Home Tutto Film Recensioni L’ora più buia, recensione del film con Gary Oldman

L’ora più buia, recensione del film con Gary Oldman

0
L’ora più buia, recensione del film con Gary Oldman

L’ora più buia (come il cinema insegna) è quella che precede l’alba, l’ora più oscura della notte prima del giorno, quella più difficile da affrontare, o, nei termini di Joe Wright, il momento più difficile della storia del mondo Occidentale. Il regista britannico utilizza infatti questa espressione per dare il titolo al suo ultimo film, che vede protagonista assoluto un irriconoscibile Gary Oldman nei panni di Winston Churchill, il famoso statista che si trovò a scegliere il destino di tutta l’Europa e di consegnare alla Storia il mondo così come lo conosciamo oggi.

L’altra faccia di Dunkirk

La storia racconta è quella dei terribili giorni in cui Churchill doveva scegliere tra l’armistizio con la Germania e il proseguimento della Guerra, con tutto l’esercito britannico intrappolato sulle spiagge francesi di Dunkirk, vicenda che è stata mirabilmente raccontata da Christopher Nolan. Proprio al film di Nolan si pensa quando si vuole vedere il quadro “storico” nel complesso. Uscito a fine agosto nelle sale italiane, Dunkirk rappresenta il contraltare perfetto per L’ora più buia, in quanto mostra il silenzio, l’attesa, la tensione esasperata che dall’altra parte della Manica aspetta una risoluzione dei piani alti. Churchill decise di non arrendersi, solo contro tutti, chiese l’aiuto delle forze civili per riportare i ragazzi in patria e lo face a costo di una decisione che avrebbe potuto portare tutto l’Occidente alla rovina.

L'ora più buiaIn pochi giorni, Churchill riuscì a piegare il Parlamento alla sua fiera decisione, con uno sforzo politico e personale senza pari. Al suo fianco, incrollabile, la moglie, teneramente interpretata da Kristin Scott Thomas.

Gary Oldman da Oscar

L’ora più buia prende una pagina di storia potentissima e uno dei personaggi più controversi della storia dell’Inghilterra, e la affida alle mani di Joe Wright e Gary Oldman che trovano subito l’intesa. Oldman, attore sopraffino, noto al piccolo e al grande pubblico grazie alla varietà di ruoli interpretati in carriera, si appoggia a un pesante trucco e a uno studio filologico del personaggio, che si riflette soprattutto nella sceneggiatura (ascoltiamo più di una delle famose massime di Churchill), mentre va a cercare nel profondo l’umanità e il privato di un uomo burbero, risoluto, difficile e dai pessimi modi. Intanto Wright mette per una volta da parte la sua proverbiale macchina da presa danzante e si focalizza sul personaggio e sul dramma politico che, ci accorgiamo, diventa personale. Nei piccoli dettagli risiede la firma del regista che, pur se discretamente, fa comunque sentire la sua affascinante presenza nel film.

L'ora più buiaIl regista di Espiazione sceglie a più riprese di lasciare tutto il quadro buio, nero, ponendo al centro la figura dello statista, piegato sotto il peso degli anni e delle preoccupazioni, incorniciato da forme architettoniche e illuminato da una debole luce, una simbolica rappresentazione della solitudine che in quel momento deve aver vissuto l’uomo, di fronte al grande compito affidato al politico. La collaborazione con Dario Marianelli alle musiche, contribuisce ad apporre la firma di Wright a un film che, pur muovendosi nello spettro dei film storico/biografici, riesce a trovare lo spessore del dramma umano, dove la persona diventa artefice della storia e, in questo caso, della Storia.

L’ora più buia: trailer