Ogni grande male ha una sua causa e una sua origine, e lo stesso vale per il piccolo e diabolico Damien, entrato nella storia dei cinema grazie a Richard Donner. Con il film di Arkasha Stevenson, Omen – L’origine del Presagio, al cinema dal 4 aprile con The Walt Disney Company, ci si sposta proprio in quel punto della storia ancora oscuro, il primo presagio (il titolo originale è infatti The First Omen), quel momento che ha visto la… nascita dell’Anticristo.
Omen – L’origine del Presagio, la trama
La storia si svolge a Roma, negli edifici di un convento, in cui la giovane e devota Margaret, novizia statunitense, è pronta a prendere i voti. Cresciuta in un orfanotrofio, la giovane donna ha una fede incrollabile e si approccia alla prospettiva di una vita monastica con grande serenità. Tuttavia, il collegio dove soggiorna e le sue monache cominceranno presto a sembrarle sospetti, soprattutto quando una ragazzina, ospite della struttura, comincerà a risvegliare in lei ricordi oscuri di un passato che credeva una sua fantasia. Margaret si trova così invischiata in un misterioso complotto che la vedrà giocare un ruolo fondamentale per la salvezza (o la dannazione) dell’umanità.
Con un titolo che è una dichiarazione di intenti, Omen – L’origine del Presagio racconta la storia di come Damien sia finito adottato da Robert Thorn di Gregory Peck, non senza essere una furba e a suo modo brillante storia indipendente che può benissimo fare a meno del suo illustre predecessore per essere apprezzato.
La Roma sinistra di Arkasha Stevenson
Partiamo dall’ambientazione: la Roma del film di Arkasha Stevenson è una città contraddittoria, tanto solare e splendente di giorno, quanto sinistra e oscura di notte. Racconta il potere temporale della Chiesa, che lì ha sede, e lo mostra nella sua imponenza, indugiando su edifici, istituzioni, luoghi che ne rappresentano il prestigio, ma propone anche un ambientazione storica, la metà degli anni ’70, in cui la città reale cominciava a essere sempre più lontana dall’influenza di quel potere. Le rivolte studentesche rappresentano in maniera didascalica ma efficace quel momento storico in cui l’influenza della Chiesa sulla popolazione cominciava a venir meno, lasciando spazio a ambizioni e affermazioni individuali di diversa natura.
Un altro punto di grande interesse nel film di Arkasha Stevenson è sicuramente la declinazione scelta per raccontare l’orrore. Il film simpatizza di più con il thriller che con l’horror, salvo qualche concessione molto grafica e per questo efficace, e focalizza il suo sguardo sul corpo scevro di qualsiasi connotazione sensuale, come strumento anche soggetto a mutazioni e cambiamenti pur di adempiere il suo scopo. Omen – L’Origine del Presagio palesa una vocazione (è il caso di dirlo) al body horror e alla strumentalizzazione della fisicità femminile, soprattutto in una convinta e decisa ottica anti-clericale, scelte narrative che ricordano precedenti illustri, di cui il più evidente è il capolavoro di Roman Polanski Rosemary’s Baby.
Nell Tiger Free è la protagonista di Omen – L’Origine del Presagio
A guidare questa discesa agli inferi vera e propria c’è il volto pulito di Nell Tiger Free che sembra perfettamente a suo agio in atmosfere sinistre, forte anche dell’esperienza sul set di Servant, in cui interpreta Leanne Grayson. Al suo fianco, oltre ai veterani Bill Nighy e Sonia Braga, anche l’esordiente Nicole Sorace, in un ruolo decisamente importante e che fa sfoggio di una grande presenza scenica, nonostante la giovane età e l’inesperienza. La sua Carlita è magnetica. Ben più conosciuto al pubblico italiano è invece Andrea Arcangeli (Il Divin Codino), con un ruolo minore ma, si scoprirà fondamentale per lo sviluppo della vicenda.
Nella saturazione contemporanea, soprattutto legata al cinema di genere che viene visto come tipo di narrazione più abbordabile, Omen – L’Origine del Presagio spicca per linearità, gusto della messa in scena e scelte estetiche e linguistiche che ne fanno una riflessione intelligente sulla contemporaneità, con un occhio femminile evidente ma mai invadente.