I più grandi di tutti: recensione del film

I più grandi di tutti

I Più grandi di tutti porta sul grande schermo la storia dei Pluto, un gruppo rock in voga negli anni ’90 che, dopo essersi sciolto, ha fatto perdere le proprie tracce. Infatti, i componenti della band, dimenticati i sogni di gloria da palcoscenico, hanno continuato le loro vite lontani dal panorama musicale: Mao (Marco Cocci) è un barman pieno di debiti, Sabrina (Claudia Pandolfi) si è sistemata con un uomo serio e perbene, Loris (Alessandro Roja) si è sposato ed ha un figlio, mentre Rino (Dario Kappa Cappanera) è un operaio con contratto a tempo indeterminato. I quattro, però, vengono inaspettatamente contattati da un giornalista musicale, Ludovico Reviglio (Corrado Fortuna) che, da sempre innamorato della loro musica, vorrebbe fare un documentario su di loro, corredato da un’intervista.

 

I più grandi di tutti, il film

L’opportunità di tornare alla ribalta sembra inizialmente infastidire gli ex-rockers, chiusi ormai nelle loro vite monotone e spente, ma poi, grazie all’entusiasmo di Ludovico (e ad una consistente somma di denaro) i Pluto accettano di concedere un’intervista al giornalista e di tornare a suonare in occasione di un grande concerto. I più grandi di tutti, diretto da Carlo Virzì (fratello di Paolo Virzì) e in uscita nelle sale il 4 aprile, è una commedia sorprendente sotto diversi punti di vista. Il regista, infatti, che firma anche la sceneggiatura e le musiche, riesce ad omaggiare un certo tipo di musicisti, quelli tagliati fuori dai grandi circuiti e che si muovono con un camioncino scassato per suonare di fronte a quattro persone e, contemporaneamente, a creare un film che fa una velata critica al sistema musicale italiano.

I più grandi di tutti, inoltre, ha il merito di trovarsi molto lontano rispetto alle commedie dalla sceneggiatura e fotografia approssimative cui siamo (purtroppo) abituati. Qui ogni personaggio ha una sua parabola, una sua storia e, grazie all’ottimo cast, un’interpretazione credibile. A questo proposito è interessante notare come, proprio per una scelta registica (e promozionale) il film si diverta a giocare sul sottile confine tra finzione e realtà. Nei titoli di coda, ad esempio, scorrono mini interviste a grandi artisti italiani che dicono la loro sui Pluto e su youtube si può trovare un loro video (Vado al mare, tratto dal loro album Paraculo), un fake creato appositamente per creare curiosità e aspettative (e che ha già quasi 3000 visualizzazioni).

Il film di Virzì, quindi, oltre a far sorridere, racchiude in sé una sorta di nostalgia per i sogni infranti del passato, una riflessione sul presente e uno spiraglio aperto per il futuro. Davvero niente male.

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