Parking Lot 3D – recensione

Nel parcheggio coperto di un centro commerciale una ragazza non riesce più a trovare la sua auto e, mentre la sta cercando in una zona un po’ isolata dell’enorme sotterraneo, perde i sensi. Al suo risveglio è notte, il parcheggio è totalmente vuoto e lei non ha modo di comunicare con l’esterno per chiamare aiuto. In breve scoprirà di non essere affatto sola laggiù e di essere la vittima prescelta di una caccia all’uomo che ha come arena proprio quel parcheggio.

 

Presentato come il primo film 3D italiano ad uscire nelle sale, Parking Lot ha forse uno dei limiti maggiore che una pellicola possa avere: la storia. Leggendo la trama si può immaginare l’evidente precarietà di un concept che non solo non appassiona e non coinvolge ma che è anche privo di qualsiasi artificio drammaturgico, procedendo a singhiozzo in una storia priva di suspense e tensione, e questo è tutto dire per un sedicente thriller. Al contrario, il film è ricco di momenti da soap e melodramma che stonano in maniera evidente  con le aspirazione della pellicola. Non solo, la scrittura è a tratti ingenua e incapace di sposarsi con il 3D.

Dimenticatevi la stereoscopia così come lo conosciamo. La composizione delle immagini ha dei limiti talmente evidenti che a tratti rende completamente impraticabile la stessa visione del film. Un 3D sperimentale che ha sicuramente bisogno di ulteriore messa a punto e che se in alcune parti riesce ha dare un minimo di profondità alle immagini, fallisce invece nelle inquadrature ravvicinate e nel tentativo di spettacolarizzare la visione. A queste debolezze fa eco anche una precaria regia, danneggiata dall’inserimento di continui e insistenti particolari fini a se stessi e che a tratti rendono esasperante la visione. Altro grosso limite è la messa in scena, spoglia e povera. Anche il cast rientra nel complessivo quadro di insufficienza. L’unica nota positiva sono alcuni passaggi di musiche che sorprendentemente si rivelano interessanti ma missate male con le immagini.

Il primo tentativo made in Italy nel 3D si dimostra un insuccesso su tutta la linea. Non ci resta che attendere un ulteriore tentativo da parte del nostro cinema, nella speranza che ci sia maggiore consapevolezza nel comprendere i propri limiti e maggiore intelligenza nel sfruttare le proprie virtù.

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