Dopo Train de vie, il regista franco-rumeno Radu Mihaileanu torna con un’opera che unisce commedia, dramma e poesia, confermando la sua capacità di raccontare storie universali con sensibilità e leggerezza. Presentato nella Selezione Ufficiale fuori concorso al Festival di Roma 2009, Il concerto ha riscosso un grande consenso di pubblico, colpendo per la sua capacità di divertire ed emozionare in egual misura.
Il film nasce da un’idea semplice ma potentissima: raccontare la possibilità di un riscatto, individuale e collettivo, attraverso la forza salvifica della musica. La vicenda si intreccia con il tema della memoria storica, delle discriminazioni e della capacità dell’arte di abbattere muri culturali e sociali. Mihaileanu mette in scena un racconto che attraversa generi diversi, mescolando ironia farsesca e momenti di profonda commozione, fino a costruire un’opera dal respiro internazionale.
Trama: un direttore d’orchestra e un’occasione di riscatto
Il protagonista è un ex direttore d’orchestra del Bolshoi, allontanato ingiustamente durante l’Unione Sovietica per aver difeso i suoi musicisti ebrei. Costretto a lasciare la bacchetta, viene relegato a svolgere mansioni umili, ridotto a fare le pulizie nello stesso teatro che un tempo lo celebrava come artista. La sua vita sembra segnata dall’amarezza e dalla rassegnazione, finché un imprevisto gli offre una seconda possibilità: rimettere insieme la sua vecchia orchestra e tornare a dirigere, sul palco, un grande concerto.
Quello che sulla carta è solo un inganno per ritrovare un attimo di gloria, si trasforma in un’avventura rocambolesca che riunisce un caleidoscopio di personaggi: ebrei pragmatici e commercianti, russi allegri e amanti della vodka, zingari confusionari ma geniali nella musica, comunisti nostalgici e idealisti. La musica diventa il terreno comune in cui queste anime disparate trovano un senso, riscoprendo dignità e speranza.
Una parodia sociale che diventa sinfonia umana
Uno degli aspetti più interessanti di Il concerto è la sua capacità di costruire un affresco sociale attraverso la commedia. Mihaileanu tratteggia i suoi personaggi con pochi ma efficaci dettagli, spesso legati a stereotipi culturali, ma riesce a trasformarli in elementi funzionali a una parodia intelligente.
In questo mosaico umano, le differenze non separano, ma generano comicità e, alla fine, armonia. Il tono leggero e spesso caricaturale convive con la profondità del tema centrale: il bisogno di riscatto e di riconciliazione. Il culmine arriva nell’esecuzione del Concerto per violino di Čajkovskij, simbolo di una rinascita collettiva che trascende i limiti personali dei protagonisti.
Attori e personaggi tra ironia e commozione
Il regista lavora con un cast corale, in cui ogni attore contribuisce con la propria sfumatura. Gli interpreti regalano caratterizzazioni che oscillano tra il farsesco e l’intimo, restituendo credibilità a figure altrimenti ridotte a macchiette. Le paure, i difetti e i sogni dei personaggi emergono con naturalezza, trasformandosi in un coro umano che trova la propria voce nella musica.
L’aggiunta di un tocco di mistero – che si svela solo nel finale – rende il racconto ancora più coinvolgente, ribadendo la capacità di Mihaileanu di intrecciare risate e lacrime. Il legame umano che si costruisce tra i protagonisti culmina in un epilogo intenso, improbabile forse sul piano realistico, ma coerente sul piano emotivo.
Regia, musica e un ottimismo senza retorica
Dal punto di vista stilistico, Mihaileanu conferma la sua abilità di narratore per immagini. La regia è sobria e partecipe, attenta ai volti e ai dettagli, capace di fondere registri diversi senza mai perdere il controllo. Le musiche, elemento centrale del film, non sono mai mero accompagnamento ma parte integrante della narrazione: il concerto finale diventa catarsi, liberazione e sintesi del percorso dei personaggi.
Il rischio di scivolare nella retorica era alto, ma Il concerto evita questo pericolo scegliendo un ottimismo sincero, che non nega la sofferenza ma la trasforma in energia vitale. La poesia del racconto nasce proprio da questo equilibrio fragile ma riuscito: la capacità di unire leggerezza e intensità, comicità e dolore, in un’unica sinfonia cinematografica.
Un film che diverte, commuove e fa riflettere
Come pochi titoli recenti, Il concerto riesce a far ridere e piangere nello stesso tempo. Offre due ore di cinema che sono al tempo stesso divertenti, commoventi e impegnate, ma soprattutto poetiche nella loro semplicità. È un equilibrio difficile da raggiungere, che Mihaileanu gestisce con sorprendente naturalezza.
Presentato al Festival di Roma, il film si è imposto come una delle opere più apprezzate dell’edizione 2009, dimostrando come il cinema europeo possa ancora regalare emozioni forti e universali. Un film che parla a tutti, senza barriere culturali, e che ricorda come la musica e l’arte possano restituire senso e dignità anche nelle vite più segnate.
Il concerto
Sommario
Il concerto di Radu Mihaileanu è un film poetico e corale che mescola risate ed emozioni, raccontando il riscatto attraverso la forza universale della musica.

