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Il Macbeth di William Shakespeare è stato adattato in molteplici e differenti modalità per il cinema, con opere più o meno fedeli al testo originale. Quelle che vi si discostano di più, sono solite riprendere le dinamiche narrative di base per inserirle in contesti inediti, proponendo così riletture che confermano l’immortalità di tale tragedia. È questa l’operazione che fa anche il regista Giulio Base (Il banchiere anarchico, Bar Giuseppe) con il suo nuovo film dal titolo Il Maledetto. Presentato alla Festa del Cinema di Roma, questo vede la vicenda del Macbeth animarsi nel contesto della mafia pugliese dei nostri giorni.

 

Protagonista di questo nuovo adattamento è Michele Anacondia (Nicola Nocella), un criminale della mafia pugliese che ricopre però per il suo clan solamente ruoli di poco rilievo. Quando però il suo figlio neonato muore per via di un agguato, egli svela una capacità di vendicarsi che gli fa subito guadagnare le attenzioni dei suoi capi. Vedendo in ciò l’occasione per migliorare la loro condizione sociale, la moglie di Michele (Ileana D’Ambra) lo spinge ad ottenere ancora di più, dando il via ad una scalata ai vertici del clan sempre più macchiata dall’ambizione, dalla rancore e dalla follia.

Un film votato all’eccesso

Il Macbeth di Shakespeare è notoriamente una delle opere più cupe, cruente, ambigue e sanguinarie del drammaturgo inglese. Allo stesso modo, Il Maledetto di Base si presenta come un film che ricerca l’eccesso per raccontare una vicenda parte della realtà italiana ma non per questo priva di situazioni ed emozioni che sembrano provenire dal mito. Il racconto, scritto dallo stesso Base, sembra dunque vivere di questo incrocio tra il realismo di un contesto sociale ben preciso e dei moti dell’animo che invece trascendono il tempo per rivelarsi universali ed eternamente ricorrenti nel corso di tutta la storia dell’umanità.

Si parla soprattutto dell’ambizione, che caratterizza in particolar modo il protagonista e, ancor di più, la sua consorte. Quella stessa ambizione che nel corso della Storia ha portato alla follia e all’autodistruzione chiunque vi si abbandonasse. In Il Maledetto assistiamo dunque al progressivo discendere dei due protagonisti in un inferno di potere e violenza, che se da un lato offre loro lusso e sfarzo, dall’altra corrompe in modo irrimediabile il loro animo. Michele Anacondia passa dunque dall’essere una figura solitaria che trascorre il proprio tempo nelle campagne pugliesi insieme alle pecore, ad un uomo corrotto, sempre più tormentato da ciò che ha fatto e da ciò che farà.

Pur mantenendo grossomodo quel carattere silenzioso e riflessivo che lo caratterizza, il protagonista sarà dunque sempre più circondato da un eccesso stilistico che il regista costruisce per esaltare non solo il mondo di cui entra a far parte ma anche la sua crescente follia. La fanno dunque da padroni fiotti interminabili di sangue, effetti speciali posticci, scene che non si risparmiano nel mostrare i dettagli più crudi ed un lavoro sul sonoro che va ulteriormente a sottolineare la natura malsana di quanto sta avvenendo.

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Pregi e limiti di Il Maledetto

Tutti questi elementi non devono però far pensare a Il maledetto come un film che si allontana da una ricerca di realismo, la quale è invece sempre presente nelle intenzioni del regista, che costruisce dunque il suo lungometraggio con il tentativo di farlo reggere in equilibrio su questi due poli. Proprio come per il suo protagonista, l’ambizione che il film sembra sfoggiare sotto tali punti di vista rischia di esserne il suo limite maggiore e non mancano le scene meno convincenti o suggestive in quanto a messa in scena, come ad esempio quella della cena in cui Michele si presenta come nuovo capo clan.

Tuttavia, le ambizioni e gli eccessi di Il Maledetto riescono in fin dei conti a renderlo anche un film diverso rispetto ai tanti sull’argomento che si vedono ogni anno sugli schermi italiani. Certo, l’idea di ricollocare il Macbeth in un contesto da gangster movie non è nuova (basti pensare al film del 1990 Uomini d’onore), ma il renderlo così tanto parte dell’immaginario mafioso italiano è un elemento di ulteriore unicità. Nel contribuire al fascino del film non ci si può dimenticare dei due protagonisti. Nocella sfoggia una presenza scenica notevole e riesce a rendere palpabile il complesso mondo interiore del suo Michele, ma è la D’Ambra nei panni della Lady Macbeth di turno a rubare spesso e volentieri la scena. Insieme sono uno degli aspetti migliori del film.

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Gianmaria Cataldo
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Gianmaria Cataldo
Laureato in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è un giornalista pubblicista iscritto all'albo dal 2018. Da quello stesso anno è critico cinematografico per Cinefilos.it, frequentando i principali festival cinematografici nazionali e internazionali. Parallelamente al lavoro per il giornale, scrive saggi critici e approfondimenti sul cinema.
il-maledetto-recensione-giulio-baseGiulio Base costruisce un film ambizioso come il suo protagonista, dando vita ad una serie di eccessi stilistici che a seconda del momento possono essere tanto la forza quanto i limiti del film. A contribuire al fascino di Il Maledetto ci pensano però anche gli attori Nicola Nocella e Ileana D'Ambra, che insieme danno vita ad una coppia di personaggi tanto ambigui quanto ammalianti.