Il venditore di medicine: recensione del film

Presentato Fuori Concorso al Festival Internazionale del Film di Roma, Il Venditore di Medicine di Antonio Morabito è un film che attraverso le vicende fittizie di Bruno risalta uno spaccato di vita italiano ben noto ma poco approfondito dal mondo cinematografico. Difatti viene portata in scena più che un episodio di “mala sanità”, un vero e proprio sistema contraddistinto dal mero baratto, che non riguarda le sale operatorie ma piuttosto illustra ciò che lega le case farmaceutiche e i medici. Seppur i personaggi e i luoghi siano fittizi, nella storia è evidente l’impronta documentaristica con cui viene sviluppata e intrecciata la storia di Bruno. Egli è interpretato da un bravo Claudio Santamaria, la cui funzione principale è di stare sulla soglia di questo mondo e indirizzare lo sguardo dello spettatore.

 

In Il venditore di medicine Bruno è un informatore medico. La sua azienda, la Zafer, sta vivendo un momento difficile. Pur di non perdere il suo posto di lavoro, Bruno è disposto a corrompere medici, a ingannare colleghi, a tradire la fiducia delle persone a lui più vicine. E se alcuni dottori si rifiutano di prestarsi a questo gioco, molti di loro non si sottraggono affatto.

Il venditore di medicine, il film

Quando indossa il suo completo e la valigetta con i campioni omaggio, viene rappresentata l’intenzione della sceneggiatura di fare luce in questo mondo. Quindi, assistiamo Bruno nella sua giornata tipo, portando in rilievo un mondo fatto di medici-regine e di primari-squali il cui pregio più rilevante è di essere corrotti e amorali. In queste scene lo vediamo sfoderare le sue doti di “venditore” che asseconda i vezzi e i desideri dei dottori che parlano di “piazzare” prodotti o “spingere” determinati medicinali. Nell’altro aspetto, quello fittizio, assistiamo alla sua vita familiare; preoccupato di un amico malato e di sua moglie, che gli mostrano il contraddittorio della sua doppia vita e come questo lavoro lo ha reso un uomo disposto a tutto per mantenersi un lavoro che lo porta ad assumere pillole per l’ansia per placare i suoi dubbi di coscienza.

Sarà proprio questa sfera a frenare un potenziale thriller; poiché seppure la vicenda sia lineare e ben dettagliata con i suoi gerghi e i suoi intrallazzi, tiene comunque lo spettatore lontano, fuori dal disincanto della storia facendo risultare di troppo le vicende private che portano il bilanciamento nella storia senza aggiungere nulla di nuovo; mentre invece sarebbe stato interessante seguire altri percorsi narrativi, come quelli del Dr. Sebba (Ignazio Oliva), che potevano esaurire il quadro narrativo.

Il venditore di medicine è un buon film che porta una storia inedita nella nostra cinematografia ma che perde nella seconda parte tutta la tensione ben costruita nella prima. Il regista riesce comunque a far passare le vicende sulle multinazionali farmaceutiche e sul vero costo della salute, reso un semplice prodotto “commerciale”.

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