Non ci resta che il crimine: recensione del film di Massimiliano Bruno

Ischia Film Festival

Dopo i recenti successi di Gli ultimi saranno ultimi e Beata Ignoranza, Massimiliano Bruno torna al cinema con Non ci resta che il crimine, da lui diretto e scritto insieme a Andrea Bassi, Menotti e Nicola Guaglianone, già autori di Lo chiamavano Jeeg Robot. Il film ha per protagonisti Marco Giallini, Alessandro Gassmann, Edoardo Leo, Gianmarco Tognazzi e Ilenia Pastorelli, e fonde comicità e genere poliziesco per un risultato lodevole e di buon intrattenimento.

 

Il film segue le vicende di Moreno (Marco Giallini), Sebastiano (Alessandro Gassmann) e Giuseppe (Gianmarco Tognazzi), amici di lungo corso che per un imprevedibile scherzo del destino si ritrovano catapultati nella Roma del 1982, ritrovandosi faccia con Renatino (Edoardo Leo), capo della banda criminale del quartiere. Nel tentare di ritornare al presente, i tre saranno costretti a vedersela con una serie di ostacoli e beffardi imprevisti.

La commedia diretta da Bruno dichiara sin da subito il suo intento di riformulare l’immaginario di un genere fondendolo con un tocco di comicità e fantasy. Questa commistione di generi, di cui gli sceneggiatori avevano già dimostrato capacità con Lo chiamavano Jeeg Robot, si afferma ancora una volta come un’interessante chiave per rielaborare la commedia italiana. A ciò il regista associa uno stile registico che richiama in causa i film polizieschi degli anni ’80. Ricco di zoom, split screen, inquadrature deformanti ed elaborati movimenti di macchina, il film riesce, sostenuto da una buona regia, a trovare la propria identità.

Non ci resta che il crimine resta però prima di tutto una commedia, e riesce ad esserlo anche grazie al buon feeling tra gli attori protagonisti. Ognuno di loro ha modo di portare avanti il proprio percorso e il proprio arco narrativo, trovando nelle scene corali l’occasione per gag comiche il più delle quali ben costruite e riuscite. È però Edoardo Leo, nei panni inediti del cattivo, a spiccare su tutti, dimostrando nuovamente grande versatilità e riuscendo a convincere con il suo Renatino, mostrandone punti di forza e punti di debolezza.

Non tutto funziona all’interno del film, come alcuni risvolti di sceneggiatura che appaiono poco convincenti, specialmente verso il terzo atto del film, o alcune battute poco memorabili, ma Non ci resta che il crimine riesce comunque ad inserirsi degnamente in un filone di commedie che attraverso il genere ricercano una propria originalità in un contesto generale sempre meno creativo. Puntando, a ragione, sui propri protagonisti, e su di un immaginario cinematografico celebre in Italia, il film guadagna in buon intrattenimento e vince la sua sfida.

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RASSEGNA PANORAMICA
Gianmaria Cataldo
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Gianmaria Cataldo
Laureato in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è un giornalista pubblicista iscritto all'albo dal 2018. Da quello stesso anno è critico cinematografico per Cinefilos.it, frequentando i principali festival cinematografici nazionali e internazionali. Parallelamente al lavoro per il giornale, scrive saggi critici e approfondimenti sul cinema.
non-ci-resta-che-il-crimineNon tutto funziona all’interno del film, come alcuni risvolti di sceneggiatura che appaiono poco convincenti, specialmente verso il terzo atto del film, o alcune battute poco memorabili, ma Non ci resta che il crimine riesce comunque ad inserirsi degnamente in un filone di commedie che attraverso il genere ricercano una propria originalità in un contesto generale sempre meno creativo.