La solita commedia Inferno: recensione del film con Biggio e Mandelli

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Esce nelle sale il prossimo 19 Marzo La solita commedia – Inferno, il nuovo film con protagonista la coppia comica costituita da Fabrizio Biggio e Francesco Mandelli, che tornano al cinema dopo il successo nazional- popolare de I Soliti Idioti.

L’assunto di partenza? L’inferno è nel caos totale, con nuovi peccatori in arrivo difficili da smistare per via delle loro colpe “all’avanguardia” che non trovano posto nei tradizionali gironi infernali; Lucifero è costretto a recarsi “ai piani alti” per parlare direttamente con l’Altissimo e trovare al più presto una soluzione: dopo un rapido brainstorming con gli altri Santi, hanno una trovata che consiste nell’inviare – di nuovo- Dante Alighieri sulla terra e stilare un elenco dei nuovi peccati. A fare da guida al sommo poeta in una caotica città simile a Milano è il trentenne precario Demetrio Virgilio, pronto ad accompagnare Dante nella sua nuova “giornata d’inferno” popolata dai vizi e dai tic di ogni italiano medio.

La coppia Biggio-Mandelli gioca ad imitare lo stile dissacrante- e a tratti demenziali- dei Monty Python, ma con un risultato pressoché nullo: manca loro- qui nella triplice veste di attori, sceneggiatori e registi insieme a Martino Ferro- la lucida cattiveria, il sottile umorismo dissacrante che viene usato come un’arma “letale” per smascherare le debolezze umane- troppo umane- della nostra società che invece padroneggiava il mitico gruppo inglese; Biggio e Mandelli perdono quel po’ di cinismo “politicamente scorretto” che avevano negli sketch de I Soliti idioti e non riescono ad adattare la loro nuova forma al contenuto.

Il risultato è un film stanco che trova i suoi momenti migliori nella rappresentazione bislacca dei due piani ultramondani di inferno e Paradiso, abitati da improbabili- e dissacranti- figure di demoni e santi, figli di un’iconografia pop e da fumetto; la coppia comica si districa con disinvoltura, insieme agli altri attori del cast Gianmarco Tognazzi, Tea Falco, Marco Foschi, Daniela Virgilio e Paolo Pierobon, tra i mille ruoli che interpretano sullo schermo, rinforzando per circa 95’ un meccanismo fisso che segue uno schema ben preciso, lasciando presagire un seguito della pellicola che andrebbe così a costituire una vera e propria trilogia, simile in tutto e per tutto all’impianto della Divina Commedia dell’immortale Alighieri.

La regia sciatta e simile ad un videoclip (canzone- jukebox di Vasco Rossi inclusa sul finale), le battute fiacche e la mancanza di un gusto “satireggiante” rendono il film una commedia stanca, che corre il rischio di scivolare lentamente nell’immenso calderone delle commedie italiane realizzate in questi ultimi anni.

Ludovica Ottaviani
Ludovica Ottaviani
Ex bambina prodigio come Shirley Temple, col tempo si è guastata con la crescita e ha perso i boccoli biondi, sostituiti dall'immancabile pixie/ bob alternativo castano rossiccio. Ventiquattro anni, di cui una decina abbondanti passati a scrivere e ad imbrattare sudate carte. Collabora felicemente con Cinefilos.it dal 2011, facendo ciò che ama di più: parlare di cinema e assistere ai buffet delle anteprime. Passa senza sosta dal cinema, al teatro, alla narrativa. Logorroica, cinica ed ironica, continuerà a fare danni, almeno finché non si ritirerà su uno sperduto atollo della Florida a pescare aragoste, bere rum e fumare sigari come Hemingway, magari in compagnia di Michael Fassbender e Jake Gyllenhaal.

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