Gli Attassati, la recensione del film di Matranga e Minafò

La coppia di comici torna con un nuovo lungometraggio disponibile su Prime Video

Gli Attassati recensione

Gli Attassati è su Prime Video dal 31 agosto ed è il secondo film della coppia di comici siciliani Matranga e Minafò, dopo il loro esordio del 2020 intitolato Un pugno di amici e diretto da Sergio Colabona.

Tony Matranga e Emanuele Minafò si sono incontrati agli inizi degli anni 2000 lavorando insieme come animatori in villaggi turistici, occasione propizia per dare avvio a una vocazione condivisa e da cui è sorto un sodalizio che li ha portati fino alle piattaforme.

Una carriera decollata nelle trasmissioni comiche

Il loro percorso inizia tra serate nei locali e su reti regionali in cui definiscono i cavalli di battaglia che poi manterranno, consolidando il profilo umoristico che li caratterizza tutt’oggi. Approdano anche a Made in Sud che fa allargare la loro conoscenza verso il grande pubblico e gli crea il bacino a cui attingere per gran parte del cast di Un pugno di amici. Lanciano due pezzi musicali dal titolo S’inzuppa il biscottino e Tutto il 2020 in una canzone e l’anno scorso sono stati persino ospiti di Stasera tutto è possibile.

La loro carriera è quindi piuttosto delineata. O, almeno, per quel che concerne il territorio di un certo tipo di comicità in Italia. Prodotto da Lungta Film, Vision Distribution e Sicilia Social Star – che aveva già finanziato Un pugno di amiciGli Attassati è diretto da Lorenzo Tiberia che esordisce al cinema con questo film, a differenza dei suoi attori. Noto sul web per una massiccia serie di lavori satirici e non, insieme ad un gruppo da lui fondato con il nome di Actual, Tiberia ha infatti affrontato anche temi di una certa profondità: a partire dai soprusi subiti dai più deboli in vari settori della società da parte di chi ricopre ruoli che, al contrario, dovrebbero tutelare.

La regia de Gli Attassati è dunque gestita con un buon impegno, anche rispetto all’uso delle musiche, le luci e la macchina da presa. Di nuovo Matranga e Minafò tentano la strada dell’heist movie, esplicitando in più momenti riferimenti a Il buono, il brutto, il cattivo o a Ocean’s eleven, e lo fanno con tanta simpatia: tutto il cast ci mette del suo con più di una scena che strappa qualche sorriso.

Gli Attassati, la trama

Ad essere Attassati, e cioè riempiti di debiti fino al collo, sono gli abitanti di un paese del sud in cui il direttore di Equitù (Maurizio Bologna), un’agenzia senza scrupoli di recupero crediti, è in combutta con il sindaco (Alfonso Postiglione) per racimolare più soldi possibili e appianare buchi di bilancio accumulati nel tempo, per poi far carriera in politica. I nostri scalcagnati eroi dovranno perciò penetrare all’interno degli uffici di Equitù e far sparire tutte le cartelle esattoriali incriminate.

La banda che viene messa insieme dai due protagonisti è piuttosto ben assortita, sia per quanto riguarda la scelta dei profili che la resa degli attori che danno bene l’idea di raffazzonamento del colpo che devono organizzare. La base, cioè il soggetto della storia, è sinceramente concepiti con grande entusiasmo e inventiva, ma il risultato finale è fragile e vagamente piatto.

Le gag non bastano a portare avanti un racconto

Il duo di comici mette tutta la propria passione nel caricare le gag e inserirle in ogni scena, ma non può essere sufficiente a costruire e – soprattutto – portare avanti un racconto. Condurre i passaggi e le svolte di una narrazione omogenea, con le variazioni necessarie ad accompagnare lo spettatore, non possono essere gestite se tutta l’energia viene dedicata agli scambi di battute, incuranti (o poco più) da quello che deve accadere prima e dopo. Così, il prezzo da pagare è inevitabilmente la forza dell’intero film che scricchiola e diventa infantile.

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