Rabbit Hole: recensione del film con Nicole Kidman

Rabbit Hole

Arriva al cinema Rabbit Hole il film diretto da John Cameron, è tratto da un’acclamata pièce teatrale del drammaturgo David Lindsay. In Rabbit Hole Becca e Howie Corbett hanno perso il loro unico figlio in un incidente d’auto. All’indomani di questo tragico e scioccante avvenimento troviamo i due coniugi alle prese con un vuoto ed un dolore incolmabile che entrambi affronteranno in maniera diversa per poi trovarsi di nuovo soli, a fare i conti l’uno con l’altra.

 

Rabbit Hole, diretto da John Cameron, è tratto da un’acclamata pièce teatrale del drammaturgo David Lindsay – Abaire premio Pulitzer e annovera tra i suoi attori vere e proprie stelle di fascino e bravura: dai protagonisti, l’inedita coppia Aaron Eckhart (che ha presentato il film a Roma 2010) e Nicole Kidman, anche in veste di produttrice. Tra gli altri, la sempre brava Dianna West, la Christina di Grey’s Anatomy Sandra Oh e Miles Teller.  Il titolo, che vuol dire ‘tana del coniglio’, fa diretto riferimento alla storia che il ragazzo che ha investiti il figlio dei Corbett  inventa nella sua solitudine adolescenziale.

Rabbit Hole ci conduce nel difficile mondo di una coppia sposata e giovane, che deve metabolizzare un dolore troppo grande da essere spiegato e molto difficile da raccontare. Il regista però riesce a tratteggiare un racconto lineare e pacato, che intreccia le due straordinarie performance degli attori protagonisti con dei toni particolarmente toccanti, pur rimanendo alla giusta distanza dagli sguardi e dalle lacrime. Il dolore qui indagato è rappresentato nella sua inevitabile natura e le scelte umane nell’affrontarlo sono diverse e condivisibili, sono ciò che ogni persona farebbe, senza patinature hollywoodiane né forzature drammatiche. Un buon montaggio ritma la storia che si estende a coinvolgere altre vite: quella del ragazzo che ha causato l’incidente, quella della sorella di Becca che aspetta il suo primo figlio e questo causa non pochi conflitti traumatici in famiglia, quella di un’altra coppia di persone sposate che hanno perso il loro figlio e che affrontano emozioni analoghe a quelle dei nostri protagonisti.

Finalmente si può inneggiare ad una ritrovata Nicole Kidman, che dopo The Hours non aveva ancora offerto ai suoi fan una performance degna della sua fama; con Rabbit Hole ritorna il suo grande talento, il suo indomito spirito australiano e la sua bellezza d’attrice matura, che va al di là di qualche ruga mascherata dal bisturi.

Rabbit Hole è un affresco quotidiano di una vita spezzata

Rabbit Hole si presenta come un affresco quotidiano privo di quei toni eroici che al cinema rendono anche l’emozione più naturale un fatto straordinario; proprio in questo va ricercata la sua delicata bellezza, il suo appartenere ad una realtà che si può condividere al di là della proiezione sullo schermo. La storia dei coniugi Corbett appartiene ad ogni persona che ha subito un lutto, l’elaborazione di una tale sofferenza colpisce tutti prima o poi e Cameron riesce a senza fronzoli e con mano attenta a raccontare una storia di ordinario dolore.

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Chiara Guida
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Chiara Guida
Laureata in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è una gionalista e si occupa di critica cinematografica. Co-fondatrice di Cinefilos.it, lavora come direttore della testata da quando è stata fondata, nel 2010. Dal 2017, data di pubblicazione del suo primo libro, è autrice di saggi critici sul cinema, attività che coniuga al lavoro al giornale.
rabbit-holeRabbit Hole si presenta come un affresco quotidiano privo di quei toni eroici che al cinema rendono anche l’emozione più naturale un fatto straordinario; proprio in questo va ricercata la sua delicata bellezza, il suo appartenere ad una realtà che si può condividere al di là della proiezione sullo schermo.