L’altra rivoluzione: recensione del film

Attraverso un intreccio di fotografie, filmati d’epoca e paesaggi soleggiati dell’Italia del sud, Raffaele Brunetti, regista e produttore di questo documentario, insieme a Piergiorgio Curzi, ritrae una parte dell’esistenza del grande scrittore Maksim Gorkij: il suo periodo a Capri. E’ qui che passerà il suo esilio, dopo i forti disordini verificatisi in Russia contro il potere autocratico dello Zar, e sarà letteralmente incantato e rapito dalla bellezza dell’isola. Gorkij si circonderà di eminenti compatrioti anche loro in esilio. Bodganov, altro importante esponente del partito bolscevico, soggiorna a Capri. L’attività dei due suscita un turbamento nei pensieri del giovane Lenin, il quale si recherà sull’isola per un confronto diretto sia con Gorkij sia con Bogdanov, immortalato poi in una celebre fotografia durante una partita a scacchi, dalla quale il futuro leader Lenin uscirà sconfitto.

 

Si traccia uno scorcio di storia segnato da nettissime contraddizioni. Ambiguità, assenza di democrazia, creazione di burocrati terribili e inutili al vero sviluppo di un Paese. Tutto questo segnerà la nascita e la morte dell’Unione Sovietica. Forse un po’ troppo didascalico, ma comunque un bell’esempio di lavoro documentaristico. Preciso, esatto, non lascia nulla d’irrisolto. Un grande lavoro durato tre anni, in cui sono stati raccolti documenti dagli archivi di tutto il mondo, fotografie, e un esclusivo filmato di pochi secondi che riproduce il grande scrittore russo in una delle ville di Capri datato 1906.

Il potere dell’immagine è correlato alla forte suggestione che hanno ancora i suoi protagonisti. Questo documentario ha il merito di aver riportato alla luce una vicenda di rilevanza storica, ma anche quello di aver testimoniato lo straordinario fascino che il depositarsi del tempo concede alle immagini, concedendogli ancora vita. Brunetti afferma che questo documentario è un “risarcimento nel passato”, rievoca storie in parte dimenticate, ridando vita a personaggi straordinari che avevano abitato nelle sue stanze di ragazzo.

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