Le Gang des Amazones: recensione del film di Melissa Drigeard – #NoirFest2025

Film d'apertura del concorso internazionale del Noir in Festival, Le Gang des Amazones offre una storia vera che emoziona e indigna.

-

Si apre con una storia vera il concorso internazionale della 35ª edizione del Noir in Festival: quella della banda delle Amazzoni, che tra il 1989 e il 1990 rapinò sette banche gettando in forte agitazione la provincia di Avignone, in Francia. Una banda composta da sole donne, le cui motivazioni dietro quelle gesta portarono alla luce un desolante ritratto del rapporto tra individuo e Stato. Una vicenda ora riproposta dalla regista Melissa Drigeard, che con Le Gang des Amazones va dunque a scavare nel contesto in cui gli eventi sono avvenuti, proponendo così una rilettura che dà molto su cui riflettere.

La vicenda della gang delle Amazzoni è in realtà stata già la fonte d’ispirazione per un film, italiano in questo caso. Si tratta di Brave ragazze (qui la recensione), diretto nel 2019 da Michela Andreozzi e con protagoniste Ambra Angiolini, Ilenia Pastorelli, Serena Rossi e Silvia d’Amico. In quel caso però la vicenda viene rielaborata con spunti di originalità, mentre per il suo quarto lungometraggio Drigeard punta ad una maggiore aderenza al reale, ma anche a sottoporre con maggior durezza la domanda alla base del film: quanto è grave l’illecito che si commette per difendersi da uno Stato che non protegge i suoi cittadini?

La trama di Le Gang de Amazones

Inizi degli anni ’90: cinque ragazze, amiche d’infanzia, rapinano sette banche nella regione di Avignone. La stampa le soprannomina La banda delle amazzoni, anche se non si sono mai viste donne rapinatrici di banche e il fatto suscita ancor più clamore quando vengono arrestate. Sono ragazze semplici, di diversa estrazione sociale, mamme in cerca di sostegno economico, adolescenti a caccia di un sogno di benessere. Il film segue non tanto la cadenza sempre più ravvicinata delle rapine, quanto un processo che ha tenuto col fiato sospeso tutta la Francia.

Lyna Khoudri in Le Gang des Amazones
Lyna Khoudri in Le Gang des Amazones

Raccontare la gang delle Amazzoni

La regista sembra ben consapevole del valore e anche dell’attualità di questo racconto, motivo per cui sceglie di abbracciarlo nella sua interezza, restituendolo al pubblico con un fare quasi documentaristico. Sin dalle prime scene ci porta dunque con sé nel seguire le sue protagoniste, le loro vite e soprattutto le loro difficoltà. Difficoltà di cui molto spesso non hanno colpe, ritrovandosi invece a dover pagare per gli errori altrui. Nel presentarci in questo modo le cinque protagoniste di quello che è un film quasi interamente femminile (i pochi uomini sono immaturi o assenti), Drigeard vuole subito porci dalla loro parte.

Ma non le occorre calcare la mano per far emergere la gravità della situazione, che spinge facilmente ad empatizzare con Katy (Lyna Khoudri), Hélène (Izïa Higelin), Laurence (Laura Felpin), Carole (Mallory Wanecque) e Malika (Kenza Fortas). Consapevole anche di questo, la regista può permettersi di dar luogo ad un racconto asciutto, senza eccessi stilistici né enfasi, che non ha bisogno di spingere sull’acceleratore del ritmo per coinvolgere il pubblico. Non le occorre neanche arrischiarsi in una pericolosa esaltazione della violenza, relegandola anzi a poche scene. Le bastano invece mirate scelte di messa in scena (tra primi piani, linguaggio del corpo e uso degli ambienti) per portare alla luce il mondo interiore delle protagoniste e dire quanto le occorre.

Lo si evince ad esempio nella scena dedicata ad Hélène, quella in cui chiede spiegazioni per l’assegno di mantenimento ridotto a causa di un errore dello Stato. Un unico piano fisso su di lei, sul suo volto che si propone gentile ma su cui progressivamente si dipingono rabbia, dolore e paura. In effetti, è proprio Izïa Higelin a spiccare sulle sue colleghe co-protagoniste, tutte comunque bravissime e convincenti). Le loro interpretazioni conferiscono ulteriore realismo al racconto, permettendoci di vedere le donne prima delle amazzoni. Donne che amano, sperano e soffrono. Ed è qui che si trova racchiuso il senso del film.

Le Gang des Amazones film
Una scena del film Le Gang des Amazones

Le Gang de Amazones offre domande, non risposte

Quello di Drigeard è dunque un racconto che vuole suscitare domande e spingere a riflessioni. Sebbene la regista miri a questo obiettivo senza abbandonarsi ad un’enfasi distraente, talvolta si ha la sensazione di star assistendo ad alcune lungaggini che appesantiscono un po’ la narrazione. Una sensazione che si ha soprattutto nell’ultimo atto del film, dedicato al processo alle cinque protagoniste. Certo, è chiaro l’intento di voler raccontare anche il clamore di quelle udienze, che ebbero grande seguito, ma una maggiore condensazione avrebbe potuto forse giovare al film senza nulla togliergli.

In ogni caso, Le Gang des Amazones riesce ad essere un’opera di grande impatto, capace di emozionare e far indignare quando serve. Lancia soprattutto un monito che trent’anni dopo risulta ancora attuale, ovvero la pericolosità di una sempre maggiore sfiducia nelle istituzioni. Sfiducia che può portare ad atti sconsiderati e con forti conseguenze per chi ne viene coinvolto (convincente in tal senso la scelta di far ascoltare anche i testimoni delle rapine), ma che diventa sempre più difficile giudicare in modo completamente negativo. Il film, in questo non offre risposte facili, ma invita a considerare le tante sfumature esistenti tra nero e bianco.

Le Gang des Amazones
3

Sommario

Le Gang des Amazones ricostruisce con rigore e sensibilità la vera storia della banda di rapinatrici francesi, adottando un tono asciutto e quasi documentaristico. Nonostante qualche lentezza nel lungo atto processuale, il film colpisce per l’intensità delle interpretazioni e la capacità di suscitare empatia. Ne risulta un’opera solida e coinvolgente, che invita a riflettere sulle fratture tra cittadini e istituzioni senza offrire facili risposte.

Gianmaria Cataldo
Gianmaria Cataldo
Laureato con lode in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza e iscritto all’Ordine dei Giornalisti del Lazio come giornalista pubblicista. Dal 2018 collabora con Cinefilos.it, assumendo nel 2023 il ruolo di Caporedattore. È autore di saggi critici sul cinema pubblicati dalla casa editrice Bakemono Lab.

ALTRE STORIE