In viaggio, recensione del documentario di Gianfranco Rosi

La recensione di In viaggio, il documentario di Gianfranco Rosi presentato a Venezia 79 e dedicato ai viaggi di Papa Francesco.

Papa Francesco in In Viaggio

Nei primi nove anni del suo pontificato, Papa Francesco ha compiuto 37 viaggi visitando 53 Paesi: nel documentario In Viaggio, presentato fuori concorso a Venezia 79, questi itinerari diventano per Gianfranco Rosi viatico per riunire il cammino di un uomo con molte delle terre che aveva esplorato nei suoi documentari precedenti. Povertà, migrazione, ambiente, solidarietà e guerra sono solo alcune delle tematiche che In Viaggio affronta, cercando di mettere in relazione la Via Crucis del Papa con gli itinerari degli “uomini di Fuoco” di Rosi, tracciati da Fuocoammare (2016) e Notturno (2020).

 

L’umanità di Papa Francesco

Il 13 marzo 2013 Jorge Mario Bergoglio si presentò ufficialmente al mondo come Papa Francesco con una frase memorabile, ma umilissima: “Fratelli e sorelle, buonasera!“. Gianfranco Rosi estende la propensione alla cordialità di Francesco decidendo di incentrare In Viaggio sull’umanità del papa, relegando alla documentazione – la maggior parte del prodotto finito è composto da filmati d’archivio – il mistero della visione, che avrebbe potuto disvelarsi in tutta la sua potenza se ci fossero stati mostrati scorci più inediti del Pontefice oltre la sfera religiosa, nel suo attaccamento all’incontro con l’altro, alla parola, alla cordialità come vero significato di fede.

Il viaggio del Papa è un’esperienza in divenire, di cui però ci sfugge l’immediatezza: non ci mostra nulla che già non sappiamo, nessun contatto di Francesco che non sia già stato immortalato da giornalisti e televisioni. L’impatto semiologico della sua figura rimane invariato: Francesco è veicolo di comunicazione, è un papa che ammette l’errore ma non smette mai di provare. Gianfranco Rosi sposta la cinepresa dalle guerre e dai rifugiati, centro propulsore delle sue precedenti narrazioni, per soffermarsi sull’incontro dello straniero con popoli altri, sulla sua predisposizione all’adattamento fiducioso, in totale opposizione all’indisponenza spesso mostrata dai vertici nei riguardi di questioni così spinose. È un Papa che parla nella lingua della gente che va a visitare ma, soprattutto, guarda dritto negli occhi chi ha di fronte, siano – indifferentemente – proseliti, capi di stato, bambini e adulti.

Un frame di In Viaggio

Si può sognare viaggiando in alto

Forse questo Papa vorrebbe solo qualcuno che, a sua volta, gli rispondesse con lo sguardo, compito a cui il controcampo silenzioso di Rosi non riesce ad adempiere. Resta la figura di un pontefice solitario e in solitudine che, nonostante la continuità verbale e solidale che garantisce ai fedeli, fatica a trovare il destinatario ultimo dell’appello che reitera diffusamente: “Non abbiate paura di sognare“. Un Papa che porta su di sè il peso dei conflitti e catastrofi che invadono la Terra, la cui fisicità muta col passare dei viaggi e la constatazione che le distanze concettuali sono molto più difficili da abbattare rispetto a quelle fisiche.

Forse la vicinanza partecipe – a dispetto della lontananza geografica – non conosce limiti sopra di noi, dove regna il Divino e dove si trovano gli astronauti della Stazione Spaziale Internazionale con cui Papa Francesco instaura il dialogo più memorabile di In Viaggio. Nella distanza della ricezione della parola con gli astronauti, negli attimi di tempo necessari per decifrare un messaggio che arriva da lontanissimo, solo allora la solitudine del Pontefice trova un appiglio: in cielo, lontani dalla nostra Terra, c’è ancora spazio per il sogno e la sofferenza terrena può assumere un senso, nell’abbraccio umano di chi viaggia nello spazio con curiosità e, soprattutto, speranza.

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