Nel 1997 un giovane Johnny Depp debutta dietro la macchina da presa per dirigere Il coraggioso, film che lo vede recitare accanto all’amico Marlon Brando nei panni di un nativo americano che prende parte ad uno snuff movie. Quella sua opera prima venne accolta in modo molto negativo, cosa che sembrò stroncare sul nascere la carriera come regista di Depp. Per 27 anni ciò è stato vero, ma ora eccolo di nuovo dietro la macchina da presa per Modì – Tre giorni sulle ali della follia, film che – insieme a Jeanne Du Barry: La favorita del re – rappresenta un po’ il suo “ritorno in auge” dopo le turbolente vicende personali.
Il film, scritto da Jerzy Kromolowski e Mary Olson-Kromolowski a partire dall’opera teatrale Modigliani: A play in three acts di Dennis McIntyre, sembrò da subito essere il progetto giusto per il ritorno di Depp alla regia. Modigliani – che trova in Riccardo Scamarcio l’interprete ideale – e la sua turbolenta vita possono per lui essere non solo uno specchio della propria attività come artista ma anche l’occasione per sbizzarirsi con una serie di idee registiche di vario genere. Così facendo il film acquista una natura decisamente insolita, certamente espressione della personalità del suo regista e del suo protagonista, ma anche profondamente respingente.
La trama di Modì – Tre giorni sulle ali della follia
Il film offre un viaggio di settantadue ore nella vita dell’artista bohémien Amedeo Modigliani, Modi per i suoi amici. Una serie caotica di eventi attraverso le strade di una Parigi dilaniata dalla guerra nel 1916. In fuga dalla polizia, con il desiderio di porre fine alla sua carriera e lasciare la città, respinto dai suoi colleghi artisti e dalla sua musa, Beatrice Hastings (Antonia Desplat). Modi chiede consiglio al suo mercante d’arte e amico, Leopold Zborowski, e, dopo una notte di allucinazioni, il caos nella sua mente raggiunge il culmine quando si trova di fronte a un collezionista americano, Maurice Gangnat (Al Pacino), che ha il potere di cambiargli la vita.
Le molte – forse troppe – anime di Modì
Si diceva della natura respingente del film. Difficile non pensarlo quando ci si ritrova davanti ad un’opera così rocambolesca, ricca di elementi, particolarità, cambi di registro e di genere. Si passa infatti con grande nonchalance dalla comicità scurrile al horror, passando per il romanticismo, esaltando talora una certa impostazione teatrale, attraversando inserti (superflui) da commedia slapstick dell’epoca del mutuo, dotandosi di una colonna sonora farsesca e fino a giungere ad alcune sequenze oniriche e surreali. Sfortunatamente non tutti questi elementi funzionano come dovrebbero e spesso e volentieri mal si incastrano gli uni con gli altri, generando quella certa difficoltà ad accogliere il film.
Certo, in mezzo a questo grande e incontrollato caos ci sono una serie di considerazioni da fare che possono, se non rendere più gradevole il film, quantomeno fornire una possibile spiegazione di questa sua natura così strampalata. Come si diceva in apertura, Modì – Tre giorni sulle ali della follia è un film che ci si aspetterebbe da una personalità larger than life quale è Depp, che si abbandona dunque a tutta una serie di vezzi, dettagli e virtuosismi che a loro modo lo rappresentano. Dall’alto lato, seguendo la sceneggiatura, egli sembra intenzionato a dar vita ad un film sregolato ed eccessivo proprio come era Modigliani. Un film, dunque, che il pittore avrebbe potuto apprezzare.
Si può allora scegliere se accettare o meno queste possibili letture del film, che rimane in ogni caso zoppicante sotto molti punti di vista, a partire dal fatto che della personalità di Modigliani non sempre riesce ad emergere qualcosa, talvolta schiacciata proprio da quegli orpelli che dovrebbero raccontarla ma che finiscono in realtà per essere una distrazione. Fortunatamente, si testimonia anche la presenza di sequenze, scene o anche solo inquadrature particolarmente riuscite, come il finale o l’incontro tra Modigliani e Gagnat. Qui, ad esempio, Depp sembra calmare il proprio estro, asciugandosi nei toni e permettendo alla scena di vivere grazie al dialogo dei due protagonisti.
Un omaggio agli artisti di tutto il mondo
In generale, chi si aspettava un biopic su Modigliani potrebbe rimanere estremamente deluso, perché pur narrando tre giorni di un preciso momento della vita dell’artista – e tutto il contesto che lo circonda, a partire dalla Grande guerra in corso -, il film si concentra principalmente sulla sua fame di arte, sulla sua ricerca di un riconoscimento tanto agognato e sui compromessi che si possono o non possono accettare per la fama. Riccardo Scamarcio, dopo aver dato recitato in L’Ombra di Caravaggio, si cimenta dunque con un altro pittore diviso tra genio e sregolatezza, fornendo stavolta ancor di più una prova attoriale particolarmente convincente nel suo essere sopra le righe.
Ma evidentemente – come si accennava – l’intento di Depp non era quello di raccontare Modigliani. Il pittore diventa un pretesto per raccontare la figura dell’Artista, sregolato e passionale, sognatore e capace di accogliere in sé sacro e profano. Nel Modigliani di Depp si possono ritrovare molti degli iconici personaggi da lui interpretati nel tempo, cosa che ancor di più permette di considerarlo un suo vero e proprio alter ego. “Volevo raccontare una storia universale di amore, arte e rifiuto affinché chiunque possa trovare qualcosa per cui lottare, qualcosa a cui associarsi e connettersi, in quell’infinito groviglio che è la vita, l’esistenza, il risultato stesso della creazione“, ha infatti affermato Depp.
Il suo modo di farlo è attraverso un film che, come già detto, dimostra tutti i suoi interessi artistici, qui riuniti anche a discapito di tutto e tutti. Viene da pensare – con le ovvie differenze – a Megalopolis, il film di Francis Ford Coppola che tanto sta dividendo per la sua natura altrettanto caotica e tutt’altro che conciliante. L’arte non deve esserlo, mai, ma probabilmente c’è modo e modo e con Modì – Tre giorni sulle ali della follia, Depp ci consegna un’opera della quale sembra aver perso il controllo, col dubbio però che potesse essere proprio questo il suo intento. Alla luce di ciò, si sceglierà di amarla od odiarla proprio in virtù di questo suo essere totalmente anarchica.
Modì - Tre giorni sulle ali della follia
Sommario
Johnny Depp fa confluire in Modì – Tre giorni sulle ali della follia tutti i suoi interessi artistici, dando vita ad un continuo cambio di registri e di genere, inserendo elementi e dettagli di ogni tipo, proponendo in sostanza un’opera che straborda e sembra rispecchiare in pieno tanto la personalità del suo protagonista quanto quella del suo regista. Sta alla singola sensibilità degli spettatori decidere se tutto ciò è un bene o un male, ma di certo si è di fronte al cospetto di un film respingente e tutt’altro che conciliante.