Il Divin Codino, recensione del film su Roberto Baggio

Arriva sulla piattaforma Netflix il 26 maggio il film in cui Andrea Arcangeli interpreta Roberto Baggio.

Il Divin Codino recensione

Arriva il 26 maggio su Netflix Il Divin Codino, il film che racconta la vita e la parabola umana, più che la carriera, di uno dei calciatori italiani più amati di sempre: Roberto Baggio. Il film, scritto da Ludovica Rampoldi, Stefano Sardo e diretto da Letizia Lamartire, vede protagonisti Andrea Arcangeli, Valentina Bellè, Antonio Zavatteri, Andrea Pennacchi e un inedito Martufello, travolgente nel ruolo di Carlo Mazzone.

 

È il 1970, la nazionale italiana perde la finale della Coppa del Mondo contro il Brasile. Un piccolo Roberto Baggio promette al padre, triste per la sconfitta: “Non ti preoccupare, te la vinco io la finale con il Brasile”. È già una nota amara che apre il film, una nota ineluttabile che immaginiamo tutti culminerà proprio con quella finale e quel rigore calciato alto, lui che non aveva mai calciato un rigore alto in tutta la sua vita e mai lo rifarà.

La storia raccontata da Il Divin Codino

Partendo dagli esordi nelle fila del Lanerossi Vicenza e passando dal controverso calcio di rigore della Finale di Coppa del Mondo 1994 tra Italia-Brasile, il film ripercorre la vita di Baggio, dal suo difficile debutto come professionista fino all’addio ai campi.

Una carriera lunga 22 anni che, attraverso gli infortuni, il rapporto di amore-odio con i suoi tifosi, le incomprensioni con alcuni dei suoi allenatori e il rapporto con la sua famiglia, racconta i grandi successi sul campo di un calciatore fenomenale.

Proprio intorno a quell’evento segnante si concentra il film di Lamartire, non perché quello sia stato io fulcro della vita e della carriera di Roberto Baggio, ma perché quel momento è una delle tante cadute dell’uomo Roberto e del calciatore Baggio. Il Divin Codino è il racconto di tutte le volte che Baggio ha scelto di rialzarsi nonostante gli eventi e le avversità che lo hanno travolto.

Una storia di rincorse

La tagline del film è infatti “E’ come ti rialzi che ti rende un campione” e la chiave del film e della scelta del punto di vista del racconto è tutta qui. Nell’arco della narrazione, Baggio viene sempre raccontato alla vigilia di un grande evento, quando viene messo di fronte alle avversità: che sia l’infortunio dopo la firma con la Fiorentina, o il rigore citato, oppure l’altro infortunio prima della convocazione in Nazionale per i Mondiali di Tokyo. Roberto sceglie sempre di rialzarsi, indipendentemente dal risultato, sceglie sempre di avere fede e di andate avanti. Il buddismo, che lo ha aiutato a scegliere sempre di combattere recita una parte importante nel film, così come lo è stato in tutto il corso della sua vita, e il desiderio di accettazione da parte del padre, trofeo che Roberto rincorre per tutta la vita e che arriva solo a fine carriera.

L’importanza della famiglia

In mezzo ci sono gioie, paure, speranze, vittorie e avversità, tutte affrontate con umiltà e onestà, accanto alla proprio famiglia, alla moglie devota e solida, un sostegno fondamentale per la sua carriera.

Non corriamo però il rischio di sovrapporre la nobile parabola sportiva e umana di Roberto Baggio al film, che purtroppo, pur avendo ben chiaro il suo percorso si riduce ad una serie di quadri che non hanno un grande valore cinematografico e che mirano a fare da eco a vicende di grande spessore sportivo e umano.

Quello che però il film riesce a raccontare bene è il Roberto più intimo, grazie soprattutto a Andrea Arcangeli, interprete delicato che riesce a restituire quella calma e quella purezza d’animo di un calciatore che rimane trai più amati del calcio italiano, quel calciatore a cui il suo pubblico ha persino perdonato quel rigore troppo alto, quel rigore che lui stesso, lo ha detto, non si perdonerà mai.

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Chiara Guida
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Chiara Guida
Laureata in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è una gionalista e si occupa di critica cinematografica. Co-fondatrice di Cinefilos.it, lavora come direttore della testata da quando è stata fondata, nel 2010. Dal 2017, data di pubblicazione del suo primo libro, è autrice di saggi critici sul cinema, attività che coniuga al lavoro al giornale.
il-divin-codino-roberto-baggioQuello che però il film riesce a raccontare bene è il Roberto più intimo, grazie soprattutto a Andrea Arcangeli, interprete delicato che riesce a restituire quella calma e quella purezza d’animo di un calciatore che rimane trai più amati del calcio italiano, quel calciatore a cui il suo pubblico ha persino perdonato quel rigore troppo alto, quel rigore che lui stesso, lo ha detto, non si perdonerà mai.