Il Padre d’Italia: recensione del film con Luca Marinelli

luca marinelli Il Padre d'Italia

Arriva al cinema il 9 marzo Il Padre d’Italia, l’ultimo film di Fabio Mollo con protagonisti Luca Marinelli e Isabella Ragonese.

 

Ne Il Padre d’Italia Paolo (Luca Marinelli) è un tipo schivo e razionale. Ha un doloroso passato e alle spalle una storia importante appena conclusa perché, a differenza del suo compagno, non si sentiva pronto per creare una famiglia. Mia (Isabella Ragonese) è invece spregiudicata e vitale, un’eterna adolescente al sesto mese di gravidanza. S’incontrano una sera, per caso. Anche Mia è sola e Paolo si fa presto coinvolgere dalla sua esuberanza, intraprendendo con lei un viaggio attraverso l’Italia. Prima alla ricerca del padre della bambina che sta per nascere, poi sempre più alla scoperta di sé, i due s’interrogano sulla possibilità di un futuro diverso da quello che entrambi avevano sempre immaginato.

Il Padre d’Italia, seconda regia di Fabio Mollo dopo Il Sud è niente, è un film denso di contenuti ed emotivamente intenso. Al centro, un discorso articolato sulla famiglia intesa in diverse forme: quella tradizionale che può essere tarpante; quella assente con le sue conseguenze destabilizzanti; quella da costruire, se e quando si diventa genitori; il tema: omosessualità e paternità.

Il centro de Il Padre d’Italia sono i protagonisti

Nocciolo del lavoro è l’approfondimento psicologico dei protagonisti. Il regista coglie gli aspetti che ne descrivono meglio la partitura emotiva, facendola arrivare allo spettatore e rendendone universali i caratteri. Paolo, in cerca della famiglia che non ha mai avuto, si sente ancora figlio, bisognoso di essere accolto e accudito, più che pronto ad accudire a sua volta. Mia, con la sua giocosa vitalità e il suo infantilismo, le menzogne, lo sconforto dei momenti di consapevolezza, il senso di oppressione e mancata accettazione in famiglia. Entrambi spaventati da un futuro di solitudine. E quell’incontro inaspettato tra due personalità che istintivamente si aggrappano l’una all’altra e insieme tentano di compiere quei passi che fino ad allora non si erano sentiti in grado di fare. Le interpretazioni di Marinelli e Ragonese riescono ad essere intense e calibrate al tempo stesso, regalando al film un respiro altrimenti difficile da ottenere.

Il Padre d’Italia

Li sostiene uno stile registico imperniato sull’immagine – con molti primi piani che mettono in evidenza espressioni e gesti – e il contrappunto sonoro – suoni elettronici e canzoni anni ’80, con cui i protagonisti si cimentano, sottolineando alcuni momenti chiave del loro rapporto. A questo proposito, più che le ormai note doti canore di Luca Marinelli – chiamato con poca fantasia per la seconda volta ad interpretare Non sono una signora, ma non solo – a sorprendere è l’intensa prova di Isabella Ragonese, alle prese con un brano degli Smiths.

Il Padre d’Italia non è privo di qualche incongruenza

Ciò detto, vi sono anche ingenuità e incongruenze narrative – ad esempio, il ricordo del volto materno, proprio nel momento in cui il protagonista stesso si appresta a fare il padre; l’identificazione a tratti troppo insistita di Mia con una figura materna per Paolo, come nelle sequenze dell’orfanotrofio e del nuoto; il fatto che Paolo “provi a fare l’etero”. In questo, il regista sembra scontare una visione troppo romantica.

Nonostante ciò, il film offre un quadro ampio sulla genitorialità e sull’amore, che va oltre gli schemi all’interno dei quali siamo abituati a pensare e spinge a interrogarsi. Lo fa con estrema delicatezza e pudore attraverso un coinvolgente viaggio emotivo e psicologico con i protagonisti, con le loro paure, insicurezze e vissuti problematici, esplorando i quali lo spettatore può facilmente ritrovare frammenti di sé.

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Scilla Santoro
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Scilla Santoro
Giornalista pubblicista e insegnate, collabora con Cinefilos.it dal 2010. E' appassionata di cinema, soprattutto italiano ed europeo. Ha scritto anche di cronaca, ambiente, sport, musica. Tra le sue altre passioni, la musica (rock e pop), la pittura e l'arte in genere.
il-padre-ditalia-recensioneLe interpretazioni di Marinelli e Ragonese riescono ad essere intense e calibrate al tempo stesso, regalando al film un respiro altrimenti difficile da ottenere.