L’ultima notte di Amore: recensione del film di Andrea di Stefano

Arriva in streaming su NOW il terzo lavoro del regista italiano, un noir a tinte poliziesche sorretto da un magistrale Pierfrancesco Favino

Quanto costa l’essere onesti? Qual è lo scotto da pagare per averci almeno voluto provare? A questa domanda potrebbe rispondere Franco Amore, che nei suoi 35 anni di rispettabile carriera nell’arma si è sempre distinto per essere un uomo integerrimo, pulito, giusto. Fra i motivi d’orgoglio è il non aver mai sparato un colpo a nessuno, come se questa fosse quasi stata la sua missione fin dall’inizio. Lo affermano anche i suoi colleghi, poco prima che lui depositi tesserino e pistola andando in pensione. Eppure, come ci vuole dimostrare Andrea di Stefano con L’ultima notte di Amore, terzo lavoro che lo vede in forma smagliante in cabina di regia, basta poco per far vacillare certe convinzioni o, potremmo anche dire, obiettivi. In poche ore, l’intera esistenza di Amore sarà rimessa in prospettiva, cambierà traiettoria, allontanata da quella placida tranquillità in cui il poliziotto viveva, per catapultarsi in una notte gelida e buia che lo stringerà in una forte morsa. Il film è stato presentato alla 73esima edizione del Festival di Berlino, nella sezione Berlinale Special Gala, ed è ora nella Top Ten di NOW, disponibile per lo streaming.

 

L’ultima notte di Amore, la trama

Franco Amore (Pierfrancesco Favino) è un poliziotto onesto, ligio al dovere, integro. Nei suoi 35 anni di onorata carriera può vantare il non aver mai usato la pistola per sparare un colpo a qualcuno e questo lo mostra un po’ debole agli occhi di qualcuno che vuol credersi un pezzo grosso. Mancano pochi giorni alla pensione, Amore sta finalmente per riposarsi, quando va a fare visita a un imprenditore cinese, il quale gli offre una somma consistente di denaro per fargli svolgere un’attività di security. In un primo momento, il poliziotto è combattuto: accettare o no? Non vuole che qualcosa vada storto poco prima di essere congedato dall’arma. Ma i soldi servono, ha una famiglia da mantenere, vive a Milano ma è un emigrato calabrese. Per cui acconsente, dovrà portare un carico, ma alle sue condizioni: nessuno dovrà avere armi o droghe. Eppure, quello che sta per fare, ha il sapore dell’illegalità. La notte in cui dovrà effettuare la consegna, la vita di Franco Amore cambierà per sempre, e un incidente che si trasformerà in tragedia metterà a rischio la sua onestà.

L'ultima notte d'amore film 2023

Il debutto italiano di Andrea Di Stefano

L’ultima notte di Amore si inscrive in un genere ibrido, come molti hanno già potuto notare. È, prima di ogni cosa, un noir fiero della sua natura oscura, che sottolinea però la sua sottotraccia poliziesca. In Francia si chiama polar, e Di Stefano per il suo debutto italiano (i precedenti sono entrambi produzioni internazionali) vuole davvero rendere l’esperienza una galleria di emozioni e stati d’animo tensivi, sfruttando al meglio l’uso delle immagini. Perché in L’ultima notte di Amore sono le inquadrature ad esprimersi, a parlare, a raccontare un uomo diviso, in bilico: da una parte c’è luce, dall’altra il buio più totale. Amore cammina su un filo sottile, rischiando di cadere costantemente. Il suo pensionamento dopo quest’ultima notte infuocata è a rischio, ma in quel tratto di strada, dove si è consumata la morte del suo caro amico Dino per colpa sua, niente potrebbe avere più importanza.

Cosa accadrà? Cosa ne sarà del suo domani? Ma, soprattutto, chi lo ha incastrato? Il regista induce a domandarselo costruendo la tensione, come dicevamo, per immagini, con un film puramente di regia. Una regia solida, nitida, corposa. Che incastra nella sua architettura narrativa ogni dubbio, problema e inquietudine dapprima con un ritmo dinamico, che nel climax centrale cede poi il passo a una lentezza quasi estenuante, tale da far rimanere con il fiato sospeso. A enfatizzare il racconto, una Milano torva e livida, immersa in un’atmosfera evocativa nella quale la colonna sonora incalzante (come accade nel piano sequenza aereo iniziale) gioca un ruolo fondamentale.

Franco Amore

È chiaro però, e lo è sin dalle prime scene, che L’ultima notte di Amore si erge interamente sulle spalle di un magistrale Pierfrancesco Favino, la cui espressività facciale sembra sempre prestarsi bene a questo tipo di performance strutturate. Favino ci consente di accedere ai chiaroscuri esistenziali di un uomo che, in qualche maniera, si è lasciato alla fine tentare, per poi venire braccato su tre fronti: dalla legge e dallo Stato, che ha fatto rispettare e che ha servito, dai colleghi corrotti e infine dalla criminalità. È l’affresco di un essere umano al confine: da una parte la giustizia dall’altra l’inganno. I dubbi, le turbolenze emotive, il senso di oppressione, Favino ce li restituisce tutti senza alcuna sbavatura, confermandosi uno degli attori più bravi nel panorama cinematografico italiano. L’ultima notte di Amore è Franco Amore. È Pierfrancesco Favino che si lascia completamente scivolare in un personaggio che, alla fine, scopriamo non essere poi così davvero onesto. Perché in fondo, e purtroppo, siamo tutti corruttibili. In un modo o nell’altro.

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RASSEGNA PANORAMICA
Voto di Valeria Maiolino
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Valeria Maiolino
Classe 1996. Laureata in Arti e Scienze dello Spettacolo alla Sapienza, con una tesi su Judy Garland e il cinema classico americano, inizia a muovere i primi passi nel mondo della critica cinematografica collaborando per il webzine DassCinemag, dopo aver seguito un laboratorio inerente. Successivamente comincia a collaborare con Edipress Srl, occupandosi della stesura di articoli e news per Auto.it, InMoto.it, Corriere dello Sport e Tutto Sport. Approda poi su Cinefilos.it per continuare la sua carriera nel mondo del cinema e del giornalismo, dove attualmente ricopre il ruolo di redattrice. Nel 2021 pubblica il suo primo libro con la Casa Editrice Albatros Il Filo intitolato “Quello che mi lasci di te” e l’anno dopo esce il suo secondo romanzo con la Casa Editrice Another Coffee Stories, “Al di là del mare”. Il cinema è la sua unica via di fuga quando ha bisogno di evadere dalla realtà. Scriverne è una terapia, oltre che un’immensa passione. Se potesse essere un film? Direbbe Sin City di Frank Miller e Robert Rodriguez.
lultima-notte-di-amoreAndrea di Stefano costruire il suo film a misura del suo Pierfrancesco Favino, con una regia corposa che parla per immagini, creando una tensione palpabile, che cresce minuto dopo minuto. Il suo terzo lavoro, dopo i primi due internazionali, conferma la bravura del regista di mettere in piedi un prodotto di genere molto valido.