La doppia vita di Madeleine Collins: recensione del dramma francese

Antoine Barraud realizza un film che è thriller e dramma allo stesso tempo: La doppia vita di Madeleine Collins è il racconto di un'impossibile doppia vita.

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Antoine Barraud è il regista che sta dietro a La doppia vita di Madeleine Collins, film drammatico francese che racconta di un’impossibile doppia vita tra Francia e Svizzera di una donna in carriera (Virginie Efira). L’aspetto drammatico del lungometraggio è supportato dall’atmosfera noir e thriller che avvolge la protagonista: chi è veramente la donna? Judith, Margot o Madeleine?

 

La trama di La doppia vita di Madeleine Collins

In Francia, Judith (Virginie Efira) vive con il marito e i due figli adolescenti. In Svizzera, la stessa donna si fa chiamare Margot e vive con un uomo più giovane e una bambina che la chiama ”mamma”. La protagonista si dedica per metà della settimana ad una famiglia, per il resto del tempo all’altra. La sua vita si regge su una montagna di bugie che cresce giorno dopo giorno: dice ad entrambe le famiglie di doversi spostare ”solo per lavoro” – Judith è un’interprete, ma le menzogne sfociano anche al di fuori della sfera famigliare.

La doppia vita di Madeleine Collins si svolge, anche per lo spettatore, nel caos e nella confusione e, improvvisamente, tutti sembrano voler far vacillare l’instabile equilibrio della vita della donna: un’amica di vecchia data, i genitori, un figlio adolescente un po’ troppo sveglio, fino addirittura alla polizia. Tutto ciò manda in crisi la protagonista: chi è veramente e chi vuole essere?

Una vita al quadrato

In La doppia vita di Madeleine Collins, Judith/Margot inizialmente è felice per come vive: non saprebbe e non vuole scegliere una sola delle sue due vite. Da un lato, è madre di una bambina da accudire e coccolare, ha accanto un uomo giovane e bello, ma poco affermato lavorativamente. Dall’altro, è la moglie di un uomo ricco e in carriera, va a teatro e ha due figli adolescenti difficili da gestire. La donna sembra sentirsi soddisfatta sotto ogni aspetto con la sua doppia identità: ciò che manca da una parte, c’è dall’altra.

Come la protagonista, anche lo spettatore percepisce la perfetta utopia della quotidianità di Judith/Margot. E, come ogni utopia, quella in La doppia vita di Madeleine Collins è destinata a non realizzarsi. La donna deve fare una scelta, si è incastrata in una situazione scomoda che si rivela, nel corso del film, sempre più complicata.

Il cast efficace di La doppia vita di Madeleine Collins

L’attrice che interpreta Judith/Margot, Virginie Efira, è perfetta nel vestire le due identità, simili quanto distanti l’una dall’altra. La tensione di La doppia vita di Madeleine Collins  è tutta racchiusa nella sua protagonista, nei suoi gesti, nelle sue espressioni, nelle sue parole.

Gli uomini accanto a lei, il giovane Quim Gutiérrez, e il marito Bruno Salomone, sono più anonimi, ma probabilmente la scelta è pensata: tutto il film gira intorno alla storia del personaggio di Virginie Efira, il punto di vista è il suo, è l’unica capace di muoversi da una vita all’altra, da una famiglia al suo doppio.

Suspence e sorpresa

La doppia vita di Madeleine Collins risulta per buona parte un film confuso e poco chiaro. Mentre lo si guarda, si ha la sensazione che qualcosa sfugga. In questo senso, il film è un thriller. Forse è un thriller psicologico? L’intrigo è prima di tutto all’interno della protagonista, che appare sempre più disconnessa dal mondo e drogata dalla sua duplice esistenza. La vaga suspence che caratterizza tutto il film viene poi distrutta da una rivelazione sorprendendte, che prima sconvolge poi spiazza ed infine chiude il cerchio della storia. Il film inizia con un episodio che pare slegato da tutto il resto e, solo più avanti nel storia, trova il suo senso.

Per questi motivi, il dramma non è così drammatico: ha tinte hitchcockiane che si mescolano ai tratti più spiccati da intimo film francese. Il regista Antoine Barraud, un volto abbastanza nuovo nello senario internazionale, dimostra di conoscere i grandi nomi del cinema e le loro tecniche, sia a livello estetico che narrativo. In conclusione, La doppia vita di Madeleine Collins è un film godibile e riflessivo, che forse non riesce ad arrivare troppo in profondità ma almeno ci prova: un’originale pellicola che sfuma dal noir al dramma, senza vette eccessive.

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