Quasi nemici, recensione del film con Daniel Auteuil

Quasi nemici

Arriva al cinema l’11 ottobre Quasi nemici, la commedia diretta da Yvan Attal con Daniel Auteuil Camélia Jordana.

 

Neïla (Camélia Jordana) è una giovane francese, immigrata di seconda generazione, che sogna un futuro da avvocato. Si iscrive a legge in una prestigiosa università parigina, ma il primo giorno di lezione si scontra con Pierre Mazard (Daniel Auteuil), un professore dall’atteggiamento provocatorio e razzista, che le ricorda di non essere nel posto adatto a una ragazza “della banlieue”. Lo scontro, ripreso, finisce sul web e mette nei guai il professore, già noto per le sue posizioni e a rischio licenziamento. Per riabilitarsi ed evitare conseguenze, Mazard accetta di preparare la ragazza per un concorso di retorica. La frequentazione farà scoprire ad entrambi l’altro, al di là dei pregiudizi.

Settimo film dell’attore e regista Yvan Attal, Quasi nemici è una commedia sull’integrazione e il pregiudizio, che nel titolo italiano (l’originale è Le brio) richiama Quasi amici di Olivier Nakache e Éric Toledano, successo indiscusso del 2011 che seppe coniugare questi temi e il discorso sulla disabilità in un mix vincente di ironia e spontaneità. Il lavoro di Attal, in sala dall’11 ottobre, vuole tenere insieme una trama classica con il cinismo politicamente scorretto del protagonista Daniel Auteuil, stemperando con il secondo e con la freschezza interpretativa della giovane Camélia Jordana (Due sotto il burqa), il meccanicismo di un canovaccio ampiamente prevedibile.

Quasi nemiciTutto è possibile nel cinema, soprattutto se si punta sugli attori giusti e se si ha il  coraggio di osare quanto basta a far respirare allo spettatore un’aria autentica e a suscitare emozioni. Qui l’obiettivo è raggiunto solo per metà. La coppia cinematografica c’è: Daniel Auteuil   entra ottimamente nei panni del burbero professor Mazard, bravissimo ad insegnare ai suoi studenti come convincere – “l’importante è avere ragione” è il suo motto – ma che, per far posto al potere della parola, ha dimenticato il valore della sincerità e della semplicità e con le sue provocazioni ha finito per allontanare da sé tutti. La giovane Camélia Jordana, energica e determinata nei panni di Neïla,  è l’ideale per aprire un varco nella dura corazza del professore e scardinarne le convinzioni. La sua interpretazione le è valsa il Premio César 2018 come Miglior Promessa Femminile. 

I duelli a colpi di battute sferzanti tra i due, che caratterizzano l’apprendistato della ragazza, sono la parte più godibile del film. La sceneggiatura dà il suo meglio quando si tratta di costruire scambi serrati e ironici. Funziona assai meno quando si trova ad articolare una trama, costringendo i suoi autori ad aggrapparsi a uno schema rigido e prevedibile: la protagonista combattuta tra il nuovo ambiente e il suo futuro da un lato e gli amici d’infanzia, le origini dall’altro, ed il rapporto con Pierre che si costruisce, si rompe improvvisamente, poi si ricompone, rendendo tutto troppo meccanico (non si cade, però, nel cliché della relazione sentimentale docente – allieva).  Si rinuncia così alla parte più interessante: approfondire realmente l’evoluzione del rapporto umano tra i due protagonisti, entrando nella sua e nella loro complessità.    

La commedia, dunque, fa anche sorridere, ma spreca parte del suo potenziale percorrendo sentieri fin troppo noti. Non bastano due interpretazioni pur brillanti a renderla del tutto convincente.

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Scilla Santoro
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Scilla Santoro
Giornalista pubblicista e insegnate, collabora con Cinefilos.it dal 2010. E' appassionata di cinema, soprattutto italiano ed europeo. Ha scritto anche di cronaca, ambiente, sport, musica. Tra le sue altre passioni, la musica (rock e pop), la pittura e l'arte in genere.
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