Prossima fermata: Fruitvale Station, recensione del film con Michael B. Jordan

Prossima fermata: Fruitvale Station

Raccontato con uno stile che coniuga il documentario e la fiction, Prossima fermata: Fruitvale Station è un film realizzato dal talento del regista esordiente Ryan Coogler e del protagonista Michael B. Jordan, che dopo Chronicle si mette alla prova con un ruolo particolarmente impegnativo perché deve rappresentare un uomo come tanti, reso però indimenticabile da una tragedia che poteva essere evitata.

 

Prossima fermata: Fruitvale Station si basa su dei fatti di cronaca risalenti a cinque anni fa: la notte di capodanno del 2009, mentre con la fidanzata e gli amici sta rientrando verso casa, Oscar Grant, 22 anni, viene prelevato dalla polizia della stazione della metropolitana di Fruitvale, San Francisco, e perforato al polmone dal proiettile di un poliziotto che ha perso la testa.

Prossima fermata: Fruitvale Station, il film

Il regista sceglie di partire con ventiquattro ore di anticipo, ci dice di Oscar (Jordan) e della sua vita un po’ sgangherata, sempre alla ricerca di un lavoro che possa rappresentare un’alternativa legale allo spaccio, ci racconta anche della sua compagna e della bambina che i due hanno, Tatiana. Con pochi tratti, con una macchina a seguire e ad osservare la scena, Coogler ci fa affacciare nell’intimità del protagonista, tanto che ad un certo punto di accorgiamo di volergli bene, o quantomeno di tenere a lui e alla sua sorte, proprio nel momento in cui tutto precipita. Attraverso questo racconto del quotidiano capiamo bene chi era Oscar e ci accorgiamo che anche il regista finisce per affezionarsi al suo protagonista.

Il regista gestisce bene la tensione, riesce a ritoccare la realtà per renderla più adatta al mezzo cinematografico pur non tradendo la storia o lo spirito con cui è stata poi raccontata dai testimoni. Michael B. Jordan dimostra di essere un attore preparato, capace e di talento, e da ad Oscar, nella realtà molto meno cinematografico di lui, un senso di intimità, ancora, e di frustrazione, che poi insieme alla rabbia e alla tristezza finirà per essere un sentimento condiviso dallo spettatore.

Il film racconta anche dell’abuso di violenza da parte dei responsabili dell’ordine pubblico, e del taciuto razzismo che in fondo si cela sempre dietro ad una facciata di sobrietà e imparzialità, ma si tratta di temi toccati, presenti ma non approfonditi, perché forse Coogler voleva solo raccontare di Fruitvale, di quello che è accaduto, di una vita che si è spenta per un motivo futile, di un episodio che purtroppo, in quel gennaio del 2009 a Oakland, è uno tra tanti.

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Chiara Guida
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Chiara Guida
Laureata in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è una gionalista e si occupa di critica cinematografica. Co-fondatrice di Cinefilos.it, lavora come direttore della testata da quando è stata fondata, nel 2010. Dal 2017, data di pubblicazione del suo primo libro, è autrice di saggi critici sul cinema, attività che coniuga al lavoro al giornale.
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