A vent’anni di distanza dal successo mondiale di Independence Day (1996), esce nelle sale il seguito: Independence Day: Rigenerazione, che riprende le fila della storyline interrotta negli anni ’90.

 

Siamo in un mondo futuristico. All’indomani del 4 Luglio, l’America “regina” si prepara a celebrare il ventennio di pace posteriore alla sconfitta aliena. Grazie al programma Earth Space Defend, le Forze Armate mondiali hanno potuto migliorare il proprio sistema difensivo – e la propria qualità della vita – prendendo spunto dai residui dell’ingegneria extraterrestre.

Ma una nuova e più potente minaccia incombe sul pianeta Terra. Torna dietro la macchina da presa il regista Roland Emmerich, già direttore del primo Independence Day, e con lui seguono alcuni membri del vecchio cast, tra cui Jeff Goldblum e Bill Pullman. Tuttavia il personaggio principale della prima pellicola, quello interpretato da Will Smith, viene a mancare (in tutti i sensi, poiché – miracolosamente sopravvissuto all’attacco alieno del ’96 – viene semplicemente dato per morto a inizio sequel, con buona pace della credibilità). Sembra che l’attore abbia giustificato la propria assenza a causa del sovrapporsi dei propri impegni lavorativi (Suicide Squad e Zona d’Ombra). Molto più candidamente il regista ha ammesso che l’ammontare della cifra richiesta da Smith per tornare sul set di Independence Day fosse davvero troppo alta.

Independence Day: Rigenerazione

Cifra stilistica del regista, la storia ci viene narrata da più punti di vista, su tutti quello del già noto scienziato David Levinson (Jeff Goldblum) e dei piloti Jake Morrison (Liam Hemsworth) e Dylan Hiller (Jessie T. Usher), quest’ultimo per altro figlio del defunto personaggio interpretato da Will Smith.

In un logico crescendo finale, Independence Day: Rigenerazione non brilla certo per originalità. Contrariamente al primo capitolo, inoltre, le vicende degli abitanti della Terra sono trattate marginalmente, e ci si concentra maggiormente sulle guerre spaziali, che dopo un po’ divengono ripetitive e prive di fascino. Sì, perché se l’utilizzo di effetti speciali di prim’ordine era stato – nella prima pellicola – il cavallo di battaglia di un film entrato di tutto diritto tra i Cult Movie della storia del cinema, qui l’uso del digitale risulta meno sapiente, quando anche esagerato, rimandando di fatto ai blockbusters stile Michael Bay tutti botti ed esplosioni.

Il messaggio che arriva allo spettatore da Independence Day: Rigenerazione è quanto mai conservatore: quello di un’America patriottista e xenofoba, pronta a ribadire il proprio primato mondiale e il retrogrado concetto della violenza che combatte la violenza. Dall’umorismo semplicistico e becero, i dialoghi sono quelli triti e ritriti degli action movie vecchio stampo, e attingono volentieri alle frasi già sentite nel primo capitolo (si veda la battuta sui monumenti). La fantascienza è praticamene nulla, e il coinvolgimento del cast svogliato e dilettantesco. Peccato che ne sia già stato annunciato un terzo capitolo.

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