Marina: recensione del film con Luigi Lo Cascio

Nel film Marina del regista fiammingo Stijn Coninx, il racconto della genesi della famosissima hit di Rocco Granata si rivela un pretesto utilizzato per narrare piuttosto l’epopea dei minatori italiani in Belgio. Nel 1946 De Gasperi firmò un accordo con il ministro belga Van Hacker che prevedeva l’acquisto di carbone ad un prezzo di mercato in cambio dell’impegno italiano di mandare cinquantamila uomini per il duro e pericolosissimo lavoro in miniera. Tra il ’46 e il ’57, in Belgio arrivano centoquarantamila italiani. Il contratto prevede cinque anni di miniera, con l’obbligo tassativo, pena l’arresto, di farne almeno uno. Anche Salvatore Granata (Luigi Lo Cascio), padre del piccolo e vivace Rocco, non trovando un’occupazione decente in Calabria, decide di partire.Dice alla famiglia che starà via solo tre anni e poi tornerà al paese arricchito ma in realtà anche lui ha l’obbligo di rimanere in Belgio per cinque lunghi anni.

 

Temendo le possibili infedeltà della moglie (Donatella Finocchiaro), dopo un lungo anno si fa raggiungere da tutta la famiglia. Inizia un periodo molto duro per il piccolo Rocco che si ritrova da un momento all’altro, ad essere uno straniero e a dover combattere contro i pregiudizi degli abitanti del luogo cercando faticosamente di integrarsi. Il piccolo, però, è molto determinato anche perchè ha un obiettivo da raggiungere: la musica. Il padre, che da principio accetta che il figlio coltivi la sua passione solo a livello di hobby, inizia a frapporsi con forza e violenza tra il ragazzo ed il suo sogno nel momento in cui Rocco, divenuto un giovane uomo (Matteo Simoni), è deciso a fare di questa sua passione il suo futuro lavoro. Il film è stato campione di incassi in patria ed ha vinto anche a alcuni premi ma per quanto riguarda lo stile, non si può sicuramente parlare di un film d’autore.

Stijn Coninx sipone completamente a servizio di questo romanzo di formazione sacrificando uno sguardo personale sul racconto. Il risultato è un prodotto border line che si pone al confine tra il cinema e la fiction televisiva tendendo maggiormente verso questa seconda direzione. L’aspetto emozionale è il fulcro della vicenda che si concretizza nella narrazione dello scontro generazionale (padre -figlio) e nello scontro tra diverse culture (italiani-fiamminghi). Per quanto riguarda quest’ultimo aspetto Coninx tenta di evitare la facile generalizzazione mostrandoci italiani solo buoni e fiamminghi solo cattivi e ciò si dimostra uno degli aspetti positivi del film.

La storia d’amore tra Rocco ed Helena (Evelien Bosmans), creata appositamente per il film, risente molto, invece, di questa sua natura artificiosa pescando a piene mani dai cliché del genere storia d’amore contrastata. Nel complesso Marina si rivela un film gradevole, molto emozionante ma portando avanti il suo intento di mettere in scena un dramma universale, Coninx ci propone, piuttosto, la classica fiaba su di un ragazzo che riesce a realizzare i suoi sogni.

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