limiti superavano sicuramente i pregi e che si vede vinto allo stesso tempo dalla vita e dai contatti che ha stretto per portarlo in alto, ad essere qualcuno di cui il padre può dirsi fiero, a non sentirsi un disutile. La stessa moglie Gloria è a sua volta vinta e impaurita da un gioco di strategia e da una bolla più grande di lei, nella quale non riesce proprio a entrare. Vittima di una chiusura da parte di questo mondo così maschile ma anche dello stesso marito che non vuole farle pesare i problemi.

Il finale

Alla fine il gioco del Doppio passo rende disutili quasi tutti i protagonisti del film, vittime della vita che si fa troppo dura. Lo stesso Claudio agirà in modo imprevedibile a sé stesso e a quell’uomo così spensierato all’inizio del film che ormai non c’è più. La stessa fotografia cambia come cambia lui: all’inizio è aperta e vivace, calda, poi fredda e distaccata. La favola di Claudio si trasforma in un incubo dal quale lui stesso non sa come fuggire, o forse lo sa fin troppo bene che quando si compie l’atto finale, il combattimento tra eroe e cattivo, sa cosa fare. Il finale rimane però aperto, a libera interpretazione dello spettatore che cerca nelle ultime sequenze del film quel bambino e quella spensieratezza che Claudio manifestava all’inizio del film.

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