Festival di Roma 2014: Eden recensione del film di Mia Hansen-Love

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EdenNegli anni ’90 la musica in Francia ebbe un ruolo importante. Sono gli anni in cui iniziano a muovere i primi passi i Daft Punk, Phoenix, Cassius, Air pronti a conquistare le classifiche mondiali. Il film segue le vicissitudini in ascesa e in caduta di Paul.

La storia di Paul è liberamente ispirata a quella del fratello di Mia Hansen-Love, Sven, che è stato proprio in quegli anni un DJ affermato dell’ondata del “Frech touch” che ha aperto le porte dei club ai fututi David Guetta e Laurent Garnier. Come dei giovani turchi della musica Paul e i suoi amici mettono insieme i Cheers duo di dj che inizia ad affermarsi soprattutto nell’organizzazione delle feste in club rinomati di Parigi. Intorno alla musica, avviene la vita, le droghe, i figli, gli amici che muoiono. Paul non farà mai il grande salto; come in A proposito di Davis, in cui il protagonista era coevo e affine a Bob Dylan ma privo del suo talento, così i Cheers non hanno il quid necessario alla scalata al successo che invece hanno i Daft Punk, loro compagni di serate.

Tutto ruota sempre intorno al confronto tra il successo degli uni e il conto corrente perennemente a secco di Paul.

Assonante ma lontano da altri film che hanno la musica al centro della storia, come Berlin calling sull’ascesa, caduta e risalita di un DJ techno nella Berlino contemporanea, e 24 hour party people che ricostruiva gli anni d’oro della scena house e rock alternativo di Manchester, negli anni ’80. Eden si è voluto tenere lontano dal clichè dei classici film sui club, di cui solitamente si riconosce l’aura glamour e accattivante, per dare più spazio ai personaggi, alla loro voglia di realizzarsi davvero attraverso la musica fino all’inevitabile scontro con la realtà gli anni che passano e i gusti musicali che cambiano.

I primi piani seguono stretti Paul la cui spirale alla fine torna su se stessa quando si ritrova di fronte a un se stesso senza niente che deve ricominciare tutto. Una sorta di indagine, perchè, afferma ancora la regista, quello che è interessante è l’animo umano, non il glamour intorno.

L’accuratezza è però anche il tallone d’Achille della pellicola che a tratti dà veramente troppe informazioni e prende pieghe improvvise che rendono più difficile seguire la storia, comunque affascinante e che ripercorre un periodo storico che ha cambiato definitivamente la musica elettronica.

Alice Vivona
Alice Vivona
Laureata in filmologia all'universitá Roma Tre con una tesi sul cinema afroamericano. Si guadagna il pane facendo la video editor, ma ama scrivere dei film che vede, anche su superficialia.tumblr.com Scrive per cinefilos da Settembre 2010
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