A partire dal 12 giugno è disponibile in streaming su Netflix Ricchi a tutti i costi, una commedia irriverente, come la piattaforma l’ha definita, prodotta nel 2024 e sceneggiata e diretta da Giovanni Bognetti, qui al suo quarto lungometraggio. La stessa firma di Natale a tutti i costi, il film campione di incassi del 2022, remake italiano della pellicola francese Mes très chers enfants diretta da Alexandra Leclère nel 2021: un film che parla di sé attraverso le cifre, dal momento che dalla sua uscita ha totalizzato circa 22 milioni di spettatori. Ricchi a tutti i costi riprende tutti i personaggi di questo film per trasportali in un sequel ‘estivo’ della storia. Ritroviamo infatti la famiglia Delle Fave al completo: il padre Carlo, interpretato da Christian De Sica, la madre Anna, a cui presta il volto Angela Finocchiaro, e i due figli, Emilio e Alessandra, interpretati da Claudio Colica e Dharma Mangia Woods.
Ricchi a tutti i costi: caldo estivo e toni noir
La commedia assume stavolta toni noir, ribaltando il copione del precedente film di Bognetti: dalle atmosfere del Natale si passa infatti al caldo di una delle più belle e vacanziere isole del Meditarraneo e da un plot improntato alla separazione scopriamo in Ricchi a tutti i costi una famiglia più unita che mai. Fin troppo, verrebbe da dire, dal momento che la copiosa dose di cinismo che caratterizza i Delle Fave stavolta potrebbe portare addirittura a un omicidio.
La famiglia si riunisce
intorno a uno dei meccanismi più classici (e più belli) utilizzati
dal cinema per innescare ua storia e l’arco di cambiamento dei
personaggi, ovvero il viaggio. Ma andiamo per ordine: i sei milioni
di euro ereditati dalla nonna Giuliana (Fioretta Mari) nel
primo film non sono più al sicuro. L’anziana ereditiera, infatti, è
stata circuita da Nunzio, un latin lover tanto rampante quanto
sospetto interpretato da Nini Bruschetta, una vecchia fiamma
di Anna con un passato fumoso e due mogli decedute alle spalle. La
coppia ha annunciato alla famiglia di voler convolare a nozze
nell’isola di Minorca per poi trasferirsi in Brasile.
Quale che sia la natura della preoccupazione dei familiari, la vita della nonna o i sei zeri del suo conto in banca, la miccia ha preso fuoco e con essa la girandola di gag più o meno riuscite. A compattarle e dare loro una consistenza che rappresenta poi il vero punto forte della trama, è il doppio binario che innesta la follia di un piano omicida, ovvero eliminare Nunzio per proteggere la nonna (e i sei zeri del conto in banca) da un matrimonio fatale, sulle relazioni veritiere di una famiglia che non smette mai di essere vera, quotidiana.
Lo sfondo di insanìa, infatti, rimane sempre in equilibrio con le dinamiche padri-figli, il divario generazionale, le difficoltà legate alla ricerca del lavoro e l’insoddisfazione che spesso caratterizza i giovani adulti di oggi. E su tutto, la mamma chioccia italiana, che come nel primo film percorre contro tutto e tutti ogni possibilità di unione anche, come in questo caso, la più malsana: “Era dalla vacanza in Grecia che non facevamo qualcosa tutti e quattro insieme”, esclama felice. Il desco familiare è riunito sotto l’egida del crimine, alla ricerca di un modo ‘pulito’ per far fuori Nunzio.
Il genere commedia: le gag e il politically correct
Ricchi a tutti i costi si sviluppa intorno agli stessi argomenti che avevano decretato il successo del primo film, ovvero quel rapporto di odio-amore che anima tutte le famiglie e che coinvolge gli spettatori in una carambola di liti quotidiane e situazioni paradossali, alla ricerca di una comicità tuttavia standardizzata: si lavora di sponda per affilare battute e dialoghi nell’ambito di un tipo di scrittura che il politically correct ha reso oggi, se possibile, ancora più complesso rispetto alla trasparente audacia degli autori degli anni Cinquanta e Sessanta, la cui libertà ha fatto della commedia all’italiana un vero e proprio genere.