Che il movimento Me Too abbia provocato una serie di danni collaterali al sistema hollywoodiano è indubbio, come è altrettanto vero che l’asse di produzioni sembra essersi leggermente spostato verso progetti diretti da donne o con protagoniste donne “forti” in grado di rovesciare le regole del maschilismo al cinema. Nel 1978 Halloween – La notte delle streghe di John Carpenter e l’anno successivo Alien di Ridley Scott avevano in qualche modo “anticipato i tempi, in un’epoca in cui i reclami erano più silenti e non vi era alcuna ragione politica dietro quella scelta. Piuttosto sembrava molto più funzionale alla storia e realistico proporre sullo schermo due personaggi che riuscivano a sopravvivere perché scaltri, furbi e intelligenti come solo le donne sanno essere; e non è un giudizio negativo, anzi, semplicemente un dato di fatto.
Ciò che colpisce è in che maniera registi e autori contemporanei stanno riflettendo su questo ribaltamento di campo senza rimanere preda della facile morale femminista: ne L’Inganno, Sofia Coppola mostrava con una violenza inedita e una maniacale precisione le varie sfumature e la complessità del carattere femminile in presenza di un predatore, mentre Halloween (che de La notte della streghe è il sequel diretto) non avrà lo stesso spessore né la stessa profondità di sguardo, tuttavia può partecipare al discorso che riflette sulla vendetta invece che sulla rivendicazione.
Lo fa lavorando al limite della copia dell’originale mentre decide di cambiare alcune dinamiche fondamentali: così, se nel film di Carpenter era Michael Myers a inseguire la sua vittima, qui è Laurie Strode a impugnare il fucile. È lei che dà la caccia all’uomo nero, che detta le regole del gioco e il ritmo della partita, che “apre l’armadio” sorprendendo il suo incubo (l’esatto contrario di quanto accadeva nel ’78). Dall’altra parte gli uomini – mariti, fidanzati, amici, poliziotti, non sembrano mai in grado di gestire il pericolo sotto pressione, e vengono ritratti come individui sciocchi e superficiali; loro provano ad azionare una trappola per topi e falliscono, Laurie (Jamie Lee Curtis) con figlia e nipote metteranno in scena un piano ben più complesso.
Halloween è la dimostrazione che non tutte le storie di vendetta devono essere interpretate come atti politici, perché esiste una gamma infinita di possibilità – scenario che contempla pure percorsi scomodi e immagini sgradevoli – per i personaggi femminili. Quando ce ne renderemo conto si uscirà finalmente da certi schemi che, oggi più che mai, stanno soffocando la bellezza del cinema e l’atteggiamento critico nei confronti di queste opere.