Gli idoli delle donne: recensione del ritorno di Lillo e Greg

C'è anche Corrado Guzzanti nell'assortito cast del surreale action diretto con Eros Puglielli.

Gli idoli delle donne recensione

Dopo il debutto da registi del 2020 in D.N.A. – Decisamente non adatti, tornano dietro – e davanti – alla macchina da presa Pasquale Petrolo e Claudio Gregori, Lillo & Greg, e insieme a Eros Puglielli con Gli idoli delle donne, confezionano una commedia in linea con lo stile che da sempre li contraddistingue. Nella quale lo sfruttamento di schemi classici come “La parodia, la caricatura, la stigmatizzazione della meschinità dell’animo umano” è dichiarato, senza falsi pudori, eppure capace di permettere alla squadra in campo – nella quale spicca uno spietato Corrado Guzzanti – di raggiungere l’obiettivo.

 

In Gli idoli delle donne, banalità e frasi fatte diventano strumento comico, invece che debolezza. E per quanto la premessa non anticipi grandi sorprese o evoluzioni indimenticabili, e le gag restino piuttosto semplici, piano si sviluppa una commedia dalla dignità filmica innegabile. Non ultimo per lo sfruttamento di location fin troppo consuete (da Sabaudia a Latina) che il regista di Copperman e Occhi di cristallo riesce a trasformare completamente.

Gli idoli delle donneGli idoli delle donne

In questo ‘James Bond Movie’ che strizza l’occhio a Fantasilandia, American Gigolò ed Escobar, Filippo (Francesco Arca) è l’accompagnatore a pagamento più gettonato, talmente bello da farsi perdonare tutto quello che dice, e come lo dice. A causa di un incidente, però, e della inevitabile operazione di chirurgia estetica successiva, i suoi connotati vengono stravolti facendolo risvegliare con un viso e un corpo completamente diversi, come Lillo.

Disperato e sempre meno richiesto, il nuovo Filippo si rivolge all’unica persona in grado di insegnargli a soddisfare le donne puntando sulla sensualità e la dialettica piuttosto che sul corpo: Max (Greg), il più grande e ambito gigolò di sempre, ritiratosi misteriosamente dal giro. Nonostante il training con Max, Filippo continua a perdere clienti. Un giorno però, per un oscuro motivo, una giovane e bella colombiana di nome Juanita (Maryna) decide di avvalersi delle prestazioni di Filippo. Peccato che Juanita sia figlia di una coppia di pericolosissimi narcotrafficanti: Joaquim (Guzzanti, appunto) e Maria (Ilaria Spada).

Da comici di pedigree, una commedia costruita con intelligenza

Come detto, quello di Gli idoli delle donne è un soggetto prevedibile, che nel tono surreale scelto – tipico del trio di mattatori in scena (Guzzanti, Lillo & Greg) – trova la sua dimensione ideale. E che, se sul piano delle apparizioni resta fedele alla tendenza italiana di coinvolgere volti noti (in questo caso il televisivo Valerio Lundini e la star di youtube Maryna) per aumentare la capacità di penetrazione del prodotto sul pubblico, non ne resta schiavo.

Gli idoli delle donneAnzi, si permette anche di ammiccare al Posaman diventato un eroe dei social dopo che dello streaming, e agli iconici Umpa Lumpa della fabbrica di cioccolato, qui riletti in una versione ‘cameriere filippino’ che riesuma stereotipi in voga sin dagli anni ’80 e oggi poco ‘corretti’. In un contesto ovviamente capitolino – che regala sempre perle (su tutte la geniale Radio Coatta Classica) – e attuale (la maledizione del ragioniere, di Simone Colombari, per quanto divertente è figlia delle angosce degli ultimi anni) si cerca persino di assolvere la encomiabile proposito di “fare felici le donne” e di rivelare agli spettatori i “segreti per non sbagliare” con loro, ma qui il passo diventa più lungo della gamba, l’unica missione davvero ‘impossibile’, anche per Lillo!

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Mattia Pasquini
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gli-idoli-delle-donne-lillo-e-gregUn soggetto prevedibile, che nel tono surreale scelto - tipico del trio di mattatori in scena (Guzzanti, Lillo & Greg) - trova la sua dimensione ideale. E che, se sul piano delle apparizioni resta fedele alla tendenza italiana di coinvolgere volti noti (in questo caso il televisivo Valerio Lundini e la star di youtube Maryna) per aumentare la capacità di penetrazione del prodotto sul pubblico, non ne resta schiavo.