Les Filles du Soleil è il secondo lungometraggio della regista francese Eva Husson, che ha esordito nel 2015 con Bang Gang. Il film, selezionato in concorso a Cannes 2018, sembra realizzato esattamente per i “tempi che corrono”, per l’era del Time’s Up e della rivincita femminile sulla scena mondiale.
In Kurdistan, in una zona di guerra non meglio identificata, Bahar, comandante del battaglione “Les Filles du Soleil”, si sta preparando a sferrare un attacco che dovrebbe liberare la sua città natale dalle mani degli estremisti, qui, la donna spera di ritrovare suo figlio che è tenuto in ostaggio. Una giornalista francese, Mathilde, arriva a coprire l’offensiva e testimonia la storia di questi eccezionali guerrieri. Dal momento che le loro vite sono state stravolte, hanno combattuto tutte per la stessa causa: Donne, Vita, Libertà.
Le combattenti curde, diventate il simbolo della resistenza e l’aspetto più “gradevole” di un conflitto sanguinoso, sono le protagoniste di un film che, pur con le migliori intenzioni, banalizza il carattere la grinta e la forza di queste stesse donne, il loro contributo pratico e morale alla guerra, ma anche alla percezione del valore della donna e alla libertà, a cui queste donne aspirano.

Questa scelta si accompagna a una serie di ingenuità in fase di scrittura, come il parallelo tra la reporter e la comandante, tra una donna che combatte e rischia la vita come unica soluzione per andare avanti, e un’altra che volontariamente sceglie la guerra e il suo racconto.

