Posti in piedi in Paradiso: recensione del film di Carlo Verdone

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Carlo Verdone torna al cinema con Posti in piedi in Paradiso, una commedia dai toni dolceamari. I suoi protagonisti, come spesso accade, sono dei falliti o poco ci manca, ma quello che è evidente è che non fanno nulla di costruttivo per uscire fuori da questa situazione, è lo stesso personaggio interpretato da Verdone, l’ex produttore musicale di successo Ulisse a dirlo: “Siamo una generazione di disastrati”.

 

I tre protagonisti di questo film, che hanno vissuto quasi, sembrerebbe, una vita precedente di successi e riconoscimenti, non sono riusciti a rimettersi in discussione una volta che il caso e magari il troppo orgoglio hanno rovinato il loro equilibrio precedente.  In effetti, quello che emerge da questa commedia, è non la  volontà dei tre di riscattarsi, ma piuttosto quella di svoltare, così come volevano fare i “soliti ignoti di Mario Monicelli 50 anni fa.

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La trama di Posti in piedi in Paradiso

In Posti in piedi in Paradiso Ulisse, Fulvio e Domenico vivono in una situazione di precarietà fuori tempo massimo: tutti tra i 40 e i 50 anni, divorziati, sono ex uomini di successo caduti in disgrazia dopo la separazione dalle compagne e la relativa spesa mensile per gli alimenti. I tre si trovano insieme un po’ per caso un po’ per sopravvivenza, e a loro si uniranno altre persone più o meno nella stessa situazione, a testimonianza che la precarietà non è appannaggio solo dei trentenni.

Gli inadeguati protagonisti di Posti in piedi in Paradiso

Così Domenico (Marco Giallini) sbarca il lunario affittando case di giorno, accompagnando anziane signore di notte e cercando la fortuna con il gratta e vinci, Fulvio (Pierfrancesco Favino), ex critico cinematografico  ridimensionato alla cronaca rosa perché reo di avere concupito la moglie del direttore del giornale per cui lavora, cerca di mantenere un contegno ma allo stesso tempo seduce una starlette ventenne affascinandola con le sue conoscenze cinematografiche, e Ulisse, appunto, ex discografico, si aggrappa al passato glorioso, dal quale non si vuole separare, come non si vuole separare dalla cintura appartenuta a Jim Morrison che ha nel negozio di vinili che gestisce e in cui abita, finché non decide di dividere un appartamento con gli altri due disgraziati.

Pierfrancesco Favino in Posti in piedi in Paradiso
Pierfrancesco Favino in Posti in piedi in Paradiso. Cortesia di Filmauro

A loro si unisce una cardiologa un po’ svampita e un po’ sopra le righe, interpretata da Micaela Ramazzotti che conferma la sua bravura in ruoli leggeri e comici con tempi, mimica e interpretazione perfetti che fa da tratto di unione tra la generazione dei tre e quella dei figli, che ai loro occhi è altrettanto disgraziata, ma che invece nasconde la volontà di riscatto che i tre genitori non hanno.

Un film perfettamente verdoniano

Da un lato quindi Verdone comunica un certo sconforto per i tempi attuali ma porge uno speranzoso occhio al futuro e alle generazioni future, che da questo film escono comunque più coscienti dei padri di cosa sia essenziale fare per riscattarsi nella vita. Ulisse, in particolare, è un personaggio da cui traspare molto Verdone, anzi, il personaggio si adatta alle caratteristiche ormai note del personaggio verdoniano: sono suoi alcuni tic e manie che ormai sono diventate note a chi lo conosce, come la sua ipocondria e la conoscenza perfetta di alcune patologie e i medicinali adatti alla cura.

Tutto questo complesso panorama, dunque, lo si ritrova in una commedia divertente che trova nei suoi protagonisti il suo maggior pregio. Le gag ideate da Verdone, infatti, convincono anche stavolta e sono impreziosite dalla qualità di interpreti come Pierfrancesco Favino e Marco Giallini, che ben si calano nei panni dei loro personaggi e ne restituiscono un ritratto umano composto soprattutto da tutte le quelle fragilità tanto tenere quanto vere, nelle quali è facile ritrovarsi.

Posti in piedi in Paradiso
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Sommario

Con Posti in piedi in Paradiso Verdone comunica un certo sconforto per i tempi attuali e alla sua generazione apparentemente fuori tempo per certe dinamiche, ma porge anche uno speranzoso occhio al futuro e alle generazioni future. Il tutto in una commedia divertente che trova nei suoi protagonisti il suo maggior pregio.

Alice Vivona
Alice Vivona
Laureata in filmologia all'universitá Roma Tre con una tesi sul cinema afroamericano. Si guadagna il pane facendo la video editor, ma ama scrivere dei film che vede, anche su superficialia.tumblr.com Scrive per cinefilos da Settembre 2010

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