È stato aggiunto all’ultimo minuto al concorso internazionale della 35ª edizione del Noir in Festival e c’è da essere lieti che ciò sia avvenuto. Parliamo di Golpes, opera prima dello spagnolo Rafael Cobos (meglio noto come sceneggiatore di La isla minima e Prigione 77), che si afferma come uno dei film più belli – seppur non privo di difetti – di questa edizione del festival, proponendo un racconto molto intimo che guarda però in modo diretto alla storia della Spagna e al periodo della dittatura franchista. Così, in quello che si potrebbe riassumere come un film di “guardie e ladri”, si ritrova una più ampia riflessione sulle ferite mai del tutto rimarginate di un paese che fa ancora i conti con quei drammatici anni.
La trama di Golpes
Migueli (Jesús Carroza) è un criminale ed è appena uscito dal carcere. Fuori trova la Spagna in piena trasformazione dei primi anni Ottanta. È ora di guardare al futuro, ma prima deve guarire le ferite del passato. Per farlo, ha bisogno di molti soldi e in fretta. Appena arrivato a Siviglia, si riunisce alla sua vecchia banda e insieme compiono una serie di rapine: filiali di banche, gioiellerie, persino il primo casinò della zona. La missione non è affatto semplice: la polizia, infatti, ha assegnato il caso a suo fratello Sabino (Luis Tosar), che conosce perfettamente il suo modo di pensare. Migueli, però, non si ferma, è determinato ad andare fino in fondo.

La storia della Spagna sulle spalle di due fratelli
Cobos tenta dunque di rielaborare nel suo film il valore della memoria della resistenza alla dittatura e i legami familiari, in un’epoca in cui la società spagnola stava vivendo mutazioni rilevanti. Sceglie dunque un registro molto emozionale, che guida l’intera narrazione sin dal drammaticissimo prologo, ambientato nel pieno della dittatura. Quando poi ci si sposta in avanti nel tempo, la Spagna è un paese profondamente cambiato, così come lo sono i suoi due protagonisti. Due personaggi che, pur se legati dallo stesso sangue, hanno intrapreso due percorsi completamente diversi.
Una dinamica vista tante volte al cinema e presente a suo modo nel Noir in Festival 2025 anche nel francese Brûle le sang. In questo caso i due protagonisti diventano due modi diversi di guardare alla Spagna post-dittatura: da un lato l’accettazione di ciò che è stato e il conformarsi ai sistemi che ne sono conseguiti, dall’altro l’impossibilità di venire a patti con quel passato e la volontà di riesumare i cadaveri (letteralmente) per confrontarsi con quei traumi e sfidarli a viso scoperto. Questi sono Sabino e Migueli, posti l’uno contro l’altro dalla vita ma sempre profondamente legati e rammaricati per la piega presa dalle cose.
Il loro non è un rapporto di sfida, ma una dolente rassegnazione per una vita che ha deluso il primo e derubato il secondo. C’è molta tristezza nel loro abitare il racconto e Cobos riesce a scrivere entrambi questi personaggi affinché si completino e assomiglino molto più di quello che potrebbe sembrare a prima vista. Il piacere nella visione di Golpes è dunque dato dal seguire il percorso di questi personaggi e il loro scontrarsi con un mondo che sostanzialmente non riescono più a comprendere. I “colpi di stato” del titolo sono allora quelli che entrambi cercano di mettere a segno per scuotere le cose, per dimostrare a sé stessi che si può smarcarsi dal passato in cerca di una rivalsa.
Golpes è cinema che studia il passato e riflette sul presente
L’anima di Golpes sta dunque nella storia di questi due fratelli, nel loro rapporto e nei loro rispettivi obiettivi, ma sono diversi gli elementi di fascino del film. A partire da un gusto per l’immagine che Cobos porta avanti con determinazione, dando vita ad un lavoro che tra fotografia, musica e sonoro rende il film coinvolgente, accattivante e visivamente soddisfacente. È vero, il film vive anche alcuni inciampi nel corso della narrazione. La progressione delle rapine attuate da Migueli risulta gestita con poca cura per la comprensione, mentre la risoluzione finale si svolge in modo probabilmente troppo brusco e poco verosimile (seppur molto toccante).
Eppure, nonostante questi incespicamenti, Cobos offre il piacere di un racconto dall’ampio respiro, che si fa apprezzare per la sua umanità e le riflessioni messe in campo. È un film, Golpes, che mira a fare i conti con un passato ancora doloroso, dimostrando la necessità di opere che svolgano un ruolo non solo di memoria ma anche di indagine su ciò che è accaduto e soprattutto ciò che ne è conseguito. Un genere di film che in Italia oggigiorno purtroppo scarseggia e la cui assenza si fa sentire in particolar modo quando poi ci si imbatte in opere di questo tipo provenienti da altri paesi. A maggior ragione se di pregio come è questo Golpes.
Golpes
Sommario
Golpes è un’opera prima intensa e malinconica, in cui Rafael Cobos intreccia il genere criminale con le ferite ancora aperte della Spagna post-franchista. Il rapporto tra i due fratelli protagonisti diventa il cuore emotivo di un racconto di memoria, colpa e resistenza. Qualche inciampo narrativo non scalfisce la forza visiva e umana di un film che colpisce e resta impresso.

