La Bande Des Jotas di Marjane Satrapi

La Bande Des Jotas

Presentato Fuori Concorso alla settima edizione del Festival Internazionale del Film di Roma, il nuovo film di Marjane Satrapi, regista del sorprendente Persepolis, si colloca sin da subito in un universo “alieno” da quello festivaliero.

 

Quello che rende La Bande Des Jotas un unicum è il mettere lo spettatore davanti ad una situazione così surreale che, una volta usciti dalla sala, non si può far a meno di urlare “al genio”, per la bravura della Satrapi non solo in quanto regista, sceneggiatrice e costumista, ma soprattutto in quanto attrice.

Nei panni della protagonista senza nome, Marjane Satrapi, approfitta con grande abilità di uno scambio casuale (o forse no) di valigie, per mettersi a capo di un trio improbabile e guidarlo senza alcuna difficoltà a commettere una serie di omicidi ‘on the road’, motivati da una presunta ‘leggittima difesa’ riguardo la quale gli altri due personaggi non si danno la pena di indagare, accettando senza alcuna difficoltà di essere i sicari di una donna della quale non conoscono neanche il nome, in cambio di vitto e alloggio.

Quasi fosse un racconto in fase di scrittura, il film trova il suo motivo di esistere nelle parole della “femme”, che disegnano non solo la mappa del viaggio del trio, ma anche la serie di situazioni assurde che si creano quasi dal nulla, come se lo spazio dell’inquadratura fosse una tela bianca, pronta a diventare qualsiasi cosa.

Il fatto che la regista e la protagonista coincidano nella stessa persona non  è  un caso poiché, di fatto, siamo davanti ad un ‘making of’, dove personaggi e persone coincidono alla perfezione : i due improvvisati sicari sono realmente gli attori-marionetta della regista, che disegna per loro gli spazi destinati ad azioni che non hanno in sè alcuna motivazione, se non quella di essere scritte nel copione, tanto che viene da pensare che il film si sarebbe tranquillamente potuto svolgere in un’unica stanza o su un palco scenico.

La Bande Des Jotas in sé non presenta particolari meriti tecnici, “solo” un personaggio fortissimo , dialoghi riusciti perfettamente e quel gusto per il grottesco che non guasta: il necessario per assicurarsi che un film sia memorabile. In sostanza la Satrapi realizza una pellicola estremamente originale, ma, probabilmente, fruibile a pieno solo da una fascia ristretta di pubblico.

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