Marcel the Shell: la recensione del film d’animazione candidato agli Oscar

Candidato agli Oscar nella categoria "Miglior film d'animazione", il film è una toccante riflessione sulla famiglia, la crescita e i legami della vita.

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Quanta strada che ha fatto la piccola conchiglia Marcel, dai primi cortometraggio che nel 2010 lo hanno visto diventare una star di YouTube, con oltre 48 milioni di visualizzazioni, sino ad un lungometraggio a lui dedicato e ora candidato anche agli Oscar 2023 come miglior film d’animazione. Marcel the Shell, questo il titolo del film diretto da Dean Fleischer-Camp, l’ideatore (insieme all’attrice Jenny Slate, voce originale di Marcel) del tenero personaggio, è divenuto infatti un vero e proprio caso cinematografico, complice l’irresistibile fascino del piccolo mollusco e i tanti sentimenti messi in gioco nel corso della pellicola.

 

Costruito come un mockumentary che unisce riprese in live-action con animazione stop motion, il film ha dunque per protagonista Marcel, un’adorabile conchiglia alta poco più di due centimetri, con un grande occhio e scarpe da ginnastica. Un tempo circondato da parenti e amici, egli vive ora un’esistenza allegra ma solitario con la nonna Connie (la cui voce è quella di Isabella Rossellini). Quando viene scoperto da un regista di documentari di nome Dean, Marcel si ritrova inaspettatamente a diventare protagonista di una serie di brevi video, che lo rendono una vera e propria star del web. Con la popolarità raggiunta, si riaccende in lui la speranza di ritrovare la famiglia perduta.

Il piccolo grande cuore di Marcel

Protagonista di tre cortometraggi girati tra il 2010 e il 2014, Marcel è diventato negli Stati Uniti un vero e proprio fenomeno mediatico capace di divertire ed emozionare semplicemente offrendo nuovi punti di vista sulla realtà che ci circonda. In quei brevi filmati come in questo lungometraggio a lui dedicato, il simpatico personaggio ci invita infatti all’interno della sua quotidianità, scandita da avventure in giro per la villa in cui abita, la realizzazione di ingegnose invenzioni per procurarsi da mangiare o dalle riflessioni sulla propria natura e sui legami che ha con quanti intorno a lui.

Come spesso accade, per rendersi conto delle bellezze intorno a sé ci vuole qualcuno che sappia guardarle in modo inedito e da prospettive diverse. Marcel è quel qualcuno e seguendolo con fare documentaristico il regista gli offre un vero e proprio palcoscenico dal quale raccontare la sua storia, nella quale ognuno può ritrovare un po’ di sé. Questo perché dietro la buffa natura del protagonista e il particolare stile del film si nascondono temi e sentimenti propri di ogni essere umano, dal valore dei legami affettivi all’importanza di cercare la felicità nelle piccole cose.

Nello sguardo di Marcel c’è tutto lo stupore e l’innocenza di un bambino, ma anche tutta l’ampia gamma di paure ed emozioni umane, tra cui spicca quel timore del cambiamento sempre più diffuso. Più ci si addentra nel film, dunque, più questo si rivela essere una toccante favola, adatta a piccoli e adulti, capace di far ricordare o insegnare il valore di tante cose troppo spesso date per scontate. Il cuore di Marcel the Shell sta dunque tutto qui, nella semplice, sincera e tenera esaltazione di un mondo emotivo da proteggere e arricchire continuamente.

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Marcel the Shell diverte, commuove e fa sognare

Alla luce di ciò, non bisogna dunque aspettarsi un film strutturalmente “forte”, quanto più un continuo susseguirsi di episodi, più o meno legati tra loro, che hanno l’obiettivo di evocare stati d’animo e sensazioni.  Con questo suo film, Fleischer-Camp sembra mirare dunque ad offrire un’opera che aiuti a fuggire dai ritmi frenetici della vita, invitando piuttosto a concedersi una pausa, un respiro più profondo, per ritrovare quell’equilibrio esistenziale e quel valore delle cose che con troppa facilità si smarrisce. Liberandosi dunque da certe rigidità narrative, Marcel the Shell trova la forza di rappresentare tutto ciò e facendolo, soprattutto, senza scadere mai (ed era un rischio enorme considerando quanto va a narrare) nello strazio emotivo.

Occorre dunque concedere al film il tempo necessario per svelarsi e far superare allo spettatore quell’incertezza che subentra dopo poco dall’inizio, durante la quale ci si può sentire spaesati circa la direzione che prenderà il racconto. Nel momento in cui ogni tassello andrà al proprio posto Marcel, con il suo umorismo e la sua genuinità, non mancherà di divertire e commuovere in modo sincero lo spettatore, i cui occhi saranno poi allietati dalle animazioni utilizzate per dar vita al protagonista e i suoi amici. La singolarità di quest’opera lo rende certamente una sorta di unicum nella categoria per cui è candidato agli Oscar, ma è una gradita sorpresa a cui è difficile restare indifferenti.

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Gianmaria Cataldo
Laureato in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è un giornalista pubblicista iscritto all'albo dal 2018. Da quello stesso anno è critico cinematografico per Cinefilos.it, frequentando i principali festival cinematografici nazionali e internazionali. Parallelamente al lavoro per il giornale, scrive saggi critici e approfondimenti sul cinema.
marcel-the-shell-recensione-filmMockumentary a tecnica mista, dove si fondono live action e animazione, Marcel the Shell è quel tipo di opera a cui bisogna concedere un tempo prima che possa svelarsi completamente. Quando ciò avviene, il film si rivela una toccante riflessione sulla famiglia, la crescita e i legami della vita. Dean Fleischer-Camp, il regista, narra tutto ciò senza mai scadere nello strazio, ma anzi tenendo perfettamente in equilibrio il film tra la dolcezza, il divertimento e la commozione genuina.