La Sindacalista, recensione del film di Jean-Paul Salomé con Isabelle Huppert

La recensione de La Sindacalista, film di Jean-Paul Salomè con Isabelle Huppert protagonista, presentato nella sezione Orizzonti di Venezia 79.

Isabelle Huppert torna nei panni di una forzuta protagonista, tanto nella mente quanto nello spirito, con La Sindacalista, film presentato nella sezione Orizzonti a Venezia 79, di Jean-Paul Salomè. Solo lo scorso anno, la Huppert aveva interpretato un personaggio similare nel film La promessa – Il prezzo del potere di Thomas Kruithof e presentato sempre nell’ambito di Orizzonti. Nel cast Grégory Gadebois, François-Xavier Demaison, Pierre Deladonchamps, Alexandra Maria Lara, Gilles Cohen, con la partecipazione di Marina Foïs e Yvan Atta.

 

Nonostante l’attrice francese si confermi un’interprete straordinaria, capace di trainare l’intera narrazione, La Sindacalista risulta un film fin troppo didascalico e senza un tono preciso, quando dovrebbe giocare attentamente con il concetto di dubbio e le differenti prospettive sorte attorno a una vicenda contorta e inspiegabile: l’attacco alla sindacalista Maureen Kearney.

La Sindacalista: Isabelle Huppert è Maureen Kearney

La Sindacalista è la storia vera di Maureen Kearney, la principale rappresentante sindacale di una multinazionale nucleare francese e che diventò un’informatrice segreta, denunciando accordi top-secret che sconvolsero il settore nucleare del Paese. Sola contro il mondo, ha combattuto con le unghie e con i denti contro i ministri del governo e i leader dell’industria per portare alla luce lo scandalo e difendere più di 50.000 posti di lavoro. La sua vita è stata sconvolta quando è stata violentemente aggredita nella sua stessa casa, aggressione a cui è seguita un’indagine discutibilissima, pur trattandosi di un caso davvero delicato. Improvvisamente, nuovi elementi arrivarono a creare dubbi ne perplessità nella mente degli investigatori: è così che, da vittima, Maureen diventa sospettata.

La storia di Kearney è, prima di tutto, la storia di un’eroina: Salomé vuole approcciarsi al tribolato racconto di una vicenda sconcertante in questo modo, rendendo Isabelle Huppert padrona dello schermo a tutti gli effetti. Anche nei frangenti meno coinvolgenti, riusciamo quanto meno a cogliere sul volto e tramite la fisicità dell’Huppert, la sofferenza di una donna che non può raccontare la sua verità.

Isabelle Huppert in La Sindacalista

Un film “televisivo” e senza un ritmo coerente

Maureen Kearney non è una “vittima” facile, ed è per questo che la polizia non tarderà a dubitare della sua dichiarazione: è scaltra, determinata e integerrima, ma nasconde una personalità molto più sfaccettata. Sono proprio le fragilità di Maureen a renderla un personaggio femminile interessante sullo schermo; Salomè riesce a rendere giustizia a una vittima reale e riesce sicuramente a creare un personaggio coerente sulla carta. Il difetto principale de La sindacalista sta però nella gestione del ritmo e del tempo del racconto: il dubbio si insinua nella sfera professionale e famigliare di Maureen, e il cambio di prospettive – vero fulcro drammatico del film – arriva soltanto quando l’attenzione dello spettatore è ormai già persa. Manca una giusta direzione degli attori, che non riescono a seguire Maureen nelle sue implausibili divagazioni, uno stato mentale concettualmente intricato, ma banalizzato in una visione complessiva da “racconto di cronaca” che forse sarebbe stato più agevole per il formato televisivo.

Maureen è sola contro uomini che fanno parte dell’élite, vengono dalla grande école, ma lei è semplicemente una sindacalista che appartiene al popolo e vuole viverci, per questo viene punita. Il confronto di genere viene messo in chiaro fin da subito da Salomè, in realtà non in maniera totalmente bilanciata, poiché intuiamo che la cinepresa è sempre a favore di Huppert, anche quando il suo personaggio inizia a nutrire dubbi rispetto alle confessioni precedentemente fatte. Un messaggio forte, convalidato da un’attrice pioniera di ruoli femminili vigorosi, non sempre positivi, ma che hanno segnato dei momenti importanti nella storia del cinema – pensiamo a La Pianista, di Michael Haneke (2001) ed Elle, di Paul Verhoeven (2016). Il confronto, in questo caso, non regge, benché Huppert rimanga Huppert e tenti di raccontare la verità del suo personaggio in ogni modo, ma non è seguita da una sceneggiatura che permette di farci conoscere la storia di Maureen Kearney nel modo in cui il film si proponeva.

Sempre con la volontà di farle interpretari personaggi ancorati alla realtà, Salomè si affida completamente all’interpretazione di Huppert per sostenere una storia che vorrebbe essere un thriller paranoico, ma finisce per limitare parecchio un film in cui la parola delle donne, il loro posto nelle sfere di potere e la loro insinuata natura manipolatrice, avrebbe potuto dare molto di più.

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RASSEGNA PANORAMICA
Voto di Agnese Albertini
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la-sindacalista-jean-paul-salome-isabelle-huppertSempre con la volontà di farle interpretari personaggi ancorati alla realtà, Salomè si affida completamente all'interpretazione di Isabelle Huppert per sostenere una storia che vorrebbe essere un thriller paranoico, ma finisce per limitare parecchio un film in cui la parola delle donne, il loro posto nelle sfere di potere e la loro insinuata natura manipolatrice, avrebbe potuto dare molto di più.